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Maggio 21, 2024
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Dal Tacco d’Italia, scarpe e borse per venti brand del lusso internazionali

In cento anni l’azienda dei Filograna a Casarano è cresciuta, innovando


Filanto, Leo Shoes, Manifattura Af Salento.   Che significa: prima calzature, poi borse e tra breve forse anche abbigliamento.

Cento anni e non smette di cambiare pelle quell’azienda salentina che nel suo portafoglio clienti conta 20 brand del lusso.

Parliamo di una realtà votata all’innovazione continua, che nasce e cresce nel Tacco d’Italia.

“Nel 1923 è iniziata l’avventura di famiglia – ci racconta Sergio Antonio Filograna (Casarano, 1966), nipote del fondatore, alla guida della realtà imprenditoriale – E il merito è senza dubbio di mio zio, il cavaliere Antonio Filograna che, con una visione imprenditoriale quasi ineguagliabile, ha realizzato un’industria calzaturiera riconosciuta a livello mondiale, la Filanto, nel cuore di un Salento fino ad allora  solo agricolo.  Di aneddoti ce ne sarebbero tantissimi da svelare, anche per il carattere estremamente sanguigno di mio zio, ma mi piace ricordare gli insegnamenti che ci ha trasmesso, la voglia e la capacità di poter essere in grado di fare impresa senza doversi necessariamente spostare dal Salento. Ed ora, con me, siamo alla seconda generazione”. 

Nel 2010 nasce Leo Shoes.  Con qualche strappo?

Nel 2010 la Filanto stava finendo il suo percorso produttivo, legato soprattutto alla produzione di calzature a basso costo, a causa dell’ingresso nel mercato mondiale di realtà con costi del lavoro molto più bassi di quelli italiani. Quindi ho dovuto reinventare la produzione, orientandola verso un mercato che riconoscesse ancora nella manodopera made in Italy un importante valore aggiunto. Questo mercato era ovviamente quello dei luxury brand. Nessuno strappo. La mia famiglia è il mio passato, del quale sono orgoglioso, quella che mi ha trasmesso dato i valori più importanti e la passione per questo lavoro, ma è anche il mio futuro, con mia moglie ed i miei figli che rappresentano il mio approdo sicuro alla fine di ogni giornata lavorativa.

Quanto siete cresciuti in tredici anni?

Quando la Leo Shoes ha iniziato la produzione eravamo 30 persone, oggi di collaboratori ne contiamo circa 800. Siamo passati da meno di 100mila paia prodotte nel 2011 ad oltre 2milioni e 200 prodotte l’anno successivo.

Vi siete trasferiti?

La Leo Shoes ha la sua sede nella zona industriale di Casarano, in uno stabilimento di 15mila metri quadrati  ed è la stessa sede storica della Filanto. A Casarano abbiamo la sede del polo industriale delle calzature, mentre la produzione della pelletteria è realizzata nel polo industriale di Alessano e Tricase.  Il gruppo attualmente conta circa 1500 collaboratori ed è suddiviso in tre aziende: Leoshoes conta circa 850 dipendenti, Antonio Filograna circa 350, Manifattura Salento AF quasi 300.   La produzione giornaliera media è suddivisa così: 9.500 paia di calzature, 700 borse 

Fatturato?

Il gruppo nel 2022 ha fatturato globalmente oltre 250milioni di euro, derivanti per la maggior parte dalla produzione di calzature.

Antonio Sergio Filograna, figlio della sorella del fondatore

Dove esportate?

Il Paese in cui esportiamo di più è la Francia, ma abbiamo clienti anche in altri Paesi europei, come Svizzera e Gran Bretagna. Lavoriamo solo con i più importanti brand mondiali del lusso e siamo orgogliosi di avere oggi oltre 20 di questi clienti nel nostro portafoglio.

Quanti tipi di scarpe producete? 

La nostra produzione principale è rappresentata dalle sneakers, ma negli anni su richiesta dei clienti abbiamo allargato la nostra offerta. Negli ultimi mesi è stata avviata anche la produzione della calzatura elegante da donna, completamente diversa da quelle fino ad allora realizzate, e con la quale stiamo avendo riscontri molto positivi. Il prodotto manifatturiero del lusso si basa soprattutto sulla cura dei dettagli, la perfezione dei singoli particolari.  Il made in Italy ha un grande valore per  tecnica ed  artigianalità. 

Concorrenti temibili?

Ogni concorrente è temibile in questo mercato perché la selezione viene fatta a monte, prima di accedere alla possibilità di lavorare per questi clienti con nomi così importanti. Ognuno di loro merita il massimo rispetto, perché capaci di realizzare calzature di altissima qualità, ma non credo che dobbiamo temere nessuno. Siamo certi di poter competere in questo mercato con ciascuno di loro, forti di antiche competenze, tecnologie di ultima generazione e un gruppo manageriale che può rispondere alle richieste più varie. Per questo spesso siamo un’azienda pilota per progetti innovativi.

Chi sono i vostri clienti?

Sono solo i grandi brand del mondo del lusso. Con molti di loro stiamo avviando relazioni commerciali sempre più solide e progettando attività anche su periodi medio – lunghi. Ogni relazione commerciale è, però, basata sul principio di riservatezza.

E’ vero che state pensando anche all’abbigliamento?

La diversificazione delle attività produttive è un aspetto su cui stiamo lavorando molto in questo periodo, quindi non posso escludere un potenziale interesse anche in questo settore. 

Qual è l’elisir di lunga vita, considerando che siete in un centro piccolo, come  Casarano? 

Non ci sono elisir di lunga vita né formule segrete che possano essere utilizzate in questo mondo. Noi cerchiamo di rispondere rapidamente alle esigenze dei clienti, anticipandole quando è possibile. L’intercettare e comprendere le necessità che ogni singolo cliente porta con sé sono le basi per poter instaurare un rapporto lungimirante e di prospettiva.

Quanto sono valorizzate e sostenute aziende storiche come la vostra in Italia?  Si potrebbe fare qualcosa di più?

 Si può fare sicuramente di più. Il settore industriale in Italia è visto non come motore del Paese, ma come suo salvadanaio, da dove si può attingere ogni volta che ci sia bisogno di liquidità. Questo approccio sta mettendo sempre più in crisi le aziende, che richiederebbero le istituzioni come partner per poter crescere ed essere sempre più competitive anche al di fuori dei confini nazionali. Solo così si può portare alto il nome della manifattura italiana, pregiata e raffinata come nessun’altra al mondo. Il made in Italy rappresenta pur sempre  la storia italiana nel mondo con la sua arte e la sua tradizione secolare. E per questo andrebbe difeso e, soprattutto, incentivato.

Cinzia Ficco

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