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Maggio 20, 2024
Innovazione

Guardare Oltree una montagna di ciliegie scartate e farne un prodotto di bellezza

E’ successo a Barbara Vecchi, fondatrice di un’ azienda che utilizza l’iperfermentazione della frutta


Oltree è un’impresa fondata da Barbara Vecchi  ed è una società benefit di cosmesi naturale e sostenibile, che coniuga la passione per la tecnologia, il benessere e la natura.

Quella di Barbara Vecchi è una storia di resilienza: nel 2012 ha avuto un’emorragia cerebrale, la tecnologia e la sua esperienza nelle neuroscienze hanno giocato un ruolo fondamentale per riprendersi. Dopo questo stop forzato, sceglie di ripartire e fondare, nel marzo del 2014, Hopenly, una PMI innovativa di Data Science con una precisa sfida: far parlare i numeri attraverso le tecnologie più innovative e gli algoritmi più evoluti.

Ora dopo aver venduto Hopenly si è rimessa in gioco all’età di 52 anni e ha deciso di seguire un master sulla sostenibilità presso l’Università Cattolica di Milano, unendo la sua passione per la tecnologia con quella per il benessere e la natura.

Poco dopo ha dato vita a Oltree, https://www.oltree.it/ una società benefit con una forte sostenibilità integrata nel suo DNA.

 Oltree nasce dalla visione di una “montagna di ciliegie” scartate che  producono prodotti di bellezza con una particolare attenzione alla salute del pianeta. Utilizza l’iper-fermentazione per ridare vita agli scarti: questo approccio innovativo non solo riduce gli sprechi, ma garantisce un effetto di cosmesi combinando le proprietà degli iperfermentati a quelle degli antiossidanti delle ciliegie.

Barbara, perché nasce Oltree?

«Ho sentito il bisogno di agire, dare il mio contributo per invertire la rotta. C’è stato un periodo della mia vita, soprattutto da piccola, in cui ero particolarmente sensibile ai temi della sostenibilità, poi però mi sono persa. Dovevo riprendere la strada, integrando le tecnologie che si sono sviluppate negli anni e che possono davvero fare la differenza. Non ho ancora esplorato tutte le potenzialità che il progresso ci offre, ma voglio assolutamente scoprire di più, fare di più e lo farò. Siamo tenuti a spendere la nostra esperienza e le nostre risorse in questa direzione anche per dare una speranza alle nuove generazioni. Non possiamo fingere che vada tutto bene per poi giustificarci dicendo che non potevamo fare di più. La nostra generazione ha contribuito alla situazione disastrosa in cui imperversa il nostro Paese ed è nostro il compito di porvi un rimedio, o almeno di provarci con tutte le forze».

Quale caratteristica peculiare prevede il core business della sua impresa?

«Essere nativamente sostenibile da un punto di vista ambientale e sociale. Oltree rispetta l’economia circolare sin dalla sua fondazione, con attenzione a tutte le fasi del processo produttivo: dalle materie prime all’imballaggio. L’idea è proporre prodotti di bellezza che rendano più bello il pianeta insieme alle persone che lo abitano, in un doppio binario che è il cuore della sostenibilità: da una parte l’ambiente, dall’altra le persone. Utilizziamo un tipo di carta proveniente dalle lavorazioni agroalimentari, confezioni in plastica riciclata ottenuta dal PET, i nostri prodotti sono tutti a base di iperfermentato (combinazione di bioliquefazione e fermentazione) di ciliegia di Vignola, in una logica produttiva basata sulla circular economy. L’attenzione alle persone è poi centrale. Per fare un esempio, riportiamo in ogni confezione la descrizione del prodotto in braille».

Come sostenere e favorire la sostenibilità delle imprese in questo momento storico?

«Ritengo che il primo passo sia fornire incentivi economici e fiscali alle aziende che investono in sostenibilità nel senso ampio del termine. Le materie prime riciclate costano di più di quelle vergini perché devono essere separate da altri materiali e lavorate per essere rigenerate, ma consentono un risparmio in termini di smaltimento dei rifiuti e utilizzo di energia elettrica, senza contare che la riduzione nell’uso del carbon fossile genera un servizio di cui beneficiamo tutti. Minor inquinamento equivale infatti a benessere della popolazione. Al momento i prodotti veramente green hanno costi medi o medio alti, che non si riducono perché le materie prime costano in media un 20% in più. Un intervento di tipo statale incentiverebbe senz’altro la transizione, oppure la nascita di attività native sostenibili come Oltree, consentendo ai consumatori finali di scegliere davvero grazie a un’effettiva competitività di questi prodotti nel mercato».

Che ruolo assume la tecnologia nell’economia del XXI secolo?

«La tecnologia è senza dubbio molto importante, perché permette di misurare gli impatti e programmarne la riduzione, consente di dare delle indicazioni sulle strade da percorrere per migliorare la qualità della vita delle persone. Pensiamo alla mappatura del genoma, alla medicina di precisione, alle smart city, ma anche ai nuovi materiali, ai mezzi per contrastare il cambiamento climatico, per supportare la filiera dell’agrifood e, di conseguenza, per contrastare la povertà. I supercomputer non sono proprio a basso impatto, però, se utilizzati bene, possono generare impatti molto positivi sulla qualità della vita delle persone nell’intero pianeta».

Quanti scarti vengono gettati inutilmente mentre potrebbero essere utilizzati nuovamente?

«Gli scarti che vengono buttati inutilmente sono principalmente quelli della frutta e della verdura, per imperfezioni o perché deperiscono ancora in molti supermercati. Poi le plastiche, che, anche se non sono propriamente scarti, possono essere inserite nel medesimo ragionamento, in quanto il loro mancato riutilizzo causa gran parte dei problemi ambientali legati a fiumi e mari».

Qual è la situazione italiana delle piccole e medie imprese impegnate verso la sostenibilità?

«Devo dire che ci sono imprenditrici e imprenditori illuminati e competenti, con valori molto forti e una buona preparazione imprenditoriale oltre che di settore. Tuttavia nessuno di questi ha vita facile, prima di tutto per i costi. Innanzitutto si deve investire tantissimo in comunicazione, perché si è creata molta confusione su cosa è green, sostenibile, riciclabile e riciclato. Per diffondere consapevolezza e posizionarsi serve uno sforzo notevole. Si compete in mercati globali insieme a grandi aziende che possono investire ingenti somme in marketing e comunicazione, trovare uno spazio e far comprendere ai consumatori il valore di quello spazio non è affatto semplice».

Francesco Fravolini

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