Massimo Malaguti (illycaffè) sulle risorse umane e la flessibilità in Italia rispetto al resto del mondo
“”Gestione delle Risorse Umane: in Italia il campo di gioco, delineato da aspetti normati e culturali, rende la gestione più articolata e più lenta. Siamo in buona compagnia con Francia e Germania, ma rispetto a quanto avviene nel resto d’Europa, negli Stati Uniti, in Asia, la flessibilità organizzativa è minore.”
A dichiararlo è Massimo Malaguti, Chief People & Organization Officer presso illycaffè di Trieste.
Malaguti, 51 anni, romano, laureato in Economia aziendale, di esperienza nel settore HR a livello internazionale, ne ha. Ha vissuto in Cina, Svizzera, Belgio ed un quadro piuttosto ampio se l’è fatto.
“In Italia – afferma – c’è un’ottima cultura di Gestione delle Risorse Umane, ma spesso il quadro amministrativo e normativo allunga i tempi di reazione. Oggi i tempi di azione e reazione delle aziende al mercato devono essere più rapidi per consentire di mantenere competitività sia sul mercato interno che su quello estero. Soprattutto perché dalla globalizzazione, dall’avvento delle nuove tecnologie, dalle pandemie e dalle guerre, le aziende hanno subito scossoni, ma stanno dimostrando voglia, capacità imprenditoriale e manageriale per venirne fuori, adattarsi e crescere.”
Quale dovrebbe essere il rapporto ideale tra imprenditore e responsabile risorse umane? “Imprenditori o CEO ed HR – replica – dovrebbero instaurare una partnership forte, che li porti insieme a conciliare Valore e Valori: massimizzare la ricerca di profitto, ma farlo in maniera etica guardando con attenzione a dipendenti, comunità in cui si opera, ambiente e ad ogni stakeholder con cui si interagisce direttamente o indirettamente. E questo è un aspetto che suscita interesse e sempre maggiore considerazione da parte dei candidati e dei dipendenti, che guardano con sempre maggiore attenzione a temi di sostenibilità ed inclusività. Essere in grado di creare una partnership efficace con il business, essere in grado di capirne esigenze e possibili sviluppi è uno degli elementi su cui si fonda la credibilità di un HR. Ciò insieme alla capacità di essere veloce – mai superficiale – eliminare sovrastrutture non necessarie nel prendere decisioni e nelle argomentazioni con il business. L’HR non deve mai essere percepito come un elemento bloccante o di freno.
Sarebbe utile uno psicologo nelle aziende? “Sarebbe utile – la sua posizione- che ogni capo e le persone del suo team riuscissero a mandarsi feedback continui, ascoltare di più per avere il supporto giusto prima che un possibile problema si palesi: questo è fondamentale”.
Quanto le aziende italiane riescono a valorizzare un talento a differenza di quelle che ha conosciuto nel resto del mondo e cosa si intende per talento? “Il talento – risponde – può variare da azienda ad azienda. Dipende molto dal contesto in cui si opera. Alcuni aspetti che ci fanno capire di aver di fronte persone potenzialmente di talento è che siano persone curiose, desiderose di fare esperienze nuove, imparare continuamente e crescere. Talento è chi lavora e ragiona fuori dagli schemi. Sono persone che hanno intuizioni, guizzi di creatività e fanno crescere l’azienda. Per trattenere un talento? Occorre farlo uscire dalla sua comfort zone, offrirgli esperienze sempre nuove, alzare continuamente la loro asticella. In Italia ci sono sicuramente aziende che rappresentano best in class a livello internazionale nella gestione e sviluppo dei propri talenti”.
Come sta cambiando la gestione delle risorse umane in illycaffè? “Intanto – risponde – quando sono entrato, ho trovato un ambiente inclusivo. E’ stato facile far ottenere all’azienda la certificazione sulla parità di genere ad ottobre 2023. Ci stiamo attrezzando perché con le 1200 persone che lavorano in Illy, venga sempre premiato il merito. E’ stato avviato un processo di Talent review per valutare performance e potenziale di tutte le nostre persone. E’ un processo in cui ogni persona può avere un ruolo attivo, oltreché di valutato, dando il proprio contributo con feedback basati sulla propria esperienza e osservazione. Ogni persona, che abbia maturato almeno sei mesi di anzianità, viene coinvolta”.
Ultima curiosità? Come deve formarsi un responsabile HR? “Deve avere, più che una cultura umanistica – chiarisce – una sensibilità umanistica, una capacità di ascolto ed empatia, ma anche capire di business C su quello estero, Quindi avere gli strumenti per entrarci in sintonia e capacità analitiche. Ai numeri non si può non guardare. E non è un caso che oggi si assista a manager di business passare a ruoli di responsabilità in HR ed HR leader assumere ruoli in funzioni di business”.
L’azienda intanto fa sapere di avere ottenuto la certificazione UNI/PdR 125:2022 sulla parità di genere, rilasciata alcune settimane fa nel corso di un evento ufficiale a Trieste da DNV, ente indipendente che fornisce servizi di assurance e gestione del rischio a livello globale.
Biografia: Originario di Roma dove si è laureato in Economia Aziendale, ha acquisito un’esperienza di oltre 20 anni nella gestione e nello sviluppo delle risorse umane in multinazionali italiane come: Luxottica, Ferrero e aziende estere di diverse industries (Fashion, Food, Furniture, FMCG), sia familiari che multinazionali quotate. Durante la sua esperienza ha avuto l’opportunità di vivere in varie città in Italia e all’estero (Cina, Svizzera, Belgio).
Cinzia Ficco