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Ottobre 11, 2024
FocusInnovazioneManagement

“Vi spieghiamo come creare valore d’impresa con i dati”

Parlano Tuvo e Romagnolli, che hanno elaborato un metodo matematico


Dati: dove trovo quelli che mi servono? Che cosa significa quell’informazione che ho trovato?
L’informazione che ho trovato è attendibile?

A queste domande provano a rispondere Mauro Tuvo (Principal Advisor Irion https://www.irion-edm.com/it/ ed Egle Romagnolli, entrambi nel Comitato Scientifico DAMA Italy https://dama-italy.org/), che, supportati da altri professionisti, hanno  pubblicato di recente con FrancoAngeli, un libro, intitolato: Data Governance. Un testo di poco meno di 200 pagine che consiglio a chi voglia imparare a gestire le informazioni e a trarne vantaggi.

E questo perché oggi non basta disporre di dati –  il petrolio del ventunesimo secolo, “Economist”, 2017). È necessario saperli governare, controllare, filtrare perché aiutino un’azienda a creare valore. “Solo ciò che è misurabile è migliorabile”.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire cosa sia un dato.   “I dati – ci spiega Tuvo – sono i mattoni con cui è possibile costruire le case che si chiamano informazioni. Azienda X, 2022 e 25 billlion di euro sono dati, ma una frase come Il fatturato dell’Azienda X nel 2022 è di 25 billion di euro è un’informazione che può rappresentare un valore per chi voglia conoscere il giro d’affari di questa azienda. I dati – numeri, lettere, sono quindi potenzialmente molto preziosi perché, se raccolti in modo opportuno, elaborati, gestiti, combinati, analizzati e governati, costituiscono il patrimonio informativo che è alla base di una organizzazione moderna, o data driven”.I dati – rimarca Romagnolli – se ben gestiti e trasformati in informazioni di valore, sono gli asset alla base della conoscenza aziendale. E quest’ultima può creare vantaggi competitivi, aumentare produttività e fatturato, ridurre gli sforzi delle aziende e il sovraccarico cognitivo dei loro collaboratori, facendo risparmiare molto tempo e denaro”.
Sì, ma come analizzarne l’impatto economico? “Esistono varie analisi – aggiunge Romagnolli – tra cui i tre teoremi di Bill Schmarzo: Non sono i dati in sé ad avere valore, ma le relazioni e gli insight in essi contenuti. Quantificandoli, possiamo fare previsioni. Queste ultime creano opportunità da monetizzare, tramite una serie di ‘use case, cioè esempi e scenari aziendali concreti. E come dice Douglas Laney, l’autore di Infonomics, le aziende in cui il Chief Data Officer assume un ruolo esecutivo  – top manager – sono quattro volte più propense a usare i dati per trasformare processi, prodotti e servizi. Questo sottolinea l’importanza di un’adeguata evoluzione organizzativa e tecnologica per cogliere le opportunità nascoste nei dati”. Tuvo lo afferma in modo netto: “Non presidiare la Data Quality, secondo gli analisti di Gartner https://www.gartner.com/en costa in media alle aziende 13 milioni di dollari l’anno. Una cifra destinata ad aumentare. Soltanto negli Stati Uniti, gli errori nei dati hanno un effetto negativo sull’economia pari a 3,1 miliardi di dollari l’anno, avvertiva una stima IBM del 2016, con gravi conseguenze come la mancata produttività, l’indisponibilità dei sistemi informatici e i costi di manutenzione più alti”.

In sintesi, la data governance ha dunque l’obiettivo di regolare i processi di gestione e l’utilizzo di
dati e informazioni per garantire affidabilità, disponibilità, trasparenza e correttezza nell’impiego di una risorsa così importante.  Quindi individuare compiti e ruoli in modo preciso sin
dagli inizi. “Il nostro modello di analisi – Value Based Data Governance – ancora Tuvo – valuta  i
costi/benefici, sia di una singola iniziativa o progetto, sia di un intero e ampio presidio di governo
dei dati in azienda”


Un buon livello di governo del patrimonio informativo crea benefici per l’intero sistema economico,
aumentando la trasparenza anche nei confronti dei consumatori. La protezione della privacy ne
risulta rafforzata, idem l’esperienza del cliente che sarà più soddisfatto. Governare i dati non è più un optional, ma la scelta consapevole di chi voglia creare valore d’impresa, stare sul mercato e acquisire vantaggi competitivi sui concorrenti. Soprattutto in alcuni settori (finanziari, bancari e assicurativi). Senza contare che sarà proprio la data governance a creare nuovi profili professionali: dal business analyst, al data scientist, al data engineer, al data steward, al data modeler, al data protection. Ma per questo sarà importante iniziare a parlare di cultura del dato.

Al libro hanno collaborato: Franco Francia (docente UniMore), cofounder (FIT Strategy e vicepresidente Dama Italy), Elena Testoni (information governor Credem Banca) e Stefano Zoni (chief data & analytics officier Credem Banca)

Intanto i due autori annunciano che Nasce la “data community”, dedicata al valore economico del patrimonio informativo delle aziende, Il primo evento sarà “Data To Value” a Reggio Emilia: giovedì 14 settembre 2023 nell’Auditorium Credem presso Palazzo Spalletti Trivelli. Sono attesi oltre 150 professionisti dei dati. In particolare, durante il workshop verrà presentato il nuovo modello di analisi per calcolare il contributo concreto degli asset informativi, anche in termini monetari, nei bilanci delle aziende. La discussione verrà allargata ai presenti tramite sessioni interattive.

                                                                                                                            Cinzia Ficco

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