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Ottobre 10, 2024
Focus

“Caro imprenditore, prendila con filosofia. Quella di Aristotele, Socrate e Popper”

Così Emanuele Sacerdote, autore di un libro sul pensiero prestrategico



Consapevolezza, lungimiranza, governabilità, progresso, futuro, prestrategia

.Sono le parole chiave di “Filosofia per l’impresa”, il libro di Emanuele Sacerdote, pubblicato qualche giorno fa con Il Sole24Ore.

Sacerdote lavora da qualche anno come consulente d’impresa, dopo aver ricoperto vari ruoli in importanti aziende, tra cui quella della sua famiglia, la storica ditta Strega Alberti di Benevento, di cui rappresenta la quinta generazione.

Gli chiediamo cosa sia per lui la  “Filosofia per l’impresa”.

“E’ un approccio – ci dice – qualcuno direbbe una provocazione che vuol far riflettere. La mia idea è quella di portare un’innovazione di pensiero che diventi guida per i manager. Il mio è un metodo deduttivo. Ho scelto alcuni filosofi da cui ho preso degli spunti da usare per costruire un percorso mirato alla managerialità e al progresso. Ho cercato di capire se la filosofia può essere utile all’impresa ed aiutarla a definire una strategia. Ritengo che la filosofia aiuti ad unire al meglio la parte emozionale con quella gestionale. Oggi una delle pecche di tante imprese italiane è la scarsa pianificazione, dato che si pensa soprattutto all’oggi.

Nel concreto, in cosa consiste il suo metodo?

Ho cercato di tradurre il mio metodo con alcune indicazioni: Il progetto impresa è un contenitore aperto e trasparente di diversi saperi (premessa). Il sapere si fonda e si evolve per accumulo e  sedimentazione di differenti conoscere, competenze ed esperienze (premessa). L’impresa per progredire e crescere deve aumentare e affermare il proprio sapere (conclusione). 

L’impresa deve perciò aumentare il proprio sapere e le proprie conoscenze. Come?

Ci sono tre passaggi: la domanda, la discussione, l’enunciazione. Ho preparato una lista di 466 domande relative a tutti gli aspetti della vita di un’azienda. Per rispondere, gli imprenditori e i manager sono per così dire costretti a riflettere e ad analizzare tutti i settori delle loro impresa. In questo modo capiscono cosa non va e cosa fare per innovare davvero, non solo a parole come tanto va di moda oggi.

Ci può fare un esempio concreto di aziende a cui lo ha applicato?

Il libro nasce dal mio modo di lavorare, basato su degli indici di misurazione. Ho raccontato il caso della prima azienda che ha lavorato sulle mie domande, accorgendosi in questo modo delle lacune presenti. Nel concreto penso possa essere molto utile soprattutto se parliamo di sostenibilità e innovazione perché per dare risposta ai quesiti si capisce se davvero si facendo qualcosa o se sostenibilità e innovazione rimangono solo parole vuote.

Ha dedicato il suo saggio alle aziende insoddisfatte e curiose. Perché

Le persone insoddisfatte sono quelle che si mettono in gioco e vogliono migliorare. Il dubbio è un elemento positivo. Al pari dell’insoddisfazione c’è la curiosità, nel senso di essere sempre interessati a conoscere cose nuove e a capirle. Quindi curiosità e insoddisfazione sono il motore di tutto perché danno la spinta ad andare avanti per migliorare. E, spesso, questo è quello che manca nei consigli di amministrazione delle nostre imprese.

Che ruolo può avere la filosofia nella nostra società?

Ritengo debba esserci un capitalismo più virtuoso. Imprenditore e manager, e non solo loro, devono prendersi la responsabilità di quello che fanno, capendo le conseguenze che le nostre azioni hanno sulla società e sull’ambiente. La logica della crescita fine a se stessa non va più bene. La nostra guida deve essere l’agenda 2030 con i suoi obiettivi da raggiungere. Bisogna essere responsabili e misurare le proprie azioni. La sostenibilità va inserita nella cultura di ogni impresa. In questo la filosofia può aiutarci.

Annarita Cacciamani

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