Dicembre 4, 2024
Innovazione

Intelligenza artificiale: “Pensieri di un intellettuale. Forse un po’ retro”


Su quale sia il Personaggio dell’anno 2023 credo che non ci possano essere dubbi. E’ certamente l’Intelligenza Artificiale (IA), oggetto di interesse travolgente, e di una tale poliforme, pervasiva, esclusiva incontenibile attenzione, tale da porre in ombra qualsiasi altro concorrente. Ogni giorno convegni, ricerche, dichiarazioni, applicazioni, studi progressi, proclami, ricerche, innumerevoli libri. Anzi, innumerevoli: solo nella libreria sotto casa ne ho contati 46.

Più che legittimo, questo fiorire di interessi tumultuosi entusiasti o sofferti, diversificati, ma sempre accomunati da una stessa convinzione , quella di essere di fronte a un decisivo fenomeno di innovazione e cambiamento che produrrà, oltretutto in tempi straordinariamente brevi, trasformazioni così profonde da costituire l’alba di una nuova era per l’umanità. Incubo o paradiso, poi si vedrà.

Non solo i technoenthusiasts, ma tecnici, manager, scienziati, esperti, gran parte dei miei stimati e preparatissimi amici e colleghi condividono pienamente questa visione. Un tema troppo succoso per non divenire materia per dibattiti tra apocalittici e integrati, futurologi, opinionisti, profeti invasati, sognatori o jettatori. Tutti animati, nel profondo, dalle quelle fantasie e pulsioni millenaristiche che periodicamente alimentano l’Umanità, da sempre in attesa di una nuova era, un cambiamento radicale, un’Era dell’Aquarius che risolva o comunque rimescoli le carte. Un rivolgimento definitivo, una nuova fase.

Ma non è questo che alimenta il vago disagio che provo nel seguire, sempre con grande attenzione, la crescita dell’importanza del tema IA, lo spettacolo di questa straordinaria costellazione di innovazioni, pronunciamenti, studi, previsioni, e specialmente aspettative. Certo, ci può essere in me anche la componente un po’ retro, della diffidenza dell’intellettuale verso tutti i fenomeni di massa specie se improvvisi, il sospetto che siano eterodiretti, manipolatori , operazioni di megamarketing

Cerco di capire da dove arriva la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato, di eccessivo e mancante, sottovalutato, forse pericoloso. Un po’ disorientato, sospettoso forse.

Lo sviluppo delle applicazioni comprese sotto il nome di Intelligenza Artificiale (denominazione ambigua, e non innocente) rappresenta certamente un quantum leap di enormi dimensioni e impatto, che sta avendo e avrà rapidamente effetti di gigantesco miglioramento nell’ efficientamento e ottimizzazione di moltissimi processi operativi, e in tutte le aree verticali di utilizzo dell’informatica, grazie alla incommensurabile crescita della capacità di gestione ed elaborazione. Un progresso tecnologico della tecnologia, certo straordinario, delle tecnologie digitali, informatiche cibernetiche una spaventosa potenza delle converging technologies…Si trema di fronte alle prospettive di tanti disruptive changes, le rivoluzioni dei paradigmi. Nuovi mondi.

E va bene. Ma allora cosa non mi convince, o meglio mi preoccupa?

Tutte queste elaborazioni, molto acute, scientificamente appassionanti o promettenti, spesso già in piena fase realizzativa, si muovono esclusivamente a livello di ottimizzazione, efficientamento velocizzazione. E’ essenzialmente la tecnologia che migliora sé stessa, rimanendo rinchiusa in un mondo quasi autoreferenziale di ottimizzazione astratta, una metatecnologia. Proseguendo così in un trend che dura da troppo tempo. Ricordo solo che già il tema era chiaro piu’ di 100 anni fa, quando Husserl scrisse “La crisi delle scienze europee”, sull’ incapacità, o la indifferenza, del progresso scientifico nei confronti del miglioramento sui valori e sui significati e sulla qualità reale dell’esistenza umana.

Perché lo sviluppo della tecnologia, per quanto mirabolante, non potrà mai dare, di per sé un reale contributo, soggetta com’ è, e condizionata da ben altri interessi e priorità. Cerco di spiegarmi.

Sarà la IA a risolvere alcuni problemi, quali: lo smaltimento dei rifiuti, accorciare le attese cliniche o rendere servizi della PA orientati al cittadino, impedire o fermare le guerre, i femminicidi, rendere innocua la plastica, eliminare o diminuire le ingiustizie, ridurre le disuguaglianze e le discriminazioni, far pagare le tasse agli evasori, contrastare le droghe, governare l’immigrazione, gestire la sovrappopolazione, trovare un posteggio al centro a Roma, o a Milano, umanizzare il calvario dei dannati del pendolarismo?

Secondo voi, l’apparente insolubilità di questi problemi, l’incancrenirsi di fallimenti e irrazionalità nel governo del mondo è dovuto fino ad oggi alla mancanza di adeguate tecnologie, che pure hanno fatto enormi progressi negli ultimi 50 anni? Gli slums di Calcutta, le favelas di San Paolo, le bidonville di Kinshasa: è sempre tutto lì, e anche peggio. Per questo le preoccupazioni per tutto quello che l’AI potrà fare, o meglio che noi uomini potremmo fare, di buono e cattivo con l’AI aumentano più della certezza di quello che l’Intelligenza Artificiale, di per se come tale non farà per noi.

Forse c’è il rischio che Super tecnici, sempre più esoterici, alimentino ancora di più la scissione tra una élite che sa , guida e governa questi strumenti, e la grande maggioranza dei governati. Che poco ne sapranno, e non ne avranno benefici reali.

Se non si fa qualcosa, IA non potrà che continuare a percorrere a precipizio la strada scoscesa verso la sempre maggiore divaricazione tra progresso delle iperscienze e  vita materiale, tra il progresso tecnologico e l’umanità con il suo senso e, nelle mani di chissà  chi, o di nessuno , potrà dare il peggio di sé. La storia ci mostra che la scienza e la tecnologia in se non accettano , per natura, limiti. Ciò che è pensabile, diventa possibile , e poi fattibile , e poi, giusto o sbagliato, si fa.

Nella vita reale delle persone i problemi reali esistono e resistono, e non saranno risolti dal perfezionamento della cibernetica. Mi chiedo, che cosa ha da dirci l’Intelligenza Artificiale su questo, cose banali, modeste, forse fastidiose per chi intende spostare le speranze messianiche del progresso scientifico verso i cieli rarefatti della Intelligenza Artificiale, denominazione che non a caso, mi ha sempre fatto pensare ai Paradisi Artificiali di baudelairiana memoria.

Forse perché ho vissuto abbastanza, e quindi , anche senza volerlo, accumulando qualche saggezza, ho la preoccupazione che nulla cambierà nella nostra vita, quella vera,  consumata dal tempo e dai bisogni, sacrifici e soddisfazioni, agi e disagi. A meno che lo spaventoso potenziale di questo nuovo strumento, o arma, che è l’IA, non venga anche integrata, finalizzata, arricchita dalla missione di guardare ai problemi reali della nostra società e della nostra civiltà, riconciliandosi con il mondo reale, guardando in basso e , come dire , inserendo il valore del caring for people nei risultati attesi del progresso tecnologico.

Chi dovrebbe farlo, i nostri governanti ? O gli scienziati sognatori, i tecnologi dallo sguardo profondo, gli imprenditori illuminati, i manager etici rivolgendo lo sguardo, le intelligenze, i progetti, i soldi, gli investimenti, verso la realizzazione  di questo nostro mondo ancora tanto malato, e bisognoso di cure.?

Tuttavia, da manager, e filosofo, e antico appassionato di fantascienza, non posso non condividere entusiasmi eccitazioni e speranze per i miracoli che IA porterà sul nostro pianeta. E spero molto presto, già nel prossimo anno, il 2024, che auguro per tutti felice, brillante, di successo.

Mi rivolgo con particolare affetto agli uomini e alle donne di buona volontà, coloro che, di tanto in tanto, sapranno distogliere lo sguardo da smartphone , tablets, screens, e guardare ai propri simili,  alla vita reale carica di problemi, paure, speranze”.

Mario Rosso, manager, filosofo



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