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Maggio 19, 2024
FocusMarketing

“Spazio ai contastorie nelle aziende. Noi come Omero”. Corrado Paolucci, Chief Content Officer Bea

Parla Corrado Paolucci, Chief Content Officer Bea, che si è unita a Dalk . Si punta insieme ai 3 mln di fatturato


Narratori d’impresa: BEA e Dalk uniscono le forze e puntano ai 3 milioni di fatturato per il 2023.

Un accordo, quello tra la società fondata da Bardazzi e Ippolito (nella foto in basso) e quella di Guadagni e Ghisletti, che mette insieme la multimedialità data-driven e la necessità avvertita sempre più dalle aziende di raccontarsi.

La storia come strategia per gestire il cambiamento.  

Ne sanno qualcosa: A2A, Terna, Webuild, Campari, Generali, Banca Sella e Intesa Sanpaolo, già clienti delle due realta che puntano a costruire e rafforzare la reputazione delle aziende con nuovi approcci editoriali.

I Mille e Chora Media Corporate storytelling  sono partner.

Da un lato, BEA, Be a Media Company (https://www.beamediacompany.com/), società di narrazione strategica d’impresa fondata nel 2021, a cui si è aggiunto Corrado Paolucci. Dall’altro, Dalk (https://www.datatalk.it/), content factory specializzata in piani e contenuti editoriali data-driven, fondata nel 2018.

Le due factory lavorano insieme fin dal debutto di BEA e uno degli obiettivi del nuovo cammino intrapreso è rafforzare il posizionamento sul mercato grazie a un team giovane, dinamico, con una grande passione per la narrazione, composto da circa 20 persone, a cui entro quest’anno se ne aggiungeranno altre.

Una crescita confermata anche dai numeri: il fatturato complessivo di BEA e Dalk nel 2022 ha raggiunto i 2 milioni di euro e la previsione è raggiungere i 3 milioni nel 2023, consolidando così una crescita del 50% entro la fine dell’anno.

“Una sinergia – fanno sapere – che punta a produrre contenuti di qualità grazie a strategie data-driven e AI, gestite con un approccio fortemente editoriale”.

La mission di BEA è aiutare aziende e istituzioni a comunicare con l’efficacia e la creatività delle media company. Dalk aggiunge un Dna data-oriented, una lunga esperienza di data journalism e una creatività da esploratori di nuovi linguaggi.

L’unione di queste competenze dà vita a una realtà unica nel panorama della comunicazione italiana. “L’attualità – aggiungono – diventa così elemento chiave e funzionale alla narrazione d’impresa, permettendo di comunicare in modo efficace e innovativo, per esempio, temi ESG, transizioni energetiche e digitali, iniziative dedicate all’inclusività e alla diversity e ogni aspetto legato al purpose profondo di un’impresa”.

Lavorare insieme creerà una vera e propria community di talenti.

Tra i lavori realizzati insieme, solo per citarne alcuni, c’è, ad esempio, il progetto narrativo per Webuild Milano Est-Ovest, composto da storie, video, grafiche e il Brand Film “12 minuti o la storia d’amore più breve del mondo”, promosso per il lancio della tratta San Babila- Linate M4 di Milano, con la partecipazione dell’influencer Carlotta Ferlito (visitabile a questo https://metrom4.webuildgroup.com/it/milano-est-ovest.  Ancora, il web magazine realizzato per il brand Rinascimento https://magazine.rinascimento.com/ lanciato in occasione della sfilata Fall-Winter 23/24.

Proviamo a capirne di più con Corrado Paolucci, Chief Content Officer di Bea – Be a media company. (nella foto in alto)

Non ci sono già i social a raccontare storie, peraltro più economici?

I social sono fondamentali, ma devono rientrare all’interno di una narrazione strategica, una sorta di bussola che permette di navigare il cambiamento che le organizzazioni vivono all’interno e all’esterno per evitare che si generino solo dei bei contenuti episodici. Anche per questo pensiamo che serva essere ben radicati nella propria storia con la S maiuscola, e quindi nel terreno dei contenuti proprietari (owned).

La pubblicità, quindi le campagne di marketing concentrate sul prodotto, con una bella location, un brand in evidenza e accattivante, un sound riconoscibile non sono sufficienti? 

Come affermiamo spesso People like people o per dirlo in un altro modo, siamo nell’epoca del human to human e cosa c’è di più umano e memorabile se non una storia in cui si può riconoscere e immedesimare? I brand stanno capendo che questa strada li rende più memorabili e diversi agli occhi dei consumatori e clienti. In questo contesto, ci proponiamo come una guida alle organizzazioni che vogliano navigare il cambiamento attraverso le storie. Omero ce lo insegna.

Contatto: è da lì che partite, come affermate nel vostro Manifesto. Che significa e come si costruisce una storia efficace, accattivante?

Una storia risponde a un “perché?”. Si fissano determinate scelte di business e di comunicazione da parte di un’azienda. Proviamo sempre a partire dalle ragioni più profonde e strategiche che sono nella testa e nel cuore dell’impresa e dell’imprenditore, che poi troveranno forme diverse attraverso la storia. Un brand film? Un libro? Un magazine digitale? Sui formati non ci poniamo limiti.

Quali sono gli errori da non commettere?

Pensare che la comunicazione sia qualcosa di marginale rispetto ad un percorso strategico. Noi ci proviamo ogni giorno, motivo per cui parliamo di narrazione strategica d’impresa. C’è un aspetto di riflessione e  accompagnamento personalizzato ai clienti che è molto prezioso e a cui cerchiamo di non rinunciare mai, mettendo insieme strategia ed esecuzione.

Ippolito

Differenze tra la narrazione di un’azienda pubblica e quella di una privata?

Molto lo fa lo scopo, appunto il perché di cui parlavamo prima. Però, il nostro metodo, che segue le esigenze di un’impresa, resta un punto saldo.

Dopo quanto tempo un imprenditore ottiene risultati concreti? E che tipo di risultati dovrebbe ottenere?

Se parlassimo di campagne di comunicazione i risultati si potrebbero misurare nell’immediato, ma potrebbero risultare interventi episodici. Noi ci posizioniamo appena prima, in fase di scelta strategica, per portare un punto di vista che giovi al brand a 360 gradi, come posizionamento e come cambio di percezione dei propri stakeholders e clienti. I clienti sanno che siamo i maratoneti della comunicazione, lavoriamo sulle lunghe distanze.

C’è un settore che ancora non ha scoperto i vantaggi della narrazione d’impresa?

Ce ne sono molti, ma sicuramente il mondo delle Fondazioni indipendenti o legate a grandi aziende, sono un’area di interesse che si sta affacciando alla narrazione d’impresa e dove ci sono grandi potenzialità da esplorare.

I narratori d’impresa sono diversi dai content creator?

I narratori d’impresa sono delle guide, è nella loro natura. Poi nel loro team che si prepara a intraprendere il viaggio con i clienti ci sono anche i content creator, che contribuiscono a rendere la spedizione piacevole ed efficace.

Mi fate l’esempio di una storia d’impresa riuscita?

La più recente è sicuramente il racconto dedicato all’apertura della Linea Metropolitana 4 (La blu) a Milano. Un percorso iniziato con la narrazione di “Milano Est-Ovest”, un racconto pop della Milano che cambia e cambierà con l’avvento della nuova linea, culminato con un brand film dal titolo “12 minuti o la storia d’amore più breve del mondo”, che ha inaugurato la tratta San Babila – Linate lo scorso luglio. Una modalità insolita, e anche per questo memorabile, per parlare di trasporti.

Cinzia Ficco

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