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Novembre 21, 2024
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Il pasto gratis. Dieci anni di spesa pubblica senza costi (apparenti)

Il nuovo libro dell’economista Veronica de Romanis


Un Paese indebitato è più vulnerabile e meno attrattivo nei confronti di gruppi imprenditoriali esteri. Meno produttivo, perché concentrato sul tentativo di contenere il disavanzo più che sulla crescita e quindi sull’aumento del livello qualitativo dei servizi pubblici.  In uno Stato come questo soldi che andrebbero a stimolare la produzione, quindi da investire per aiutare le aziende a far aumentare la qualità e la quantità di lavoro, vengono dissipati nella spesa per interessi passivi sul debito.

Un caso plastico viene dall’Italia dove da undici anni gli esecutivi nazionali si fanno portabandiera della politica dei pasti cosiddetti gratis, cioè bollinati senza copertura economica.  E più per motivi elettoralistici, che di pura ignoranza dell’articolo 81 della Costituzione. 

Di fatto cosa succede? Dal 2013 tutti i Governi che si sono succeduti hanno giocato al rimpiattino con bonus e mancette di vario ordine per tenersi buono il proprio elettorato, ma con l’inganno, cioè dicendo che erano gratis, mentre aumentava il debito pubblico.

E così Superbonus, Quota 100, Reddito di Cittadinanza, 80 euro, bonus edilizi, bonus monopattino ed altri sono stati elargiti, facendoli passare per gratuiti, sebbene il buon Friedman avvertisse già ai suoi tempi che non esistono pasti gratis.

Il governo di oggi licenzia una misura, quello successivo la fa aumentare, non potendola togliere – altrimenti perderebbe il consenso – e così per anni ed esecutivi successivi, sino a quando l’economia circolare del bonus non si interrompe. In quel caso l’ultimo governo ne paga le conseguenze. Costretto a fare la faccia feroce con gli elettori, tassa o taglia.  

Veronica De Romanis (in foto), docente di Economia Europea alla Luiss Guido Carli di Roma e alla Stanford University a Firenze, sull’argomento ha pubblicato di recente con Mondadori un libro, intitolato Il pasto gratis, dieci anni di spesa pubblica senza costi (apparenti), 160 pagine in cui non fa sconti a nessuno e richiama i politici ad un senso di responsabilità in parte smarrito.

“Quando nel 2011 la crisi dello spread porta alla nascita del governo dei “professori”,- afferma l’economista, il nuovo esecutivo con a capo Mario Monti interviene con tagli e inasprimenti della politica fiscale, misure che riescono a mettere sotto controllo i conti pubblici. Sorte toccata oggi a Giorgia Meloni, che in campagna elettorale voleva, per esempio, abolire le accise sulla benzina, ma che poi fortunatamente ha corretto il tiro. Gli esecutivi che sono venuti dopo il professor Monti, diversi per composizione e agenda politica, hanno avuto un tratto comune, appunto voler porre fine all’austerità. E tornare a spendere, se possibile, senza alcun vincolo, distribuendo risorse prese a prestito – a beneficio di famiglie, cittadini – A una condizione: presentare tali interventi sempre e in ogni caso privi di costi, come se il debito pubblico non fosse quello  degli italiani”.

Una tentazione, questa, ai vari tipi di metadone di Stato che si è rilevata irresistibile. Un vizio bipartisan, da Renzi, a Conte, a Draghi che ha parlato di debito buono. Un collante straordinario che ha trovato tutti d’accordo, perché servire pasti gratis, facendo passare il messaggio secondo cui a nessuno spetti saldare il conto, genera consenso e fa vincere le elezioni. Non importa se questa scelta miope peserà sulle giovani generazioni.

“La verità è che non esistono pasti gratis – aggiunge De Romanis – e che da parte di molti politici che ci governano c’è anche ignoranza. Come si fa a separare il debito dello Stato da quello dei cittadini, se non prendendo in giro gli elettori? Non solo, nel nostro Paese, unico in Europa a inventare le cosiddette clausole  di salvaguardia, cioè trucchetti contabili, a parlare di flessibilità o tesoretto le spese per gli interessi passivi sul debito quest’anno sono pari a 80 mld, nel 2026 saranno di 100 mld. E sa che per la sanità spendiamo 131 mld e per la formazione solo 70mld?”

Ma perché non guardare alla condotta di gran parte delle classi dirigenti del passato che hanno sostenuto politiche inadeguate anche sul fronte pensionistico? “Guardi – la sua risposta- – se ritiene che le baby pensioni abbiano fatto più danni del Superbonus, la realtà è diversa. La misura del 110 per cento intanto non è stata spalmata in decenni ed è stata la più scellerata che sia mai stata fatta e condizionerà la vita dei nostri ragazzi in futuro. Vediamo altre misure. Quota 100, sebbene limitata a tre anni, cancellata, ma varata per mandare via un anziano e far entrare tre giovani nel mercato del lavoro, si basa sul concetto di torta fissa. Invece la torta deve crescere e poi non si mettono i giovani contro gli anziani, ma con gli anziani. Per non parlare del Reddito di cittadinanza che ha mischiato poveri e disoccupati senza generare nuovi posti di lavoro dignitosi e duraturi. Zero politiche attive.  Il Governo Meloni ne sta pagando le conseguenze, ereditando un debito che nel 2021 è stato pari al 147 per cento del pil.  In un contesto di tassi alti e crescente incertezza, far aumentare il debito non è più possibile, il debito smette persino di essere buono,  definizione data da Draghi, ma che è diventata una scusa per aumentarlo. Vuole qualche cifra? Bene, alcuni giorni fa l’Istat dava il disavanzo  al 7,4% del Pil, il Def un mese fa al 7,2, la Nadef ultima al 5 per cento, mentre il Def del 2023 intorno al 3. Cosa significa? Che va sempre peggio e non solo per le famiglie, ma anche per le imprese. Produrre in un Paese indebitato espone a rischi. Ma i cittadini sono sempre più abituati a misure di questo tipo. Altro esempio? Il PNRR. Lì abbiamo sbagliato, volendo tutto e subito. Parliamo di un Paese soffocato dalla burocrazia, che ha preso 209 mld, di cui 121 a debito europeo, che, sì, costa meno, a cui ha aggiunto 30 mld di debito nazionale. Quando e come potremo spendere questa cifra? E poi perché inserire 14 mld di Superbonus?  Avremmo dovuto fare come la Spagna, che ha prima preso le risorse a fondo perduto e ora sta prendendo le altre  in prestito. Ma forse ci ha dato l’alibi a farlo, Draghi, quando ha parlato di debito buono”.

Ci sono tempi per fare debiti o non andrebbero fatti mai? “Bisogna essere sempre trasparenti e trattare come adulti gli elettori – replica – dire quindi a quanto ammonta un prestito, chi ne beneficia, cosa comporta. E invece, si raccontano favole, facendo leva sulle oltre 620 voci tra detrazioni e deduzioni del nostro bilancio, un ginepraio, e inventando trucchi contabili, come le clausole di salvaguardia. Ma l’allergia al rispetto delle regole è stata resa manifesta con il voto sul nuovo Patto di stabilità che, l’ho scritto mille volte, non era un compromesso giusto. Era stato elaborato dal nostro commissario Gentiloni. Gli eurodeputati italiani, da destra a sinistra, unici tra tutte le delegazioni dei 27 Stati membri, si sono astenuti”.

Ma come “sciogliere” questa montagna di debito?  “Con una spending review fatta – conclude de Romanis – non da un tecnico, ma un politico che tagli e metta le somme dove occorre. Tagliare o alzare le tasse sono azioni che spettano ai politici”.

Cinzia Ficco

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