Dicembre 4, 2024
Focus

Lavoro, il Decreto Flussi 2024 prevede lavoratori specializzati

L’indagine di Fondazione Leone Moressa

Il mondo del lavoro cerca personale specializzato da inserire nelle imprese. E questi professionisti possono essere anche i lavoratori immigrati già qualificati. L’esigenza dell’economia italiana si manifesta quotidianamente e il governo decide di approvare il decreto Flussi 2024 per agevolare l’ingresso dei lavoratori stranieri qualificati, al fine di inserirli nelle imprese che cercano professionisti.

Facciamo una breve analisi del contesto economico del mondo del lavoro con l’aiuto di un’indagine realizzata dalla Fondazione Leone Moressa di Venezia che, su dati StockView-Infocamere forniti dalla CCIAA VE-RO, ha elaborato una fotografia dell’imprenditoria immigrata, presentata a ottobre 2023 a Roma, per conoscere inmaniera più approfondita la presenza dei manager stranieri.

«L’imprenditoria immigrata in Italia – si legge nel Rapporto – al 31 dicembre 2023 è costituita da 775.559 imprenditori nati all’estero (10,4% del totale) e 586.584 imprese a conduzione prevalentemente straniera (11,5%). Negliultimi dieci anni (2013-2023) appare evidente la diversa tendenza tra imprenditori nati in Italia(-6,4%) e nati all’estero (+27,3%). Anche nell’ultimo anno il numero di immigrati è aumentato(+1,9%), mentre quello dei nati in Italia ha subito un lieve calo (-0,6%)». Ed è proprio da questaprima analisi che arriva il decreto flussi 2024.

Entriamo nel dettaglio.

Le quote previste dal decreto

Il decreto flussi 2024 prevede quote precise di lavoratori specializzati. Tutto comincia dalle domande presentate comprese le indicazioni degli Ispettorali Territoriali del Lavoro. Prima distribuzione da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali delle quote previste dal decreto flussi 2024, in modo da consentire il rilascio dei nulla osta al lavoro a fronte delle domande presentate agli Sportelli Unici per l’Immigrazione. In particolare, una nota della Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del 10 aprile 2014 ha attribuito agli ingressi per motivi di lavoro subordinato non stagionale 25.000 quote indistinte riservate a lavoratori di Paesi che hanno già sottoscritto accordi o intese di cooperazione in materia migratoria.

Ripartizione degli occupati

Leggiamo i numeri. Sono state distribuite a livello provinciale anche 4.000 quote riservate a lavoratori subordinate della Tunisia, 6.000 riservate a lavoratori dell’India e 9.500 quote riservate al settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria, a prescindere dai paesi di origine. Con la stessa nota sono state distribuite a livello provinciale oltre 4 mila quote destinate alla conversione di permessi di soggiorno di lavoratori già presenti in Italia, nella maggioranza dei casi da lavoro subordinato stagionale a lavoro subordinato non stagionale. Parimenti sono state attribuite anche le quote destinate agli ingressi per motivi di lavoro stagionale ed in particolare: 23.000 quote per istanze di lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico alberghiero, 30.000 quote riservate alle istanze di lavoro stagionale nel settore agricolo provenienti dalle organizzazioni professionali dei datori di lavoro e 5.700 quote riservate alle istanze di lavoro stagionale nel settore turistico provenienti dalle organizzazioni professionali dei datori di lavoro.

Le restanti quote non ripartite a livello territoriale restano nella disponibilità del Ministero, che provvederà con successiva nota ad assegnarle, sulla base delle specifiche richieste pervenute agli Sportelli Unici per l’Immigrazione. I criteri comuni sono: progressiva riduzione del divario tra flussi e fabbisogno del mercato del lavoro (quale rilevato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali), coerente con la capacità di accoglienza e di inserimento nelle comunità locali; estensione dei settori economici rientranti nei flussi di ingresso; potenziamento degli strumenti di formazione nei Paesi di origine, per promuovere l’ingresso dei lavoratori stranieri formati; incentivazione di forme di collaborazione (anche mediante intese e accordi) con i Paesi di origine e di transito di flussi migratori, al fine di facilitare la migrazione regolare e contrastare quella irregolare; incentivazione degli ingressi di lavoratori con alta qualificazione professionale; sostegno agli ingressi di apolidi e rifugiati riconosciuti dall’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite o dalle autorità competenti nei Paesi di primo asilo o di transito.

I settori più richiesti

Sono aumentati i settori dove possono essere ammessi sul territorio nazionale lavoratori subordinati nei confronti degli anni passati e sono autotrasporto merci per conto terzi e trasporto passeggeri con autobus. E in questo caso il nulla osta può essere rilasciato solo per i cittadini di quei Paesi che rilasciano patenti di guida equipollenti alla categoria richiesta e convertibili in Italia sulla base dei presenti accordi di reciprocità (attualmente esistenti con Albania, Algeria, Marocco, Moldova, Repubblica di Corea, Repubblica di Macedonia del Nord, Tunisia e Ucraina).

Per maggiori chiarimenti ci sono la circolare interministeriale del 27 ottobre 2023 e la circolare del 29 febbraio 2024. Scendiamo nel particolare per conoscere quali asset sono maggiormente coinvolti: turistico-alberghiero; meccanica; telecomunicazioni; settore alimentare; cantieristica navale; pesca; settore degli acconciatori, degli elettricisti e degli idraulici; assistenza familiare e socio-sanitaria (a quest’ultima categoria di lavoratori è assegnata una quota specifica pari a 9.500 ingressi l’anno); settore stagionale turistico-alberghiero.

Nel settore occupazionale “agricolo” rientrano anche le istanze relative all’ingresso di lavoratori non comunitari stagionali/pluriennali inquadrati quali “operai florovivaisti” e “personale addetto all’allevamento di animali”, come previsto dalla contrattazione collettiva di settore, in particolare dal CCNL operai agricoli e florovivaisti di riferimento.

Analisi del settore secondo l’Istat

L’indagine dell’Istat solleva una riflessione che conferma i dati elaborati dalla Fondazione Leone Moressa Venezia. Ed è una fotografia non soltanto economica che guarda il mondo del lavoro in un’ottica più generale.
«Al 1° gennaio 2024 la popolazione residente presenta un’età media di 46,6 anni – evidenziano le cifre del Documento – in crescita di due punti decimali (circa tre mesi) rispetto al 1° gennaio 2023. La popolazione ultrasessantacinquenne, che nel suo insieme a inizio 2024 conta 14 milioni 358mila individui, costituisce il 24,3% della popolazione totale, contro il 24% dell’anno precedente. Aumenta il numero di ultraottantenni, i cosiddetti grandi anziani: con 4 milioni 554mila individui, quasi 50mila in più rispetto a 12 mesi prima, questo contingente ha superato quello dei bambini sotto i 10 anni di età (4 milioni 441mila individui).
Questo rapporto, che è ora sotto la parità, era di 2,5 a 1 venticinque anni fa e di 9 a 1 cinquanta anni fa. Diminuiscono inoltre gli individui in età attiva e i più giovani: i 15-64enni scendono da 37 milioni 472mila (63,5% della popolazione totale) a 37 milioni 447mila (63,5%), mentre i ragazzi fino a 14 anni di età scendono da 7 milioni 344mila (12,4%) a 7 milioni 185mila (12,2%). Il Centro e il Nord, caratterizzati da una struttura di popolazione relativamente più anziana, presentano una proporzione di giovani (0-14 anni) rispettivamente pari al 12,1% e all’11,8%. Nel Mezzogiorno la quota è invece del 12,5%, ancora la più alta pur se in calo. La Liguria è la regione più anziana, con una quota di over 65enni pari al 29% e una di ultraottantenni del 10,3%. Seguono il Friuli Venezia Giulia (27,1% e 9,2%) e l’Umbria (27% e 9,3%). La regione con le percentuali più basse di ultrasessantacinquenni e ultraottantenni è la Campania (20,9% e 5,6%), seguita dal Trentino-Alto Adige (22,1% e 7,2%) e dalla Sicilia (23,2 e 6,6%). Il numero
stimato di ultracentenari (individui di 100 anni di età e più) raggiunge a inizio 2024 il suo più alto livello storico, superando le 22mila e 500 unità, oltre 2mila in più rispetto all’anno precedente».
È ancora l’Istat a evidenziare che «con una dinamica migratoria favorevole, la popolazione residente ha la possibilità di rimanere, almeno sul piano numerico, in sostanziale equilibrio». I trasferimenti di residenza tra Comuni hanno coinvolto un milione e 444mila cittadini, in diminuzione rispetto al 2022 (-1,8%).

Francesco Fravolini

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