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Maggio 20, 2024
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“I Cuomo? Vi facciamo vedere noi di che Pasta sono fatti”

Amelia e Alfonso alla guida dell’azienda di famiglia a Gragnano (Na)


Con la storia, gli spazi, la tecnologia che non mortifica ma restituisce sensoallamemoria, hanno dimostrato di che pasta sono fatti i Cuomo.

Cercando risorse economiche, contatti con le istituzioni, e soprattutto, spendendo il know how acquisito in esperienze professionali precedenti, in soli sei anni Amelia (41) e Alfonso (35) sono riusciti a: far scoprire una Pompei di tradizioni culinarie e sapori sepolti da decenni di incuria e indifferenza, a dire al mondo intero che il pastificio più antico in assoluto è nato a Gragnano, nel Napoletano e a creare un modello di business facilmente replicabile. https://www.pastacuomo.com/

Si tratta di due fratelli, che dopo aver mollato le proprie carriere – hanno deciso di riesumare l’attività di famiglia e rilanciarla, producendo ricchezza non solo per sé, ma anche per il territorio.

All’ottava generazione, i due Cuomo hanno ottenuto fondi da Invitalia, partecipando a due bandi (la prima somma era di circa 114 mila euro, la seconda di circa 194 mila, erogati per metà a fondo perduto). In questo modo hanno potuto riprendere quella storia iniziata nel 1820, grazie ai fratelli  Antonio, Crescenzo e Nicola – nella strada principale della cittadina, cioè Via Roma, – e interrotta a causa di debiti  accumulati nella Prima Guerra Mondiale.

“Nel 1832 – raccontano- per incrementare la produzione e la vendita di maccheroni, i tre avi prendono in affitto in più riprese alcuni mulini ad acqua di proprietà della marchesa Quiroga. Dopo alcuni anni un loro nipote, Nicolino, adibisce l’antico palazzo di famiglia, situato nella centralissima via Roma, a pastificio a sviluppo verticale nel rispetto della tradizione storica di Gragnano”. https://www.youtube.com/watch?v=fSpGbS37WXI

Ma torniamo a giorni più vicini.

Alfonso viveva a Londra, Amelia, una laurea in economia,  dottore commercialista ed esperto contabile, nel 2015 lascia l’attività di consulente a Roma e decide di buttarsi in quello che “era, sì – dice- un rischio – dal momento che a Gragnano ci sono circa una trentina di pastifici– ma che poteva rivelarsi un’opportunità per la regione.  Abbiamo lavorato sodo, e siamo riusciti a rispolverare tradizioni antiche  dei maestri pastai, ma soprattutto il segreto del profumo di grano della nostra pasta, che rimane intatto anche dopo l’apertura di una confezione”.

Logo Pasta Cuomo

Da uno studio portato avanti da due docenti universitari della Università Federico II – de Maio e Caiazzo, che hanno spulciato tra gli archivi di famiglia – Amelia e Alfonso hanno scoperto il processo scientifico, lento e accurato di essiccazione del grano, che veniva utilizzato dagli antenati.  

La storia della famiglia di Pastai Cuomo è stata raccolta in un Museo visitabile, ma è anche il nucleo del loro ristorante aperto nel 2018, del B&B, inaugurato l’anno successivo, dove sono affisse le immagini color seppia delle donne e della pasta Cuomo, ognuna con un nome che richiama la Campania. Tipo, Vesuviotta.

“Una sfida vinta – afferma Alfonso – perché abbiamo puntato sul branding identity, su forme particolari di pasta e sulla sua inimitabilità. Il nostro è un prodotto unico, grazie al metodo di lavorazione, e nella sua insostituibilità trascina con sé anche il territorio, un comune di poco più di 28 mila abitanti molto noto per i suoi maccheroni, ma che noi contribuiamo a promuovere anche per altre ricchezze: la valle dei mulini, l’acquedotto medievale e le sue Chiese”.

Oggi i Cuomo danno lavoro a 10 persone, fatturano 700 mila euro consolidati ed esportano l’80 per cento della produzione.

“Numeri – conclude Amelia – che ci portano a elaborare progetti per il futuro. Intanto siamo riusciti a realizzare il sogno del nostro papà, Mariano Cuomo, ingrandendoci e diversificando. Stiamo pensando per il futuro  di buttarci in futuro nella consulenza,  che abbini food territorio e cultura  o addirittura, vendere il nostro format,  costituito da Pasta Cuomo (pastificio), discover Cuomo (Museo) e li Cuomi (ristorante). Per ora, andiamo avanti, sperando in un supporto maggiore da parte di Comune e Regione e in una collaborazione più stretta tra noi pastai. Certe vecchie logiche individualistiche non vanno più bene. Compatti possiamo avere più potere anche per conquistare mercati stranieri, Paesi dove forse è più facile dire che con la cultura si può anche mangiare”.

Cinzia Ficco

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