Sono i lavoratori di una realtà innovativa campana, presto hub tecnologico
Innovativi non solo nel prodotto e nei servizi che offrono, ma soprattutto nel modello di organizzazione lavorativa che hanno scelto e che è stato oggetto di studi.
Si tratta di MegaRide https://www.megaride.eu/ la realtà imprenditoriale creata da Flavio Farroni, ingegnere meccanico che, con i soci Aleksandr Sakhnevych e Francesco Timpone ha inventato un tool utile a controllare come reagiscono gli pneumatici a contatto con il suolo e in grado di trasformare un veicolo in pista in un laboratorio mobile.
Ma qui non ci soffermeremo sull’idea che è valsa premi a MegaRide, quanto sul modello lavorativo, che Farroni definisce fluido.
“Per noi – dichiara il Ceo – vale il detto the best job ever, from the best place ever”. I membri del nostro team, i MegaRiders, lavorano per il top del motorsport internazionale, e possono farlo da qualsiasi luogo desiderino. Una delle nostre facility è nell’incubatore startup di Città della Scienza, a 200 metri dal mare. Un’altra, nei laboratori di meccanica dell’Università Federico II. Per qualcun altro il top può essere il paddock di un circuito dove sta conducendo un test con un cliente o uno spazio co-working all’altro capo del mondo, o casa propria. In molti casi lavoriamo a stretto contatto per guardarci negli occhi e capirci al volo. Partiamo sempre dall’esigenza di ciascuno di noi quando creiamo spazi di attività. Ciò che importa è la performance: ciascuno conosce perfettamente i propri obiettivi, o quelli del cliente, del partner che sta seguendo. Non serve monitorare le ore di lavoro svolto. Se i processi sono ben strutturati, è sufficiente monitorare l’output periodico, offrendo supporto a chi ha difficoltà. La fluidità descritta favorisce l’immaginazione, la micro-leadership e l’assunzione di responsabilità. Un team di ricerca in Economia del nostro Ateneo ha analizzato il modello MegaRide. E’ venuto fuori un articolo scientifico, che parla di Academic entrepreneurial hybrids e del nuovo concetto di researchpreneur: i ricercatori/imprenditori. I nostri super-connettori sono di tre tipi, e fanno capo alle tre figure chiave dell’organizzazione, in uno schema che abbraccia tutte le nostre aziende. Un connettore interno, che cura i processi di interazione tra membri del team e le procedure di sviluppo dei progetti e dei prodotti. Uno esterno, che cura le interazioni con i clienti ed i principali stakeholders di mercato. Uno accademico, che aggrega il contesto imprenditoriale a quello universitario, fondamentale nella crescita di realtà fortemente knowledge-based come le nostre”.
Come si comunica la vostra attività? “Di sicuro – ci spiega Edoardo Giaquinto, Responsabile Marketing di MegaRide – la possibilità di comunicare al fianco di importanti brand del Motorsport fin dall’inizio, come Audi Sport e Ducati Corse, ci ha permesso di imporci nel mercato come player di carattere internazionale e allo stesso tempo di far breccia nei cuori degli appassionati. Secondo la nostra visione, ciò che facciamo si comunica creando uno storytelling in grado di coinvolgere, catturare l’attenzione e creare un reale contatto con la nostra community così come con il potenziale cliente. Un esempio? Il progetto Seaside Racing che portiamo avanti da tre anni. Un evento automobilistico in pista, pensato nel nostro territorio, a pochi passi dal mare e da luoghi noti in tutto il mondo per bellezza, ma non certo per attrattiva tecnica. Nell’ambito di questo evento, siamo in grado di portare in pista clienti, partner ed Università da tutto il mondo, con cui condividere intense giornate lavorative, in una visione di totale apertura e condivisione, affiancando alla pista serate conviviali. Questo, per noi, significa reale contatto. Storytelling, inoltre, per noi vuol dire armonia tra il rischio di iperbolizzare la narrazione, tralasciando il racconto del prodotto, e quello di iper-razionalizzare il settore scientifico. Un equilibrio non facile, al quale lavoriamo in ciascuno dei contenuti che realizziamo e comunichiamo. La complessità delle nostre tecnologie e delle nostre applicazioni si ripercuote sicuramente sulla nostra comunicazione. MegaRide ama comunicare al mondo esterno, dialogando con i principali attori del mercato- Motorsport ed Automotiv- con gli appassionati e allo stesso tempo con giovani professionisti. La volontà di lavorare sulla comunicazione con lo stesso livello di pianificazione – che adottiamo nello sviluppo delle nostre tecnologie – ci ha portato nell’ultimo quinquennio all’elaborazione di strategie per arrivare a descriverci in maniera del tutto trasversale. Raccontiamo le nostre attività con un approccio multi-canale, dalla comunicazione digitale attraverso i social media, alla comunicazione offline attraverso la partecipazione a fiere di settore, arrivando alla distribuzione di newsletter mensili e articoli scientifici, grazie ai quali la nostra community può trovare spunti di reale interesse tecnico. Ci poniamo sempre obiettivi ben precisi, cerchiamo di essere analitici nel porci le giuste domande, ma allo stesso tempo sappiamo che il nostro segreto è nella voglia di osare. La visione aziendale è sempre stata improntata alla declinazione di una nuova idea di comunicazione, probabilmente sorprendente per realtà tecniche. Per tecnologie disruptive è necessaria una comunicazione disruptive”.
Entreranno nuovi soggetti in MegaRide e qual è la vostra ricchezza ? “La nostra visione, fin dal principio – afferma il Ceo- è sempre stata un po’ diversa da quella delle startup classiche, forse un po’ troppo mirate a replicare modelli USA e UK, non immediatamente applicabili al nostro tessuto nazionale. Il nostro intento è crescere, ma facendolo in modo del tutto organico, privandoci forse di azioni di scale-up esponenziali, ma tutelando lo sviluppo di un gruppo che è la nostra principale forza. Il nostro patrimonio? Persone cresciute insieme, che dedicano il proprio impegno allo sviluppo di competenze uniche, trainate dalla ricerca scientifica: sono il tratto distintivo del nostro approccio tecnologico. E’ questo che ci rende attrattivi e a volte sorprendenti agli occhi dei più importanti player dell’automobilismo e delle corse di tutto il mondo”.
La sostenibilità? “Ce ne stiamo accorgendo sempre di più, non è solo quella finanziaria. Essere sostenibili – chiarisce Farroni- e i nuovi paradigmi ESG e Industry 5.0 ne sono una riprova – significa saper crescere con le proprie forze, curando le interazioni umane forse prima di quelle di business. Pertanto, non escludiamo a priori le interazioni con i fondi, ma diciamo che il nostro interesse è più rivolto a operazioni con corporate che apportino non solo finanze, ma ponti verso il mercato e nuove sfide. Oggi il nostro percorso è focalizzato sulla strutturazione del brand e dell’ecosistema MegaRide in una holding tecnologica. Sono nate e stanno nascendo nuove startup nel nostro gruppo di ricerca universitario, accelerate dall’esperienza e dalla presenza sul mercato della stessa MegaRide. VESevo è un’azienda già attiva, nata tre anni fa, che produce un dispositivo innovativo, creato nelle corse automobilistiche per testare gli pneumatici, ma che si sta lanciando sul mercato industriale per il controllo qualità non distruttivo dei prodotti in materie plastiche e gommose. Abbiamo acquisito uno spin-off del Sant’Anna di Pisa, che ha sviluppato un sistema innovativo per il monitoraggio dell’usura degli pneumatici. E stanno nascendo ulteriori iniziative, di cui potremo parlare presto, ancora una volta legate al trasferimento tecnologico, dalle nostre ricerche scientifiche al mercato”
Il cliente che vorreste avere? “Il mercato automotive sta cambiando – ancora Farroni – Le nostre tecnologie qualche anno fa le implementava soloun top team motorsport, che possedeva un simulatore di guida e le conoscenze per interpretare inostri output. In pochi anni la necessità di questo livello di approfondimento, con l’aumento dei casi di guida autonoma ed interconnessa, si è esteso a tutti i produttori di veicoli, che, confidiamo, andranno sempre più a far parte della nostra rete di utenti. Guardandola in senso più ampio, i clienti che vogliamo sono quelli con cui condividere obiettivi, metodi, valori ed azioni. Non siamo interessati ad operazioni solo commerciali, il nostro interesse è accogliere nuove sfide, che valorizzino la conoscenza, il nostro approccio di modellazione fisica. Non abbiamo una rete commerciale in senso stretto e non inseguiamo mai un cliente, non è nel nostro approccio. Chi entra in contatto con noi, non ci molla più, e questo per noi fa la differenza”.
Cinzia Ficco