Dicembre 4, 2024
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Rovereto, i “pionieri” del caffè alla quinta generazione

Dopo due secoli resistono i Bontadi. Merito dell’ innovazione


Nel 1700 i Bontadi erano dei grandi proprietari terrieri nell’attuale Pianura Padana e su questi fondi c’era la loro attività agricola.

CARLO Bontadi nel 1790 si trasferisce a Rovereto per aprire un ramo d’azienda della ditta Bontadi e intercettare per primo le merci che arrivavano dal nord Europa, giungendo in Italia attraverso il passo del Brennero. Come succede anche oggi.

“Carlo  – ricorda Stefano Andreis, amministratore Bontadi – subito mostra di avere capacità imprenditoriali nel settore commerciale, per investimenti in attrezzature e logistica tra i vari settori. A quel tempo inizia a vendere anche caffè. Le massaie lo compravano  crudo e lo tostavano nella padella di casa solo per occasioni straordinarie, considerato il caro prezzo della materia prima”.

A Carlo succede Oddone, che nel 1850 sviluppa e perfeziona la rete commerciale creata da Carlo. Da lì i primi contratti internazionali di importazione delle materie prime. Grazie allo sviluppo della rete ferroviaria in Europa il caffè è una risorsa sempre più reperibile sul mercato.

“Iperide – continua Andreis – secondo erede, nel 1890 converte la bottega dalle varie categorie merceologiche, in attività  di torrefazione, inserendo le prime attrezzature specifiche attivate a mano, della capacità di cinque chilogrammi a tostata.

LEO, che gli succede, nei primi del ‘900 utilizza la prima macchina con motori elettrici della capacità di trenta chilogrammi a tostata, dando all’azienda grande solidità produttiva.

Tocca a Remo nel 1954 sviluppare e potenziare l’attività di torrefazione, utilizzando attrezzature in grado di produrre cinquecento chilogrammi di caffè torrefatto l’ora.

“La longevità commerciale dei Bontadi –chiarisce Andreis – è spiegata con l’ attenzione ai particolari. Quanto ha fatto questa famiglia è straordinario. I primi contratti di diritto di acquisto, non dimentichiamolo, vengono stipulai nei primi dell’800 per tutelarsi dalla concorrenza. I Bontadi  inoltre hanno utilizzato attrezzature per la lavorazione della materia prima già alla fine dell’800,  nei primi del ‘900 inseriscono nella loro fabbrica macchine mosse dai motori elettrici. Sono stati pionieri”.

Come hanno gestito i vari passaggi generazionali?

“Con sapienza – ci fa sapere Andreis – senza innescare diatribe e interferenze che potessero alterare le dinamiche della loro dinastia durata cinque generazioni e oltre due secoli. Parliamo di una famiglia che ha avuto patrimoni finanziari importanti e saputo reinvestire parte degli utili per fronteggiare la concorrenza nel tempo. Oggi la Torrefazione Caffè Bontadi è una società di capitali con otto persone attive, coinvolte nel progetto di produzione amministrazione e direzione, fattura 1milione e 800 mila euro l’anno ed è fortemente legata alle tradizioni. Valgono ancora i rigidi protocolli per lavorare la materia prima, dalla coltivazione, all’estrazione dell’espresso. L’azienda segue direttamente l’approvvigionamento delle materie prime, selezionando fazende che assicurino gli standard di massima affidabilità dei raccolti .Il valore aggiunto del nostro prodotto? Garanzie sulla tracciabilità- anche più remota- della materia prima, certificazioni fitosanitarie, biologiche, di sostenibilità dei caffè utilizzati, stoccaggio del prodotto crudo che avviene tramite i migliori partners. Questo ci permette un monitoraggio continuo e immediato dei caffè, sottoposti a controlli, test, e analisi finalizzati a conservare bene il prodotto. Le fasi di lavorazione presso la Torrefazione Bontadi sono oggetto di processi specifici che riguardano la materia prima. Stiamo attenti che i chicchi durante la tostatura non subiscano pressioni che altererebbero le caratteristiche organolettiche.  Lo stoccaggio in silos del caffè tostato è addizionato da gas inerte per garantire la massima conservazione delle sostanze nobili dei caffè. Il confezionamento deve proteggere fragranza e aromi anche a lungo. La distribuzione del prodotto avviene attraverso la rete interna dell’azienda, con mezzi che devono rispettare il protocollo della catena alimentare, redatto dal responsabile interno. E questo per quanto riguarda il prodotto, ma lavoriamo molto sul servizio, garantendo consegne regolari nei tempi concordati con i clienti. Il nostro punto di forza? Realizzare in modo quasi artigianale il prodotto”.

I clienti della Torrefazione, spiega l’amministratore, sono soprattutto esercizi pubblici che somministrano alimenti, le caffetterie di nicchia che servono caffè come: il Jamaica Blue Mountain, il Kopi Luwak, un caffè costosissimo raro e pregiato il cui prezzo supera i mille e cinquecento dollari al chilogrammo oppure i nostri blend  lavorati dal nostro mastro. Poi ci sono i partners internazionali che coprono una vasta area, dal Sud America a tutta l’Europa alla Cina, e che incidono per il 10% sui ricavi. Guardiamo sempre al futuro senza dimenticare il nostro passato. Oggi l’azienda risponde ai protocolli di industria 4.0 e ai criteri per certificazioni sulla sostenibilità. Abbiamo adottato macchinari di ultima generazione, investiamo molto per formare il personale. Per questo è nata ACCADEMIA BONTADI, in cui si possono seguire le varie fasi di lavorazione dei caffè tramite corsi per professionisti del settore ,ma anche per chi si avvicina a questo mondo o per casalinghe che vogliano solo imparare a fare un buon caffè a casa con la moka. La Torrefazione fa parte delle Botteghe storiche, un progetto che ci ha permesso di conservare la memoria di questo patrimonio culturale”.

Come si potrebbero tutelare eccellenze come la vostra? “Con sgravi fiscali – replica Andreis – da reinvestire nell’azienda per continuare a perpetrare i ricordi e le conoscenze. Maggiore sensibilità e maggiore attenzione di Camere di Commercio e istituzioni, che dovrebbero rendere noti questi patrimoni di sapienze. Spesso si tratta di aziende che non hanno fondi per azioni di marketing efficaci.  Rovereto è una città di cultura anche grazie ai suoi due musei di caratura internazionale. Parlo del MART e del Museo della Guerra a cui ci siamo ispirati per creare gli spazi di “COLLEZIONE BONTADI”, dove esponiamo le nostre vecchissime attrezzature e raccontiamo non solo la storia imprenditoriale dei Bontadi, ma anche quella delle attrezzature da caffè, i primi tostini e le prime tostatrici. All’ingresso del museo ci accoglie la prima macchina del caffè, progettata da Moriundo nel 1884,  detta  a colonna per la sua forma cilindrica e allungata, che viene accantonata nel 1948, quando Achille Gaggia progetta e realizza quella  idrocompressa a leva, regalando al mondo il primo vero caffè espresso con la crema. Ecco abbinare cultura e impresa: questo arricchisce noi e il territorio. Questa è la strada per conservare patrimoni come quello dei Bontadi”. 

Tra i riconoscimenti più importanti: la MEDAGLIA D’ORO, il PREMIO METE D’ITALIA, il premio AMBASCIATORI DEL TERRITORIO, il PREMIO 100 ECCELLENZE ITALIANE, L’ECCELLENZA DELLE TORREFAZIONI ITALIANE, sulla guida De’Longhi.

Cinzia Ficco

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