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Maggio 18, 2024
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La spesa collaborativa: quella che inquina poco e fa bene alla comunità

Si chiama crowdshipping. I primi a pensarci sono stati i fondatori di Shopopop

Sei un fiorista che per San Valentino vuole vendere cento rose, ma non ha un fattorino per la
consegna, né vuole lasciare un parente solo al negozio e provvedere al trasporto?
Sei un alimentarista che vuole consegnare tre confezioni di acqua o latte, ma non ha mai pensato di
comprare un furgone, perché non sapresti dove sistemarlo, non hai soldi per acquistarlo, e
soprattutto saresti indeciso sulle dimensioni da scegliere? Una soluzione esiste e si
chiama crowdshipping.
E’ la consegna collaborativa e i primi a pensarci sono stati dei francesi, i fondatori
di Shopopop https://www.shopopop.com/it-it, azienda nata nel 2016 a Nantes, presente dal 2020
anche in Italia – la sede principale è a Torino – in Belgio, Spagna, Olanda, e Lussemburgo, con
circa 150 dipendenti, servendo le catene della grande distribuzione principali d’Europa.

 
Di preciso come funziona una consegna collaborativa e quali vantaggi dà?
“Noi offriamo una soluzione tecnologica ai negozianti, partner della piattaforma, per supportarli
nelle consegne a domicilio – afferma Fabio Paracolli, napoletano, classe ’63, country manager
Shopopop Italia
– con vantaggi ambientali, sociali ed economici. Intanto creiamo una community di
driver collaborativi che si offrono per una consegna a domicilio, iscrivendosi alla nostra
piattaforma, dove inseriscono la città, il codice postale, i percorsi che fanno abitualmente e che
farebbero – entro un massimo di quindici chilometri – per trasportare una spesa non ingombrante. Il
driver viene avvisato della consegna attraverso una notifica che arriva dalla piattaforma – su cui si è
iscritto – tramite un’app. A quel punto può aderire o meno. Non c’è alcun controllo da parte nostra,
né un obbligo per lui di accettare. E questo ci distingue da altre società di consegna a domicilio.
Paghiamo mediamente 6 euro netti il servizio che non dura più di 20 minuti. Non ci interponiamo
tra acquirente e venditore che diventa nostro partner. Per questo, non sappiamo quanto costerà
all’acquirente il servizio. Il vantaggio per il venditore c’è: non deve fare investimenti strutturali che
può concentrare sul core business e dalle nostre stime con questo servizio sullo scontrino si registri
un venti per cento in più di spesa. Noi non vendiamo alcunché. E fatturiamo il servizio al venditore
in base ad una griglia chilometrica”.
Un vantaggio anche ambientale, si diceva, perché non c’è un furgone pieno di roba che fa andata e
ritorno, inquinando.
“C’è solo chi – afferma Paracolli – decide di fare una deviazione da un percorso abituale per
effettuare una consegna a chi in quel momento vuole sfruttare i vantaggi di ricevere i propri acquisti
a domicilio.
In Italia il trend è in crescita e il servizio di Shopopop è già attivo in diverse regioni: Lombardia,
Piemonte, Toscana, Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Lazio, Abruzzo e Veneto.

Si sta pensando di aprire nuove sedi in Germania e nel Regno Unito e non si escludono per il futuro
gli Stati Uniti e il Canada. Se in Italia si consegnano solo alimentari e fiori, in Francia, libri e il fai da te. “Nei prossimi anni – ancora Paracolli – potremo aumentare le categorie merceologiche”. La casa madre gestisce centralmente la parte tecnologica, la finanza e l’amministrazione, nelle sedi
territoriali, ci sono i commerciali, il marketing locale e il servizio clienti.

Partner di Shopopop sono Carrefour, Crai, Todis, Famila etc. e fioristi come Fridas, Interflora, Fiori
in Città
e da Torino sperano di far aumentare il numero dei maggiori player della distribuzione organizzata.

Cinzia Ficco

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