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Maggio 3, 2024
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“La Sicilia? In futuro, un hub naturale per l’idrogeno al centro del Mediterraneo”

Parla Giovanni Musso, Ceo Irem spa di Siracusa, ex Solesi, che conta 5mila dipendenti

Solesi nasce negli anni Settanta in pieno boom dell’edilizia che comprendeva anche la costruzione delle opere di primaria e secondaria urbanizzazione. Gli uffici erano di circa 70 metri quadrati con due persone in amministrazione e due tecnici con circa 15 lavoratori. Step by step, la Solesi comincia ad essere conosciuta e a far crescere il suo fatturato, le sue risorse umane e il profitto che venina reinvestito. Il suo sviluppo economico e dimensionale attraverso l’acquisizione di importanti lavori e la voglia di creare un gruppo di imprese da parte degli azionisti  (gruppo specializzato in diversi settori della costruzione), portarono alla nascita dell’attuale realtà imprenditoriale”.

Così Giovanni Musso (in foto), nato a Noto nel 1965, racconta la storia del Gruppo siciliano Irem, che conosc da molti anni. www.iremspa.it . Ci entra come CFO, dal 2006 ricopre incarichi di governace delle imprese internazionali partecipate da Irem e da player leader nel settore dell’energia. Dal 2017 è Ceo e Amministratore Delegato della IREM S.p.A.

Realtà negli anni cresciuta con la costituzione di nuove società che potessero coprire tutte le fasi di costruzione di una raffineria.  Dalle fondamenta alla coibentazione alla parte strumentale passando per le attività di montaggio.

La Irem è stata fondata nel 1979 ed è attiva nei mercati nazionale ed internazionale nel settore energetico tradizionale e in quello green. Grazie al know how acquisito in tanti anni di lavoro, gli elevati standard qualitativi e tecnologici raggiunti e la puntualità nella consegna dei lavori, la società è riuscita a collocarsi fra i più apprezzati nomi del settore a livello internazionale non più come semplice subappaltatore, ma da partner di grandi player internazionali per la realizzazione di grandi progetti ad alto contenuto tecnologico in giro per il mondo.

“La commessa che ci ha permesso di svoltare è stata  quella in Arabia saudita nel 2007, relativa alla costruzione di un Ethylene plant del valore di 160mil usd. Mi ricordo che comprammo attrezzature e mezzi del valore di 21mil di euro per eseguirli quando, a quel tempo, Irem ne possedeva circa 5 mil accumulati in più di 20 anni. Fu un lavoro molto complesso e impegnativo sia dal punto di vista tecnico che finanziario. Avevamo circa 2.200 persone di nazionalità diversa: filippini, indiani e vietnamiti e dovevamo coordinarli bene, soddisfare le loro esigenze facendoli sentire a casa. Ci eravamo attrezzati con una mensa che potesse offrire cibi diversi nel rispetto delle loro usanze. Il lavoro durò circa due anni e ci furono momenti di tensione perché era la prima volta che affrontavamo un lavoro così complesso e in un luogo sconosciuto, profondamente diverso dal nostro. Quando ultimammo la commessa eravamo molto soddisfatti perché consapevoli di poter affrontare lavori più grandi e gestire bene più di 2000 persone”.

Poi? “Nel 2009 fummo coinvolti dalla Total per l’esecuzione di un lavoro in Inghilterra nel Lincolnshire, che scatenò le ire dei lavoratori inglesi. Ci furono scioperi e proteste dei lavoratori inglesi perché lavoravamo con personale italiano. Mi ricordo che intervennero l’onorevole Frattini, il presidente della Repubblica per difenderci, mentre il premier Inglese, Gordon Brown, dichiarò che gli scioperi erano indifendibili. Irem si trovò così su tutte le prime pagine dei giornali Finacial Times, The New York Times, the Wall Street Journal, the Sun, Daily e sui nostri per più di 10 giorni. Alla fine la Total dichiarò che solo Irem fosse in grado di eseguire quel lavoro e così tutto terminò con una grande pubblicità positiva per Irem”.

Da quel momento arrivano per il Gruppo più offerte di lavoro, tanto che il fatturato passa da 80 mil nel 2007 a 130 mil nel 2010, fino a 200 mil nel 2020 con un aggregato di 330mil. Attualmente il Gruppo ha una forza lavoro di 5000 dipendenti, attrezzature e una importante Yard di 150mila metri quadrati che serve alla realizzazione delle attività di prefabbricazione di manufatti, trasportati poi via mare nei siti industriali del nord.

“Un dato degno di nota – rimarca Musso – è che stiamo ultimando una commessa in Ungheria relativa alla costruzione di un impianto petrolchimico per conto della Thyssen del valore di 259 milioni. E’ stata la più grossa commessa mai realizzata prima con una forza lavoro di 2.600 persone di cui 800 ucraini. Quando è scoppiata la guerra abbiamo recuperato le loro famiglie ai confini con l’Ungheria e portate vicino a loro. Ancora oggi una parte lavora con noi. Attualmente Irem è presente con le sue branch o subsidiary in Ungheria, Olanda, Svezia, Oman, Egitto, Suriname, Francia, Grecia e Kazakistan.  Il suo punto di forza è la capacità di gestire e affrontare la complessità del progetto come main contractor, consegnando lavori chiavi in mano. E questo perché le diverse fasi di costruzione di una raffineria vengono affidate alle società controllate dal Gruppo”.

Irem sta già partecipando alla transizione energetica che sta avvenendo in tutta Europa spostandosi dalla costruzione di impianti tradizionali per la produzione di energia elettrica ad impianti green in Europa. “Ha acquisito una commessa in Svezia a Boden con il cliente H2 Green Steel per la costruzione di una acciaieria verde. H2 Green Steel sta guidando una delle più grandi iniziative di impatto climatico a livello globale. L’azienda ha l’obiettivo di decarbonizzare le industrie hard-to- abate, iniziando dalla produzione di acciaio con emissioni di CO2 inferiori fino al 95% rispetto all’acciaio realizzato con altiforni alimentati a coke”.

Altra commessa acquisita – aggiunge Musso,  che è anche presidente di Confindustria Siracusa – è in Germania ed è relativa alla costruzione di una acciaieria sempre alimentata ad idrogeno verde.  In Sicilia Irem ha costituito la Res integra, che rappresenta una business unit nata per realizzare progetti di produzione di energia green.  Appena avremo ricevuto le relative autorizzazioni dagli enti competenti- speriamo presto- inizieremo la costruzione di un impianto   per la produzione di idrogeno rinnovabile a Priolo Gargallo (SR). Il progetto è denominato H2 Sr e prevede la ristrutturazione di un’area industriale dismessa di Priolo Gargallo. Il cuore dell’impianto è l’Elettrolizzatore. Questa apparecchiatura riceve in input energia elettrica e acqua, e restituisce come output idrogeno e ossigeno. Il progetto H2-SR prevede di produrre circa 170 tonnellate l’anno di idrogeno rinnovabile tramite l’energia elettrica generata da un impianto fotovoltaico dedicato di circa 5 MW di potenza. La produzione di energia elettrica da fotovoltaico assicura che anche l’energia elettrica utilizzata sia totalmente rinnovabile. L’idrogeno rinnovabile prodotto potrà essere utilizzato per i mezzi di trasporto, ad esempio, autobus a idrogeno per il trasporto pubblico già esistenti e utilizzati al Nord Italia e per i processi di raffinazione del polo industriale di Siracusa. L’impianto verrà realizzato grazie al bando Hydrogen valley in ambito del PNRR. Questo in linea con le strategie della UE che punta sull’idrogeno per affrontare la crisi energetica, ridurre le emissioni e aumentare l’indipendenza energetica. La Sicilia così come confermato da Bruxelles può diventare un ponte per l’Italia e per il resto dell’Europa poiché è un hub naturale per l’idrogeno al centro del mediterraneo. Attraverso la collaborazione con i Paesi africani che hanno un potenziale immenso in termini di solare eolico e idrogeno verde, la Sicilia può rappresentare un hub europeo e potrebbe garantire una maggiore indipendenza energetica di tutto il Paese, riducendo le emissioni”.

Lasciando Irem, qual è il punto critico per lo sviluppo economico di tutto il Paese? “E’ rappresentato dal mismatch delle competenze sia a livello di tecnici specializzati che di manager. Oggi il 50% dei posti delle aziende è vacante perché non si trovano sul mercato le figure necessarie. Occorre tener presente che in passato i limiti per la crescita erano rappresentati dalla capacità di ottenere credito o dalla forza commerciale, oggi la mancanza delle risorse umane rappresenta il vero limite al salto dimensionale delle aziende. La mancanza delle competenze, l’assenza di candidati sono figli della pandemia prima, dell’inserimento del reddito di cittadinanza senza obiettivi poi. A questi si sono aggiunti modelli di lavoro pubblicizzati dai media e dal guadagno facile, oltreché un disallineamento formativo che ha origine nel sistema educativo. Per superare questo gap occorre da un lato, puntare a una formazione continua sia per i giovani in cerca di lavoro sia per gli adulti che necessitano di aggiornare le proprie competenze lavorative e sociali. Dall’altro, migliorare il dialogo tra scuola-impresa. Serve impegnarsi a costruire percorsi formativi partendo dai corsi di orientamento scolastico, universitario e professionale. Fondamentale promuovere in modo determinante gli Its   (istituti tecnici superiori) affinché le competenze siano in linea con le esigenze delle aziende, i progetti e gli investimenti previsti nel Pnrr. Inoltre per realizzare gli investimenti secondo le linee guida del Pnrr occorre che il governo si impegni a snellire i tempi della burocrazia, velocizzando gli iter autorizzativi per far partire gli investimenti. Si rischia che rimangano sulla carta. L’eccessiva burocrazia ostacola l’innovazione e la competitività,  non attira investimenti. Investimenti significa occupazione e creazione di ricchezza per la regione e l’intero Paese”.

Capitolo ESG: “Mi sembra prematuro affermare che siano poco utili o senza contenuti. Ricordo che anche il modello 231 sembrava essere privo di senso. Poi la Cassazione la ritenne utile per determinare responsabilità aziendali in materia di sicurezza. Oggi tutte le aziende sono dotate di modelli secondo la 231. Il modo di gestire le aziende è ormai cambiato, non è basato solo sul profitto, ma anche sull’impatto che l’azienda ha sul territorio in cui è inserita, ossia sul sociale e sull’ambiente. Pertanto l’attività aziendale deve essere ispirata alla trasparenza, fornire informazioni che riguardano l’ambiente, il trattamento dei dipendenti, la governance, la parità di genere. Penso che la sostenibilità sia importante. Il rispetto dell’ambiente, del benessere sociale e della buona governance diventeranno fattori fondamentali nella valutazione delle aziende”.

Pochi giorni fa è stato assegnato alla Irem Spa di Siracusa il premio Legalità e Profitto Economy-Nsa Award 2024, riservato alle 100 piccole e medie imprese del panorama nazionale che hanno ottenuto il rating di legalità.  In concreto, che valore ha questo riconoscimento e come si può spendere? “Sì, è stato il 10 Aprile 2024 al Senato, e alla presenza di Antonio De Poli, Questore del Senato, del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alessandro Morelli e di  Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia. Irem è stata premiata in quanto si è distinta per solidità economia – come appurato dai parametri di redditività e stabilità patrimoniale, ma soprattutto per la piena osservanza e il pieno rispetto delle regole. Un riconoscimento esclusivo dedicato alle 100 imprese meritevoli su tutto il panorama nazionale che lavorano sul mercato da protagoniste, senza apporre deroghe al più rigoroso rispetto delle leggi. Un premio che gratifica l’impegno di tutto il personale e la fiducia di tutti gli stakholder. Oggi Irem ha il massimo del rating di legalità assegnato da AGCM che testimonia l’affidabilità dell’azienda, tanto nei mercati quanto negli appalti. Ciò vuol dire essere credibili a 360°. La Irem sin dall’anno della sua fondazione (nel 1979), ha dimostrato non solo di esserlo, ma di voler continuare su questa strada, restando al passo coi tempi, aggiornandosi e rispettando con i più elevati standard i parametri e le nuove norme in materia che caratterizzano i nuovi modelli di businnes”.

Quanta ricchezza la spa ha prodotto per Siracusa e come la Irem è stata ripagata dalla città? “Irem lavora per circa il 90 % all’estero, quindi incassa da clienti esteri e paga stipendi in Italia, in particolare nella provincia di Siracusa.  Poi tali somme vengono spese per acquistare beni di consumo sul nostro territorio. Quindi ritengo che Irem partecipi in modo positivo all’economia e al pil della provincia e di tutta la Sicilia. Pertanto, le persone riconoscono in Irem una azienda che dà lavoro e migliora la qualità della vita del territorio”.

Quanto è difficile guidare un Gruppo come la Irem in una terra come la Sicilia e cosa si aspetta dal Governo? “Effettivamente siamo un pò distanti dalle nostre business unit che si trovano sparse in Europa, Medio Oriente, Africa del nord, America centrale. Quindi sosteniamo elevati costi di trasporto che con lo smart working sono un po’ diminuiti. Sicuramente gestire dalla Sicilia non è facile, mancano le infrastrutture, abbiamo un problema di rifiuti che lede la nostra immagine, ma abbiamo fiducia nel cambiamento e quindi pensiamo che presto questi problemi non ci saranno più.  Speriamo che con le risorse del Pnrr, le infrastrutture possano migliorare cambiando ancora di più in positivo l’immagine della Sicilia. Sono esponente di Confindustria, che è in contatto con il Governo. All’esecutivo vogliamo dire che dove nasce un’azienda, lì si creano ricchezza, occupazione e sviluppo del Paese. Pertanto occorre che le normative siano vicine alle esigenze delle aziende sane che vogliano continuare a crescere e creare valore”.

Cosa vi ha permesso di resistere nei 45 anni di vita? “Sicuramente la diversificazione dei mercati. Abbiamo da sempre puntato all’internazionalizzazione, considerandola non un’ opzione strategica, ma una scelta obbligata per crescere e consolidarsi nei mercati”.

Come la Irem sta vivendo questa fase e cosa teme di più? “Il rischio geopolitico. I conflitti in corso in Medio Oriente, Asia ed Europa dell’est potrebbero intensificarsi ulteriormente portando a una ampia destabilizzazione dei mercati con riflessi negativi sulle aziende e sull’economia. In futuro? La continuità aziendale e il consolidamento nei mercati nazionali e internazionali sono i principali obiettivi che fortissimamente vogliamo raggiungere senza trascurare la formazione del personale utile a rimanere competitivi”.

Cinzia Ficco

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