Se ne è parlato nei Talk organizzati a Vicenzaoro da Federpreziosi Confcommercio
L’innovazione è il tema scelto quest’anno per i Talk – i tradizionali appuntamenti organizzati da Federpreziosi a Vicenzaoro, che si sono tenuti questa sera e a cui hanno partecipato il pluripremiato campione di ciclismo Francesco Moser, il neo presidente di Federpreziosi Confcommercio Stefano Andreis ,Marco Carniello – Global Exhibition Director Jewellery & Fashion Vicenzaoro-IEG SpA e Pierluigi Ascani, Presidente Format Research Srl.
A moderare il confronto, c’era Steven Tranquilli, direttore di Federpreziosi, che ha subito chiesto agli ospiti quale fattore incidesse di più nel processo di innovazione, tra: anticonformismo unito a un certo ottimismo, determinazione nell’analisi dei problemi, immaginazione, capacità di valutare e sintetizzare le opportunità, di coinvolgere gli altri, attitudine al rischio consapevole.
“Aprire nuove strade – ha risposto Francesco Moser (nella foto in alto), campione italiano di ciclismo negli anni ’70 e ’80, oggi ciclista italiano con il maggior numero di vittorie, nonché terzo a livello mondiale – è sembrato essere il mio destino, fin dal principio”.
In effetti, dal Mondiale su Strada del ’76 al Record dell’ora dell’84 – in cui sconfisse Eddy Merckx, il più forte ciclista del mondo – Moser ha dedicato la vita a scoprire nuove strade, al di là dei pregiudizi, scegliendo sempre percorsi meno battuti, spingendo corpo e mente al limite, alla ricerca di tecnologie e tecniche di allenamento innovative per raggiungere la migliore performance possibile. Non dimentichiamo che ha introdotto innovazioni nell’alimentazione, nelle pratiche di allenamento, nell’abbigliamento – una speciale tuta e un casco aerodinamico – nelle tecniche di costruzione delle biciclette, ideate in galleria per il vento e dotate di ruote lenticolari.
“Credo che tutti nel proprio settore – ha proseguito – possano e debbano adoperarsi per cercare soluzioni a questioni più o meno complesse, come naturale tendenza umana al miglioramento. Quando ho iniziato a correre, utilizzavo biciclette che oggi sarebbero considerate preistoriche. Tutte la qualità citate sono indispensabili e, da sportivo, posso dire di averle ritenute importanti come approccio in ogni attività della mia vita. Poi, certo, la tecnologia evolve e oggi diventa sempre più difficile in certi sport marcare la differenza. Sofisticate possibilità di misurazione, calcolo, sperimentazione, controllo sono elementi entrati a far parte di molte discipline anche a livello di preparazione degli atleti. All’epoca le biciclette erano veri e propri gioielli, frutto di lavoro artigianale, così come lo erano le ‘biciclette d’oro’ che ricevevo come riconoscimento”.
Marco Carniello ha continuato, dicendo: “Ho sempre visto nell’ottimismo un elemento comune a grandi imprenditori e innovatori. Difficile far accadere le cose, se non credi un po’ che la fortuna alla fine sarà dalla tua parte”.
Capacità di adattarsi alle mutevoli ‘condizioni del terreno’ e pensare strategicamente sono, per Stefano Andreis – che ha parlato anche come imprenditore – doti essenziali.
“La capacità di innovare – ha spiegato – è direttamente proporzionale all’adesione alle circostanze, ai mutamenti dell’ambiente, alle scoperte della scienza e, per noi imprenditori, significa non perdere di vista il mercato di riferimento, osservandolo e analizzandolo con attenzione per studiare ed attuare con determinazione strategie concrete. Il pensiero di Seneca “il fato guida chi vuole lasciarsi guidare e trascina chi non vuole” interpreta perfettamente realtà con cui ci confrontiamo ogni giorno. Se non si vuole affrontare il cambiamento e ci si chiude in una propria zona di comfort, ci si può temporaneamente illudere di avere tutto e tutti sotto controllo, di godere di una certa sicurezz, di poter pensare serenamente al futuro”, un futuro che spesso non è altro che routine, salvo poi attribuire presunte colpe e responsabilità a terzi.”
“L’attitudine al pensiero positivo, è fattore determinante anche per Pierluigi Ascani, come per Marco Carniello: “Sicuramente – ha chiarito – anche gli altri fattori sono importanti, ma a me viene in mente soprattutto l’ottimismo unito alla conoscenza della realtà. È dalla nostra capacità di interrogarci in modo nuovo sul mondo, che può derivare una diversa conoscenza del mondo stesso, una nuova prospettiva, spesso una nuova speranza. Un giorno un innovatore capì che sfregando le pietre, che aveva sempre avuto davanti, poteva riprodurre il fuoco, oppure ancora tempo dopo, che era possibile governare le colture spargendo i semi al tempo giusto nella terra ed aspettando la stagione dopo il raccolto. Che cosa c’entra l’ottimismo? È fondamentale, e anche l’ottimismo è una questione di occhi. Ha a che fare con il modo con il quale si guarda al mondo. Dove l’ottimista vede delle possibilità, altri vedono problemi o non vedono nulla. L’ottimista sa che il fallimento fa parte del gioco, del cammino dell’innovatore. Chi innova ha coraggio”.
Ma come si innova nel settore orafo?
“Intanto – ha sottolineato Marco Carniello – è fondamentale che ogni percorso di cambiamento porti subito qualche risultato, anche piccolissimo, i cosiddetti quick-wins”. “L’innovazione soprattutto nel settore orafo e dei gioielli è cultura – sono state le parole di Stefano Andreis – una cultura in cui si coniugano fattori tecnico-scientifici, economici, di mercato, emozionali. L’innovazione, d’altronde, altro non è che la cultura del miglioramento attraverso il cambiamento. Cambiamento e innovazione sono processi collegati alla sopravvivenza e allo sviluppo delle nostre imprese. Il modello culturale con il quale ci confrontiamo concepisce il processo innovativo come una variabile dipendente dal processo tecnologico, portando a uno sbilanciamento dell’attenzione verso un investimento in tecnologie, processi e sistemi rispetto alla progettazione e all’investimento in cultura, relazioni e competenze. La soluzione sta nel bilanciare cultura organizzativa e tecnologia”.
A concludere è stato Pierluigi Ascani, per il quale “Innovare significa fare una cosa nuova’ – che prima non c’era – e che in qualche modo rende migliore ciò che facciamo, la nostra vita, la vita degli altri. Per mestiere sono un ricercatore. Fare innovazione per me ha significato trovare strade per studiare e rappresentare fenomeni o inventarsele, quando non ci sono. Con tutti i rischi che questo comporta. Bisogna ogni tanto chiedersi se sia arrivato il tempo di abbandonare certe nostre abitudini e spiccare il volo. Importante è concentrarsi su un numero ristretto di progetti di innovazione. E ancora. Si innova insieme. L’innovazione, il processo creativo di generazione delle idee richiede il lavoro di squadra”.
La Redazione