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Ottobre 11, 2024
FocusInnovazione

Investimenti in tecnologie climatiche: costi e ruolo crescente dei venture capital

I risultati di una ricerca curata da Capgmenini


Tre quarti delle organizzazioni non sarebbero in grado di raggiungere i loro obiettivi di sostenibilità senza la tecnologia climatica. Tuttavia, quasi otto dirigenti su dieci (77%) ritengono che i prezzi dei prodotti aumenteranno a causa dei costi aggiuntivi legati a queste tecnologie e si dichiarano riluttanti a pagare questo sovrapprezzo.

Molte delle tecnologie in grado di rispondere ai cambiamenti climatici sono già disponibili e svolgeranno un ruolo fondamentale nell’aiutare le aziende a ridurre le emissioni di gas serra.

È quanto emerge dall’ultimo report del Capgemini Research Institute,Climate Tech: Harnessing the power of technology for a sustainable future”.

Le aspettative per il contributo della tecnologia climatica alla decarbonizzazione sono elevate

La crescita delle principali tecnologie climatiche, tra cui le energie rinnovabili e i veicoli elettrici (EV), ha contribuito ad accelerare gli obiettivi di decarbonizzazione in tutto il mondo. Altre tecnologie climatiche, come l’idrogeno a basse emissioni di carbonio, la cattura del carbonio e i carburanti alternativi, stanno diventando accessibili e, se utilizzate su larga scala, potrebbero aiutare le aziende a raggiungere i loro obiettivi di sostenibilità.

Secondo il report, i dirigenti prevedono che le tecnologie climatiche contribuiranno in media al 37% degli obiettivi di decarbonizzazione o net zero della loro organizzazione e il 65% delle organizzazioni prevede di aumentare gli investimenti in tecnologie climatiche nei prossimi due anni. Ad esempio, due terzi delle aziende siderurgiche considerano prioritari l’idrogeno a basse emissioni di carbonio e la cattura del carbonio. I principali fattori alla base di questo aumento negli investimenti sono la consapevolezza dell’aggravarsi della crisi climatica, l’inasprimento delle normative e la crescente maturità delle tecnologie climatiche.

Il green premium è uno dei principali ostacoli legati all’adozione

La tecnologia climatica è un elemento cruciale per la decarbonizzazione, ma ha un costo. Quasi otto dirigenti su dieci (77%) ritengono che i costi dei loro prodotti aumenteranno a causa degli investimenti nelle tecnologie climatiche. Questo aumento può essere attribuito a una serie di fattori, come maggiori costi di ricerca e sviluppo, capitale e operazioni, nonché adattamento dei processi produttivi.

La ricerca rivela che le organizzazioni sono disposte ad accettare un aumento medio dei costi dovuto all’adozione delle tecnologie climatiche (il cosiddetto green premium) di circa il 9%. Tuttavia, per molti prodotti ecologici l’attuale green premium è in generale molto più alto. Ad esempio, si stima che il costo del cemento a basse emissioni di carbonio prodotto utilizzando la cattura del carbonio sia superiore del 75-140% rispetto a quello convenzionale e che il carburante per l’aviazione sostenibile (SAF) costi il 123% in più di quello convenzionale. Di conseguenza, le tecnologie climatiche non sono attualmente in grado di contribuire alla realizzazione di prodotti e servizi più puliti in modo economicamente vantaggioso.

Rapidi progressi in alcuni settori

Malgrado le criticità, ci sono casi in cui l’adozione delle tecnologie climatiche sta crescendo rapidamente. Si tratta di tecnologie in cui i green premium sono diminuiti in modo significativo, come il solare fotovoltaico (PV) e i veicoli elettrici (EV), ma anche di tecnologie in cui i green premium restano ancora elevati, come la cattura del carbonio per il cemento, l’idrogeno verde per l’acciaio e il SAF per l’aviazione.

I dirigenti di questi settori prevedono che l’adozione della tecnologia si diffonderà rapidamente: entro tre anni per i veicoli elettrici nell’industria automobilistica e per il SAF nell’industria aeronautica, entro quattro per il solare fotovoltaico nel settore dell’energia e dei servizi pubblici ed entro due per la cattura del carbonio nell’industria del cemento.

Gianluca Vastola, Technology & Innovation Head di Capgemini Engineering in Italia, dichiara: “Mentre il mondo è impegnato nella ricerca di soluzioni per contrastare il cambiamento climatico, vediamo crescere uno straordinario interesse per queste tecnologie, supportato da una maggiore consapevolezza dell’urgenza di agire. Siamo agli albori di una ‘rivoluzione industriale pulita’. Il sostegno pubblico e i finanziamenti privati hanno dato il via all’onda di investimenti verdi, ma l’accelerazione della diffusione di queste soluzioni richiederà ulteriori investimenti e una forte innovazione dei modelli di business. Prima che le nuove tecnologie funzionali alla salvaguardia dell’ambiente raggiungano il break even rispetto a quelle tradizionali, è necessario sostenere gli investimenti con strategie mirate, poiché non ci si può aspettare che le imprese o i consumatori gestiscano in autonomia gli ingenti ‘green premium’. Le politiche pubbliche devono quindi creare almeno condizioni di parità se non di beneficio e sostenere adeguatamente l’aumento di scala. Ad esempio, la straordinaria crescita nell’adozione dei veicoli elettrici ha molto a che fare con i sussidi pubblici, gli incentivi allo sviluppo dei veicoli e della rete e le regolamentazioni locali. I consumatori e le organizzazioni comprendono la necessità di adattare rapidamente i propri comportamenti e sanno che esistono delle soluzioni. Sarà necessario un maggiore intervento da parte dei governi per sostenere e accelerare questo cambiamento di paradigma sia per l’industria sia per gli utenti finali.”

Colmare il divario negli investimenti

La ricerca ha inoltre rilevato che, in media, le organizzazioni prevedono di aumentare gli investimenti in tecnologie climatiche del 7,7% nei prossimi due anni. Tuttavia, nel 2023 l’investimento medio annuo in iniziative e pratiche di sostenibilità ambientale nei vari settori ha rappresentato solo lo 0,92% del fatturato totale, una percentuale che è rimasta invariata rispetto allo scorso anno. In termini assoluti, ciò significa che gli attuali investimenti in sostenibilità ambientale delle 2.000 maggiori aziende a livello globale rappresentano complessivamente meno di 500 miliardi di dollari all’anno. Si tratta di una piccola parte dei 1.800 miliardi di dollari di investimenti globali stimati per l’energia pulita nel 2023, e di gran lunga inferiore ai 4.500 miliardi di dollari all’anno necessari entro il 2030 affinché il settore energetico raggiunga le emissioni nette pari a zero per il 2050, secondo quanto riportato dall’AIE.

I fondi di venture capital e le istituzioni finanziarie stanno già colmando una parte del divario e dovrebbero svolgere un ruolo fondamentale nella diffusione delle tecnologie climatiche. Il report rileva che il 37% delle società di venture capital intervistate prevede di aumentare gli investimenti nelle tecnologie climatiche nel 2023, percentuale che sale al 48% per il 2024 e al 56% per il 2025. Inoltre, quasi la metà (47%) delle società di gestione patrimoniale e delle banche prevede di aumentare i finanziamenti nel settore delle tecnologie climatiche nel 2023, e quasi altrettante (46%) prevedono di farlo nel 2024, con un aumento al 53% nel 2025. Questo aumento degli investimenti si concentrerà sui veicoli elettrici (per il 55%), sui software di decarbonizzazione (45%), sui biocarburanti (36%) e sul nucleare (33%).

La Redazione

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