I consigli di lettura di Aziendatop
Si occupa di lavoro agile dal 2014, lo sperimenta di persona e l’ha introdotto nell’azienda per cui lavora (Fastweb), ha vissuto con grande interesse la sperimentazione collettiva di lavoro da remoto durante il lockdown, ora si interroga: cosa significa davvero lavorare in modo intelligente? Luciana De Laurentiis dà il via alla “seconda stagione dello smart working”, quella delle riflessioni e lo fa con un libro agile, rivolto in primo luogo ai lavoratori e alle lavoratrici a cui propone 5 suggestioni per ripensare se stessi come smart worker, completate da 5 profili in cui riconoscersi. Ma è rivolto anche alle aziende con altrettante suggestioni per riprogettarsi in modi smart completati da 5 trend della comunicazione interna destinati a durare nell’era del lavoro ibrido. Chiudono il libro 5 testimonianze di esperti che portano avanti la riflessione da punti di vista diversi.
E se anche ai processi aziendali venisse riservata una attenzione continua per trasformarli e adattarli ai mutamenti del contesto, la stessa che viene riservata ai prodotti o ai servizi per renderli adeguati ai bisogni dei clienti?
Tony Saldanha e Filippo Passerini da manager di P&G hanno mostrato per la prima volta come si possano creare processi dinamici – diventando un caso di studio – I due ricostruiscono a posteriori e condividono il loro metodo in un libro necessario in una fase, come l’attuale, di cambiamenti repentini e inattesi in cui le imprese “native digitali” mostrano una maggiore capacità di adattare continuamente i propri processi: dalla produzione alla logistica, dalla finanza alla amministrazione, alle HR.
Amazon ne è forse l’esempio più lampante. Non è invece quello che abitualmente avviene in tante altre imprese piccole o grandi: i processi vengono trasformati solo saltuariamente – mentre il mondo continua a cambiare sempre più in fretta – spesso falliscono o diventano rapidamente superati.
Passerini & Saldanha individuano con esattezza i tre “driver” che consentono il costante e continuo adattamento dei processi al contesto e anche la “roadmap” in quattro passaggi per far maturare i processi dinamici fino alla fase ottimale. Illustrati altri casi aziendali, non solo di P&G.
Il Primo Rapporto sulle città dove si lavora meglio in Italia: una indagine sui 110 capoluoghi di provincia attraverso una serie indicatori sia interni (come retribuzioni, ambiente di lavoro, percorsi professionali…) che esterni (come trasporti e mobilità, servizi alla persona, sicurezza, sport e tempo libero, cultura …) con un ranking finale e per singoli indicatori voluta dalla Fondazione AIDP e realizzata da ISFORT tra aprile e giugno 2023 è ora contenuta in un libro che presenta i criteri della ricerca, i dati emersi e tutte le tabelle correlate.
Questa parte è integrata da una serie di saggi di esperti, manager, giuslavoristi che si confrontano sul tema. Il proposito della Fondazione AIDP è di ripetere la ricerca ogni anno per monitorare i possibili sviluppi e anche per incentivarli.
“La vita cambia solo nel momento in cui prendiamo una decisione nuova, ragionata, sostenibile e ci impegniamo a realizzarla. Quando facciamo uscire la scimmia nel cassetto”.
La vita cambia solo nel momento in cui prendiamo una decisione nuova, ragionata, sostenibile e ci impegniamo a realizzarla. Quando facciamo uscire la scimmia nel cassetto”. È il cuore de La scimmia nel cassetto (Hoepli), il nuovo libro di Riccardo Scandellari, divulgatore, formatore in ambito branding e comunicazione, docente alla Holden, alla CUOA Business School e allo IUSVE, autore di numerosi testi tra cui il must – read Fai di te stesso un brand (Flaccovio). Nell’ultimo lavoro Scandellari affronta il tema delle competenze, della credibilità, della reputazione attraverso le tappe dell’esposizione a un pubblico. Sonda un concetto di marketing che mette al centro la persona che lo pratica e il destinatario.
Parte dal presupposto che ciascuno ha caratteristiche di unicità, anche caratteriali, per questo il testo è “un manuale per introversi”. Declina infatti la paura di esporsi per mancanza di esperienza, il timore del giudizio altrui e del fallimento con cui noi tutti facciamo i conti e che ci impedisce di osare, tentare. Spiega, raccontando di se stesso, aspirante musicista nerd, arrivato ad essere considerato punto di riferimento nazionale nel settore del personal branding. Attento osservatore della realtà e della società che cambia, off line e on line, Scandellari parte dal presupposto che in un mercato saturo in cui non ci sono più bisogni primari e neppure superflui da soddisfare – quindi da realizzare, vendere e acquistare, perché tutti abbiamo tutto – vanno assecondati i desideri che spesso non si svelano se non per identificazione e che ci consegnano un senso di esclusività. Si rivolge ai liberi professionisti, agli imprenditori, ai manager, a quanti per fare business vogliano tentare una nuova strada o modificarne una diventata improduttiva, proponendo servizi “che oggi sono tali – spiega – solo se coincidono con i valori dei clienti”. Valori, al plurale, in cui rispecchiarsi e valore, al singolare, della propria credibilità. Scandellari invita l’interlocutore ad ascoltarsi, prendere tempo per sé, non avere fretta, non ritenere l’impegno che consolida il talento un requisito opinabile. Più che un profilo social e una buona narrazione di sé, fa intendere, paga la determinazione. Bandisce l’aggressività, introduce l’ascolto, la gentilezza e la necessità di dare sfogo all’urgenza che è in ciascuno di noi. Urgenza che lui definisce scimmia e che a un certo punto va liberata.
La Redazione