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Aprile 28, 2024
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“I nostri 50 anni? Differenti. Presto una scuola di maglieria li farà conoscere ai più giovani”

Gianmarco Alessandrone, business development manager di Diana Studio, azienda toscana


Diana Studio è un brand di maglieria prodotta e lavorata seguendo un design italiano, manifattura di valore e sostenibilità.

Sono queste le caratteristiche della produzione su cui si basa Diana Studio, specializzato in un concept di maglieria basica, ma ricercata dai valori etici e sociali grazie al progetto di globalizzazione sostenibile attuato in Bangladesh. È chiaro e semplice lo slogan: “We made differently”!

Obiettivo di Diana Studio (https://www.diana.studio/archivio-home/)

Realizzare un prodotto eccellente, partendo da materie prime italiane, per produrre maglieria di qualità in maniera etica e sostenibile. È senza dubbio un nuovo concetto di produzione, un’altra modalità di pensare l’azienda del XXI secolo per offrire un modello positivo in termini di protezione dell’ambiente, senza dimenticare di veicolare sia un prodotto sia un messaggio che promuova la consapevolezza dei consumatori. «Diana Studio registra un fatturato di 10 milioni di euro all’anno – dati forniti dall’azienda – con 19 dipendenti e uno stabilimento che si estende su 1.600 metri quadrati».

Le origini di Diana Studio

Le radici affondano nella storia e nella tradizione dell’azienda Diana, azienda con sede in Toscana e specializzata nella maglieria da più di 50 anni: da qui deriva uno studio meticoloso e una ricerca attenta dei fitting, dei lavaggi e dei processi di resa dei capi per ottenere un prodotto estremamente curato e realizzato con filati 100% italiani. Lo sviluppo del filato, le macchine all’avanguardia nella tecnologia della maglieria e la confezione hanno come unico scopo quello di valorizzare lo studio e la conoscenza nel campo della maglieria italiana nel mondo. Dalla tessitura alla rimagliatura, passando per il finissaggio, tutto avviene rispettando valori di sostenibilità grazie ad una costante attività di tracciabilità del processo produttivo tramite la presenza di un reparto dedicato che gestisce responsabilmente la filiera. La valorizzazione delle persone coinvolte nel processo della produzione si coniuga alla valorizzazione della maglieria stessa come tradizione da condividere, che attribuisce dignità e prestigio alla manualità e alla tecnica. Cura dei dettagli, unicità delle soluzioni ed elevata conoscenza tecnica del prodotto contraddistinguono il design italiano del brand, i cui capi si ispirano a modernità e praticità, traducendo un know how autentico che passa attraverso un patrimonio fatto di ricerca e sviluppo costante.

La collezione è composta da una linea di 12 capi basici continuativi, arricchiti da una proposta fantasia che varia per ogni stagione.

Interno di Diana Studio

Con Gianmarco Alessandrone, business development manager di Diana Studio, approfondiamo la modalità della nuova scelta economica di Diana Studio.

Gianmarco, come avete rivoluzionato il processo produttivo?

«Il processo produttivo è stato rivoluzionato sotto due aspetti principali in relazione al nostro obiettivo di raggiungere una qualità accessibile e sostenibile nel settore della maglieria. La qualità è possibile grazie all’utilizzo di materie prime italiane, in quanto lavoriamo con le filature che per tradizione e caratteristiche sono le migliori al mondo. Questi materiali vengono utilizzati principalmente in Bangladesh, Paese in cui, si è vista l’opportunità di trasmettere la nostra conoscenza tecnica per raggiungere il livello di un prodotto di fascia alta in un paese straniero. E questo valutando, la capacità produttiva e di investimento in nuove piattaforme di produzione di eccellenza. Questo ci ha permesso così di elevare il livello di conoscenza in questi paesi, che al momento purtroppo sono sfruttati per produzioni di massa a bassissimo valore. Non da ultimo, questo processo avviene in maniera estremamente efficiente, in quanto Diana Studio è un produttore di maglieria che non si affida a intermediari, ma si avvale di un know-how che risale a 50 anni di investimenti in ricerca e sviluppo nel settore».

Per Diana Studio cosa significa valorizzare la manodopera?

«Innanzitutto, far passare il messaggio che la sostenibilità non è solo ambientale ma anche culturale: è importante che le persone coinvolte nel processo produttivo siano considerate come attori principali nella creazione di valore del marchio stesso. Coinvolgere un gruppo di lavoro in un Paese completamente differente conduce ad un importante scambio culturale, il quale avviene in una sala di sviluppo prodotto che lavora a stretto contatto con il nostro team tecnico italiano, sul posto ogni settimana. Per dare un’idea concreta, il valore medio dei nostri capi è superiore del 300% rispetto a quello che mediamente si trova in questi Paesi. Questo comporta salari maggiori, ambienti di lavoro puliti e sicuri e, non da ultimo, la creazione di consapevolezza dell’esistenza di un prodotto bello, di valore e qualificante».

Che ruolo assume la sostenibilità nella vostra produzione?

«L’abbigliamento è una categoria merceologica inquinante, la vera arma per combattere questo pesante ed incombente fardello è comprare meno. Questo comporta offrire prodotti che possano per gusto e qualità durare nel tempo, costituendo un modo contemporaneo di approcciare la moda, in cui si compra meno, ma meglio. Il nostro maglificio è stato tra i primi nel distretto ad ottenere tutte le più prestigiose certificazioni dalle lane responsabili ai materiali riciclati (RWS, OCS, GRS, RMS), operando e garantendo la tracciabilità della supply chain».

Perché potenziare l’artigianato a Diana Studio?

«Tutto il nostro lavoro parte dalla sede in Italia, vicino Firenze: qui da più di 50 anni un gruppo estremamente qualificato investe continuamente in studio di prodotto di maglieria. Nel distretto troppo spesso si sente dire che non si trovano più giovani disposti a spendere una carriera nell’artigianato. Al contrario noi abbiamo deciso di creare un gruppo giovane di lavoro che affianca un team senior anche nei processi di tessitura e confezione, pronti ad imparare in un ambiente in cui la cultura aziendale valorizza e preserva le maestranze. Un progetto futuro sarà aprire le porte del nostro laboratorio a istituti di formazione, per creare una scuola di maglieria per le nuove generazioni. All’interno della nostra struttura in Italia abbiamo inoltre una produzione di maglieria Made in Italy di altissima gamma».

Qual è l’importanza della maglieria nell’economia italiana?

«Se è difficile dare dei numeri, sono certo che la maglieria in Italia faccia parte dei concetti più ampi di tradizione e bellezza di cui noi siamo orgogliosi custodi. Ancora più importante è valorizzare la conoscenza e la maestria della catena del valore coinvolta, il cui know-how non può essere perduto solo per cercare un prezzo migliore».

Come è valutato il made in Italy sui mercati internazionali?

«Sicuramente è valutata positivamente l’idea di made in Italy, bisogna tuttavia distinguere il concetto dalla realtà. Spesso, infatti, il made in Italy è solo un’etichetta, ma per noi di DianaStudio non è così. Crediamo molto in un’evoluzione culturale che porti i consumatori  a chiedersi chi sia il produttore dei capi, che quasi sempre non corrisponde al brand acquistato presente sull’etichetta. Conoscere le realtà produttive racconta la storia del prodotto meglio di qualsivoglia campagna di marketing; un capo creato in ambienti sani, puliti, illuminati, la cui produzione avvalora le persone impegnate nel processo, è la chiave per un prodotto che abbia concreta bellezza. Noi siamo questo, in Italia e all’estero, e vogliamo raccontarlo ad un consumatore finale consapevole».

Francesco Fravolini

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