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Novembre 1, 2024
Diritto

Il PNRR semplificherà la burocrazia?

Contributo del professore Alessandro Natalini


Le semplificazioni amministrative rappresentano uno dei pilastri del PNRR disegnato dal Governo Draghi. Da un lato, il rispetto delle stringenti scadenze degli interventi del PNRR è possibile solo allentando le pastoie che impediscono alle burocrazie di muoversi con la sufficiente velocità. Dall’altro lato, un rilancio non effimero del Paese non può scaturire solo dagli investimenti infrastrutturali ma deve essere accompagnato anche da riforme strutturali come quella – indicata nel PNRR – come una riforma abilitante della semplificazione.

Per questo il PNRR contiene uno stanziamento per accompagnare la semplificazione molto cospicuo (circa 700 milioni di euro), con la creazione di una task force temporanea (3 anni) di circa 1000 professionisti a supporto delle amministrazioni che dovrebbe mappare e re-ingegnerizzare le procedure amministrative del PNRR, rivedendole sulla base delle opportunità offerte dalla digitalizzazione ed estendendo i meccanismi di silenzio-assenso e di comunicazione. Si prevede, inoltre, la semplificazione, entro il 2026, di 600 procedure, in particolare focalizzando l’attenzione sui settori dell’edilizia e delle attività produttive e sull’operatività degli sportelli unici in materia di attività produttive e di edilizia. La semplificazione non è stata solo annunciata nel PNRR dal governo Draghi che ha anche cominciato a realizzarla adottando i due decreti legge Semplificazioni (d.l. n. 76/2020) e Semplificazioni bis (d.l. n. 77/2021) ma anche distribuendo più personale nelle pubbliche amministrazioni territoriali.

Le elezioni politiche del settembre 2022 hanno però rappresentato un momento di cesura in quanto il perno della nuova coalizione di maggioranza è Fratelli di Italia che è stato l’unico partito italiano a non votare a livello europeo a favore del programma Next Generation UE e a livello italiano del PNRR. Nessuno ha potuto quindi stupirsi se fin dal suo insediamento il nuovo Esecutivo ha manifestato chiaramente il suo scetticismo verso la realizzabilità dell’intero progetto e annunciato la sua intenzione di rivederlo negli obiettivi, nelle scadenze e nella governance.

Tuttavia la elaborazione delle proposte di revisione ha richiesto molto lavoro istruttorio e una complessa negoziazione tra le forze di maggioranza per cui ancora oggi a distanza ormai di 9 mesi dal suo insediamento non è noto cosa voglia fare il governo Meloni del PNRR.

Raffaele Fitto, Ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR

In realtà in questi mesi non tutto il PNRR si è fermato. In particolare, sul tema della semplificazione tanto caro al mondo delle imprese il governo Meloni ha proseguito sostanzialmente sulla falsariga di quello Draghi adottando il decreto legge Semplificazioni ter (d.l. n. 13/2023) che è tornato ad intervenire su appalti, certificazione antimafia, conferenza dei servizi, procedimenti di esproprio, valutazione di impatto ambientale, permessi paesaggistici e autorizzazioni antincendio e ha adottato il nuovo Codice degli appalti (d.lgs. n. 36/2023) che prevede diverse disposizioni di semplificazione tra cui quelle in materia di subappalto.

Tuttavia l’esperienza insegna che le politiche di semplificazione per essere efficaci in una realtà amministrativa e istituzionale così refrattaria ad attuarle come quella italiana hanno bisogno non solo di atti normativi e di risorse finanziarie, ma anche di una convinta e stabile leadership amministrativa e politica.

In assenza di ciò il PNRR ha finito per entrare in un clima di sospensione in attesa dei nuovi indirizzi politici. Non è un caso che siano passati ormai tre anni dai primi provvedimenti di semplificazione legati al PNRR, ma non disponiamo di alcuna evidenza del fatto che gli interventi del PNRR procedano in modo più o meno accelerato.

La recente Relazione sullo stato di attuazione del PNRR del ministro Fitto (31 maggio 2023) non ha rappresentato sotto questo profilo un cambio di marcia in quanto costituisce una articolata disamina di tutti i problemi che ad avviso del governo Meloni rende irrealistica la piena attuazione del Piano entro le scadenze definite. La presentazione di una proposta di modifica del PNRR al livello europeo è stata invece rimandata al 31 agosto e altri mesi dovranno poi passare perché queste eventuali modifiche al progetto siano approvate da Bruxelles.

Una cosa però è chiara al mondo delle imprese: il Paese non può rinunciare ai fondi del PNRR e non può fare a meno di riforme che rendano più spedita la nostra burocrazia. Si deve quindi sperare che già nei prossimi giorni il governo italiano invece di lamentarsi – anche per alcuni aspetti a ragione – del PNRR che ha trovato, si prenda la responsabilità di assumere convintamente la guida di un proprio PNRR rispondendo al Paese dei risultati che riuscirà ad ottenere.

Alessandro Natalini è Professore Ordinario di Scienza Politica alla Libera Università
Maria Santissima Assunta – Lumsa di Roma

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