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Maggio 20, 2024
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Federico Pirro: “Povero? Ma no, il Sud è una sorpresa”

Parla il docente dell’Università di Bari

Federico Pirro, docente di Storia dell’Industria nell’Università degli Studi di Bari

Il Sud è forse povero di industrie come molti ritengono? O è alle soglie della desertificazione industriale?

Sono affermazioni smentite dallo studio della SRM Gruppo Intesa Sanpaolo e del CESDIM – Centro studi e documentazione sull’industria nel Mezzogiorno dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro sull’industria manifatturiera nell’Italia meridionale pubblicato di recente.

Sono infatti molto numerosi i siti in produzione di big player rappresentati da industrie settentrionali ed estere, pubbliche, private e cooperative localizzate nelle otto regioni meridionali con le loro supply chain, ma sono altrettanto numerosi i cluster di PMI diffusi in tutto il Sud. Infatti una sistematica esplorazione compiuta da chi scrive dei maggiori poli industriali esistenti nell’Italia del Sud e dei tanti addensamenti di piccole, medie ed anche grandi aziende di imprenditori locali insediate in tutte le regioni meridionali, sia pure con diversa densità territoriale, ha consentito di scardinare ogni visione riduttiva di un apparato manifatturiero ed energetico del Mezzogiorno che, pur non essendo paragonabile a quello dell’Italia settentrionale per capacità installate, numero di addetti, fatturati ed esportazioni, ha posto tuttavia in evidenza come esso sia parte integrante e di rilevanza strategica di quello nazionale, e concorra alla sua competitività nello scenario mondiale.

Nell’Italia meridionale sono ormai consolidati primati nazionali assoluti nelle seguenti produzioni e localizzazioni di capacità di importanza strategica per il Paese:

1) di oltre il 50% dei laminati piani grazie al Siderurgico di Taranto, quando esso, raggiungendo e superando gli 8 milioni di tonnellate all’anno, ha potuto dispiegare la sua capacità produttiva tuttora installata, ma ad oggi non integralmente utilizzata a causa del tetto massimo di 6 milioni annui imposto nel periodo di attuazione dell’AIA;

2) del 68,6% della capacità di raffinazione petrolifera italiana con le grandi raffinerie della Saras in Sardegna, di Isab, Sonatrach e della Ram in Sicilia e dell’EniR&M a Taranto. A Gela (CL) inoltre l’Eni ha riconvertito la sua vecchia raffineria in bioraffineria;

3) di ben oltre la metà delle autovetture costruite in Italia e della totalità di veicoli commerciali leggeri; le auto sono costruite negli impianti di Stellantis a Pomigliano d’Arco (NA) e a S.Nicola di Melfi (PZ), mentre i veicoli commerciali leggeri, marchio Ducato, sono assemblati alla Sevel ad Atessa (CH);

4) di petrolio estratto nei maggiori giacimenti on-shore d’Europa in Basilicata in Val d’Agri (PZ) e nella Valle del Sauro (PZ) e in minor misura sulla terraferma e al largo della Sicilia sudorientale;

5) di piombo e zinco della Portovesme (CI) in Sardegna e di fluoroderivati inorganici per l’industria dell’alluminio prodotti dalla Fluorsid di Cagliari

6) di etilene nei due steam cracker della Versalis Eni di Brindisi e Priolo (SR);

7) dell’energia generata da fonte eolica nei grandi parchi di Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. La Puglia è la 1° regione italiana per energia prodotta da fonte eolica;

8) di pale eoliche per aerogeneratori di grande potenza costruite dalla Vestas Blades Italia a Taranto;

9) della macinazione di grani duri e teneri in vari molini, fra i quali spiccano quelli imponenti dei gruppi Barilla e Casillo in Puglia – gruppo quest’ultimo presente con altri impianti in diverse regioni italiane – e le capacità complessive di macinazione insediate ad Altamura (BA), capitale nazionale dell’industria molitoria;

10) di paste alimentari con i siti di player come Barilla, Voiello-Barilla, De Cecco, Divella, Lucio Garofalo, la Molisana, De Matteis, Rummo, Di Martino, Granoro, Delverde e Pezzullo-Gruppo New Lat Food, Pallante, De Sortis, Riscossa, Tamma, Poiatti, e con i pastificatori di Gragnano, cui si affiancano pastifici minori;

11) di conserve di pomodori e legumi con le imprese dell’agro Sarnese- Nocerino, dell’Abruzzo, della Capitanata e del Brindisino;

12) di divani e poltrone imbottiti in pelle, grazie alla Natuzzi quotata alla

Borsa di New York dal 1993, e di altre imprese minori con Soft line, Calia Trade, Nicoletti Trade, Alfatex, Ego Italiano;

Nel Meridione inoltre si compartecipa in misura significativa alle seguenti produzioni nazionali, anch’esse di valenza strategica per il Paese:

1) di energia da combustibili fossili con le centrali di Enel, Enipower, A2A, Edison, Sorgenia, E.On, Egl, En Plus;

2) di energia solare e da biomasse;

3) di costruzioni aeronautiche in due dei distretti aerospaziali italiani, localizzati in Campania e Puglia con i 4 imponenti stabilimenti di Leonardo Divisione Aerostrutture di Pomigliano d’Arco, Nola, Foggia e Grottaglie (TA), con i due di Leonardo Divisione Elicotteri a Brindisi e Benevento, con i due grandi impianti di Avio-Aero in Campania e Puglia, con il sito della Ema-Rolls Royce in Campania e con quelli di altre aziende meridionali (Salver, Tecnam, Dema, Blackshape);

4) di materiale rotabile nei grandi stabilimenti della Hitachi Rail STS di Napoli e Reggio Calabria, della Firema di Caserta e Potenza, e della Mer.Mec e della Tesmec Rail a Monopoli (BA). A Reggio Calabria si costruiscono convogli ferroviari che vengono esportati in diversi Paesi;

5) di farmaceutica con gli impianti delle multinazionali Merck, Sanofi, Novartis, Pfizer, Menarini, Kerr, e di altre grandi e medie aziende italiane come Dompé, FIS, Pierrel e Sifi;

6) di oli e vini in cui spiccano i marchi di Olio Dante nel Beneventano, della Casa Olearia Italiana e della Olearia Desantis nel Barese, e quelli delle cantine dei gruppi centrosettentrionali Zonin, Antinori e GIV, e di produttori meridionali oltremodo numerosi con marchi ormai affermati a livello nazionale e

all’estero;

7) di manutenzioni di navi militari nell’Arsenale della Marina Militare di Taranto, il più grande d’Italia, e di costruzioni navalmeccaniche nei siti della Fincantieri di Castellammare di Stabia e di Palermo, entrambi in via di potenziamento.

Federico Pirro, docente di Storia dell’Industria all’Università di Bari Coordinatore scientifico del CESDIM-Centro Studi e Documentazione sull’Industria nel Mezzogiorno istituito presso lo stesso Ateneo

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