I progetti del gruppo BV Tech, che mirano alla tutela della nostra sovranità nel settore Ict
“Ci candidiamo per rappresentare nei prossimi anni il playmaker di una nuova coscienza tecnologica nazionale al servizio del nostro Paese, dell’Europa e del mondo intero”.
Ad annunciarlo, BV TECH, https://www.bvtech.com/ uno dei gruppi di riferimento del mercato italiano delle ICT e della Cybersecurity, fondato da Raffaele Boccardo, autore del progetto Ictalia, che ha il supporto di Secure Network.
Con le sue quindici società BV Tech possiede e sviluppa piattaforme, soluzioni e servizi per la trasformazione digitale e la difesa delle infrastrutture critiche, dei dati e delle informazioni sensibili.
BV TECH, che oggi opera in Italia, Svizzera, Portogallo, UK e USA, con più di milleduecento dipendenti altamente specializzati, prevede di chiudere il 2023 con ricavi per oltre 160 milioni di euro, e un EBITDA del 22%.
Recente è l’acquisizione del Gruppo Arturai.
“A inizio 2023 – fanno sapere – abbiamo portato a termine un’operazione che consideriamo strategica nel percorso di crescita del nostro Gruppo. Con l’acquisizione dell’80% di Arturai andiamo a rafforzarci ulteriormente, a livello europeo, nei servizi per la messa in sicurezza dei sistemi e dei dati di grandi attori internazionali, delle infrastrutture critiche, della pubblica amministrazione ed enti governativi. Una expertise che vogliamo portare anche oltre Oceano, in primis negli Stati Uniti”.
L’obiettivo della realtà imprenditoriale italiana è dare centralità al settore Ict del Belpaese.
Che significa, “garantire – chiariscono – un futuro solido all’Italia. I sistemi tecnologici devono rappresentare la spina dorsale dell’evoluzione della nostra società. In un comparto florido, che solo in Italia, nel 2022, è cresciuto del 15%, generando un valore di oltre 23 miliardi di euro, l’Italia ha perso negli ultimi 30 anni un vantaggio competitivo storico, costruito da grandi innovatori che hanno cambiato il mondo, come Olivetti e Faggin. Da loro discendiamo. Oggi le nostre imprese contano poco a livello internazionale. Spesso entrano nel portafoglio delle big tech company straniere. C’è una perdita di sovranità tecnologica che non possiamo accettare. È necessario costruire e mettere al sicuro il futuro dell’Italia attraverso la ricerca e l’innovazione, risvegliando e determinando al contempo una nuova conoscenza tecnologica nazionale, tutelando l’interesse nazionale attraverso una rete virtuosa di collaborazione tra pubblico e privato”.
Di qui il progetto Ictalia “con cui vogliamo dare vita a un campione nazionale, un soggetto capace di dialogare in maniera autorevole con istituzioni e aziende, svolgendo un ruolo di playmaker nella rinascita dell’industria nazionale ICT”.
“Ictalia- chiariscono – nasce per dare un messaggio alle aziende italiane del settore, che spesso per dimensioni non hanno la forza di competere a livello nazionale e internazionale con le grandi società straniere. Il progetto si basa sulla volontà di creare la consapevolezza che non avere il controllo dei nostri dati e delle nostre infrastrutture tecnologiche, oggi, può diventare un problema di sicurezza interna. Vogliamo creare un grande polo delle ICT italiano, guidato da un playmaker che per capacità tecniche ed economiche funga da soggetto aggregatore, capace di mettere a sistema diverse competenze. In questo senso BV TECH punta a riunire le migliori realtà italiane, ed essere, ancora di più, un punto di riferimento autorevole per istituzioni e privati”.
Cosa vi aspettate dal Governo? “Il nostro Paese, oggi – rispondono – soffre di un gap infrastrutturale rispetto a molte altre nazioni: Stati Uniti, Cina, altri Paesi europei hanno investito pesantemente negli ultimi decenni per creare un ambiente florido e utile all’evoluzione tecnologica, così da incentivare la nascita di realtà forti tanto a livello interno, che a livello internazionale. Cybersicurezza e intelligenza artificiale hanno evidenziato, una volta di più, la reale necessità che il nostro Paese ha di investire in queste tecnologie, a livello strutturale. Dalla formazione di competenze allo sviluppo di nuove soluzioni, c’è l’urgenza di creare un nuovo modello italiano delle ICT, che ci permetta di competere nuovamente ad alti livelli sui mercati internazionali, gestendo al contempo internamente una mole molto importante di dati e informazioni cruciali per l’Italia e il nostro tessuto produttivo e industriale. In questo senso, credo che il Governo debba mettere in campo misure economiche ad hoc, per avviare un percorso virtuoso che porti in pochi anni ad una piena autonomia del nostro Paese”.
Cinzia Ficco