Tag: ricerca

  • Ricerca e innovazione Ict: 2,5 miliardi di investimenti nel 2022

    Ricerca e innovazione Ict: 2,5 miliardi di investimenti nel 2022

    I dati emergono dalla 2a edizione del Rapporto realizzato da Anitec-Assinform in collaborazione con APRE 


    Anche nel 2022 il settore ICT si conferma pilastro vitale per la competitività dell’economia italiana, conquistando il primo posto per volume di investimenti nella Ricerca e Sviluppo intra-muros e proiettando il paese ai livelli di pre-pandemia.

    Secondo i dati che emergono dalla 2a edizione del Rapporto “Ricerca e Innovazione ICT in Italia” – realizzato da Anitec-Assinform in collaborazione con APRE (l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea) e presentato a Roma presso il Palazzo dell’Informazione – la spesa per R&S intra-muros nel settore ICT ha raggiunto nel 2022 quota 2,5 miliardi di euro, con una crescita dell’1,5 per cento rispetto al 2021. Quasi la metà di questi due miliardi e mezzo si è concentrata nel settore del software e dei servizi IT, mentre le aziende di produzione di hardware hanno registrato un aumento del 7,1% rispetto all’anno precedente. A ciò va aggiunto che l’84% degli investimenti in Ricerca e Sviluppo nel settore ICT è arrivato da fondi privati, a dimostrazione del forte impegno delle aziende italiane nell’innovazione tecnologica. Con 52.000 addetti coinvolti in attività di R&I e quasi 19.600 ricercatori a tempo pieno, il settore privato si conferma dunque un motore fondamentale per lo sviluppo delle tecnologie digitali avanzate nel nostro Paese.

    Il Rapporto di Anitec-Assinform prosegue sottolineando che l’Italia ha ricevuto complessivamente 724,1 milioni di euro attraverso il programma Horizon 2020 per progetti di R&I ICT e, a fine 2024, 293,2 milioni di euro attraverso Horizon Europe, con un tasso di successo in aumento rispetto al passato, ma ancora inferiore a paesi come Germania e Francia. Nonostante i progressi fatti, l’Italia infatti soffre ancora di un sottodimensionamento rispetto alle maggiori economie europee: la quota di spesa R&S intra-muros nel settore ICT per l’ltalia è scesa dal 9,5% al 6,7% della spesa complessiva dell’UE27 tra il 2010 e il 2022, il che evidenzia la necessità di incrementare rapidamente gli investimenti.

    Cosa fare dunque per rafforzare il ruolo dell’Italia nella Ricerca e Innovazione ICT e migliorare la competitività del Paese di fronte alle sfide tecnologiche che si prospettano a livello globale? 

    Il Rapporto Anitec-Assinform suggerisce 4 misure da adottare:

    1. Più sinergie nella partecipazione ai programmi europei e PNRR
      Rafforzare la collaborazione pubblico-privata per migliorare la partecipazione ai programmi Horizon Europe e Digital Europe. Promuovere nei progetti di ricerca di frontiera l’utilizzo delle tecnologie abilitanti, come intelligenza artificiale, cybersicurezza e supercalcolo.
    • Più credito d’imposta per R&I

    Incrementare il credito d’imposta per la R&I ICT, aumentando aliquote e massimali riconoscendo il credito anche alle filiali delle grandi aziende high-tech e semplificando l’accesso alle agevolazioni fiscali, in modo da favorire sia le grandi imprese che le PMI.

    • Un modello a rete per la ricerca applicata ICT
      Rilanciare il modello a rete per il trasferimento tecnologico che includa anche la ricerca ICT applicata, per coordinare gli investimenti e favorire la brevettazione. Attualmente, l’Italia è ancora lontana da economie leader come Germania e Francia in termini di produttività brevettuale ICT.
    • Rafforzare il capitale umano

    Potenziare la formazione e l’assunzione di ricercatori ICT, promuovendo dottorati industriali e programmi di formazione avanzata con priorità per la ricerca applicata, per colmare il gap rispetto ad altri Paesi europei.

    “Il rapporto evidenzia il dinamismo del settore ICT, ma sottolinea anche la necessità di un intervento strategico per superare le criticità ancora presenti – afferma il Vicepresidente con delega alle Tecnologie Abilitanti e di Frontiera di Anitec-AssinformClaudio Bassoli (in foto)- Per valorizzare le potenzialità del nostro Paese, è fondamentale rafforzare gli investimenti, incentivare la collaborazione pubblico-privata e promuovere lo sviluppo di competenze avanzate soprattutto nell’ambito della ricerca applicata ICT, assicurando così un ruolo centrale all’Italia nel panorama tecnologico europeo e globale”.

    La seconda parte del Rapporto Anitec-Assinform offre un’analisi dettagliata del settore emergente delle Quantum Technologies, evidenziando il loro potenziale rivoluzionario e la loro centralità per l’evoluzione del digitale.

    Quantum ComputingQuantum Communication e Quantum Sensors non solo complementano l’ICT tradizionale, ma hanno il potenziale per ampliare e migliorare esponenzialmente prestazioni e funzionalità di soluzioni tecnologiche cruciali per il digitale, quali la sicurezza informatica, l’intelligenza artificiale e la gestione dei dati.

    Pur avendo un crescente impegno in questo settore grazie al PNRR, l’Italia è ancora indietro rispetto a Stati Uniti e Cina in termini di investimenti e produttività brevettuale. Quantum Sensors e Quantum Communication stanno già mostrando applicazioni concrete, mentre il Quantum Computing, sebbene in fase prototipale, promette sviluppi significativi in settori come farmaceutica, chimica, aerospaziale,  automotive e finance.

    Per competere a livello globale nella corsa allo sviluppo di nuovi mercati di tecnologie e componenti quantistiche, l’Italia deve aumentare da milioni a miliardi gli investimenti per il Quantum attraverso ricerca applicata, protezione brevettuale e sviluppo di ecosistemi di innovazione che integrino ricerca avanzata ed esigenze industriali.

    Anche in questo caso il rapporto Anitec-Assinform suggerisce una serie di Le politiche chiave per accelerare lo sviluppo e l’adozione di queste tecnologie:  

    • Aumentare l’interesse generale verso il Quantum, un’iniziativa per sensibilizzare sensibilizzando l’opinione pubblica e le aziende sui vantaggi delle tecnologie quantistiche.
    • Prendere coscienza e prepararsi a nuovi scenari di rischio cyber nell’era post-Quantum, rafforzando la cybersicurezza in previsione dei cambiamenti che le tecnologie quantistiche porteranno.
    • Focalizzare lo sviluppo tecnologico in base a chiare prospettive applicative, indirizzando la ricerca e lo sviluppo verso applicazioni concrete e misurabili.
    • Sviluppare la domanda di QT con maggiori investimenti pubblici e privati, incoraggiando un aumento degli investimenti in queste tecnologie per accelerarne l’adozione.
    • Rafforzare l’intero ecosistema industriale del Quantum con collaborazioni pubblico-private “di eccellenza”, promuovendo collaborazioni tra settore pubblico e privato per sviluppare un robusto ecosistema quantistico.
    • Rafforzare conoscenza e capacità tecnologiche dell’Italia e dell’Europa nelle tecnologie quantistiche, assicurando che mantengano una posizione di leadership nella ricerca e nell’innovazione quantistica.
    • Creare una solida base di competenze quantistiche presso gli attori dell’offerta e della domanda QT, formando professionisti qualificati che possano contribuire attivamente allo sviluppo del settore.
    • Creare partnership e collaborazioni tra grandi player tecnologici internazionali, le autorità nazionali e le più importanti realtà industriali per lavorare insieme allo sviluppo e all’utilizzo delle tecnologie quantistiche.

    Bassoli aggiunge: “L’Italia ha l’opportunità di emergere come protagonista nelle Quantum Technologies, ma questo richiederà un allineamento strategico tra ricerca avanzata e applicazione industriale. Proprio come per l’ICT tradizionale, è necessario rafforzare gli investimenti pubblici, promuovere la brevettazione e stimolare la collaborazione internazionale per sviluppare queste tecnologie. Investire nelle Quantum Technologies permetterà all’Italia non solo di ridurre il divario tecnologico con le principali economie mondiali, ma anche di acquisire un ruolo da leader nei mercati emergenti della tecnologia quantistica”.

    Scarica lo Studio

    Loading

  • Da ENEA un laboratorio digitale per progettare materiali innovativi con IA

    Da ENEA un laboratorio digitale per progettare materiali innovativi con IA

    È il “prodotto” dell’iniziativa IEMAP (Italian Energy Materials Acceleration Platform)


    Un laboratorio digitale che si avvale dell’intelligenza artificiale e del supercalcolo per accelerare la progettazione di materiali innovativi per le applicazioni energetiche nel fotovoltaico, nelle batterie e negli elettrolizzatori.

    È il “prodotto” del progetto IEMAP (Italian Energy Materials Acceleration Platform), al quale partecipano ENEA (coordinatore), Cnr, RSE e l’Istituto Italiano di Tecnologia.

    Finanziato dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nell’ambito dell’iniziativa di cooperazione internazionale “Mission Innovation”, il progetto ha consentito di dare vita ad un laboratorio digitale altamente tecnologico e innovativo che segna un cambio di passo nella ricerca sui materiali.

    Infatti, grazie a sofisticate simulazioni, il sistema consente di ridurre gli esperimenti necessari alla messa a punto di nuovi materiali, ottimizzando il processo di sviluppo e rendendo più brevi i tempi di implementazione.

    L’obiettivo è accelerare il percorso dei materiali innovativi “dal laboratorio all’applicazione pratica”: un procedimento complesso, che sin dalle prime fasi richiede lunghe sperimentazioni per individuare la giusta composizione chimica in grado di rendere efficiente e duraturo il dispositivo finale, ma anche sostenibile e non molto costoso.

    E’ stata realizzata una piattaforma che combina un database centralizzato che, con procedure informatizzate avanzate, gestisce grandi volumi di dati, applicazioni di intelligenza artificiale e simulazioni realistiche, anche attraverso l’utilizzo del supercomputer CRESCO6 di ENEA. L’intelligenza artificiale elabora i dati ricavati e li utilizza per selezionare nuove possibili sperimentazioni da avviare al fine di trovare i materiali più adatti.

    “Dietro questa piattaforma c’è una rete di laboratori che collaborano con le proprie competenze e condividono dati per progettare insieme nuovi materiali nei settori del fotovoltaico, delle batterie e degli elettrolizzatori. I risultati sono una serie di servizi basati sull’intelligenza artificiale e sulla modellistica molecolare, a disposizione delle aziende per una rapida prototipizzazione del materiale. Possono volerci anche quindici anni per progettare un nuovo materiale, mentre con questa metodologia riduciamo enormemente i tempi necessari – afferma Massimo Celino, ricercatore della Divisione ENEA per lo Sviluppo di sistemi per l’informatica e l’ICT, afferente al Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili e responsabile del progetto IEMAP – I nuovi materiali rappresentano la chiave di volta dello sviluppo delle tecnologie energetiche: per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, assicurando al tempo stesso la competitività delle nostre industrie, è necessario individuare nuovi materiali, poco costosi ma al tempo stesso efficienti e che non utilizzino materie critiche. La piattaforma realizzata nell’ambito del Progetto IEMAP si candida a diventare un riferimento per la ricerca energetica nazionale ed internazionale”, conclude il ricercatore ENEA.

    La Redazione

    Loading

  • Cosa “pensa” il nostro cervello? Presto ce lo dirà una nuova tecnologia realizzata a Genova

    Cosa “pensa” il nostro cervello? Presto ce lo dirà una nuova tecnologia realizzata a Genova

    Si tratta di SiNAPS, elaborata da Corticale srl. Parla Fabio Boi, uno dei quattro soci


    Cosa pensa il nostro cervello? Una nuova tecnologia sarà in grado di svelarlo, salvando persone affette da patologie, quali: Alzheimer,  Sla, epilessia.

     Si chiama SiNAPS e a realizzarla è stata Corticale, startup nata nel febbraio del 2021

    L’idea di Corticale nasce dalla ricerca di oltre otto anni di un gruppo di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia guidato dal Professore Luca Berdondini, pioniere della microelettronica applicata alle neuroscienze. Questa idea ha trovato poi espressione quando i tre ricercatori (Luca Berdondini, Gian Nicola Angotzi e Fabio Boi) – che più hanno contribuito alla creazione della tecnologia concentrata in Corticale – si sono trovati faccia a faccia con Giuseppe Santella, dirigente e presidente di varie società di un grande gruppo bancario e assicurativo, il quale ha investito oltre 2,5 milioni di euro per fondare l’azienda.

    “L’obiettivo – ci spiega Fabio Boi, CTO e Co-Founder Corticale Srl – era sviluppare una tecnologia che ascoltasse il cervello, cioè monitorasse l’attività bioelettrica dei neuroni”.

    Fabio Boi, CTO e Co-Founder Corticale Srl. Nella foto in alto, una sonda SiNAPS su un dito

    In termini semplici?

    Il gruppo di ricerca del Professore Berdondini prima, e Corticale dopo, sono stati in grado di realizzare una tecnologia, chiamata SiNAPS, che permettesse di realizzare dispositivi della dimensione di un capello umano, composti da centinaia di sensori – chiamati elettrodi- in grado di acquisire l’attività elettrica generata dalle cellule di cui è composto il nostro cervello: i neuroni. Bisogna immaginare questi sensori come pixel di una macchina fotografica, in grado di rilevare i fotoni che li colpiscono, e tramite appositi algoritmi, di rimandarci l’immagine della foto che abbiamo scattato. Alla stessa maniera le sonde neurali SiNAPS, sono in grado di catturare l’attività bioelettrica dei neuroni per ricostruire una vera e propria immagine ad elevata risoluzione delle nostre reti neurali. Questa nuova tecnologia ci permetterà di guardare in maniera estremamente capillare al nostro cervello, come mai siamo stati in grado di fare sino ad oggi. E proprio questa capillarità ci consentirà di fare due cose: da un lato comprendere meglio il nostro cervello, come questo funziona e soprattutto cosa accade quando questo non funziona più come ci si aspetti. Così potremo rilevare e monitorare svariate neuropatologie che oggi affliggono milioni di pazienti in tutto il mondo come, ad esempio, l’epilessia. Dall’altro, la nostra tecnologia consentirà di comprendere cosa il cervello dice e pensa. In questa maniera, la tecnologia di Corticale permetterà di realizzare le interfaccia cervello macchina – o BCI – di prossima generazione che daranno a milioni di persone – affette da patologie come sclerosi multipla, SLA, para/tetraplegia – la possibilità di poter riconnettere il proprio cervello ad apparecchi assistivi come computer, ambienti domotizzati o neuroprotesi.

    Una ricostruzione in 3d di come sarà il sistema BCI una volta realizzato ed impiantato in un paziente

    Su quanti pazienti è stata applicata la tecnologia? E con quali risultati?

    Ad oggi la tecnologia è in fase di sperimentazione con risultati eccellenti. Nonostante ciò, il percorso utile a traslare la nostra tecnologia per l’utilizzo clinico su uomo èancora lunga e richiederà almeno altri cinque anni prima di poter essere applicata in maniera diffusa. Per questo stiamo già collaborando con diversi centri ospedalieri italiani e internazionali e speriamo di poter eseguire i primi test su paziente già a partire dal 2024/2025.

    Quale sarà il prossimo step?

    Il prossimo passo da fare è dunque quello di certificare la nostra tecnologia per l’utilizzo su paziente umano. L’iter regolatorio europeo (MDR) per la certificazione di un nuovo dispositivo medicale è estremamente lungo e dispendioso e proprio per questo l’azienda è adesso entrata in una fase di ricerca di nuovi fondi che le possano permettere di intraprendere questo percorso in maniera celere e concreta.

    A  quale mercato vi rivolgete?

    Oggi Corticale è già presente nel mercato della strumentazione per la ricerca neuroscientifica. Le nostre sonde vengono vendute a laboratori di tutto il mondo, specialmente in USA e Europa, che le utilizzano per avanzare la nostra conoscenza sui principi di funzionamento del sistema nervoso.

    Sembra che la vostra  tecnologia sia simile a  quella utilizzata da Elon Musk per Neuralink.

    Per quanto lo scopo delle due aziende sia coincidente, le tecnologie, che le rappresentano, sono estremamente diverse l’una dall’altra. Infatti mentre Elon Musk ha investito diverse centinaia di milioni di dollari per realizzare un dispositivo incredibilmente ingegnerizzato, ma fondato su tecnologie stabili e già esistenti da svariati anni, noi di Corticale abbiamo deciso di realizzare una tecnologia completamente nuova che potesse superare i limiti di quanto esistente. Basti pensare che ad oggi Neuralink  – con il suo dispositivo Telepath per acquisire l’attività neurale da 1024 sensori – ha necessità di impiantare fino a 64 diverse sonde. Ebbene, con la nostra tecnologia siamo in grando di acquisire dallo stesso numero di elettrodi con un’unica sonda, riducendo così l’invasività del dispositivo e i rischi associati al suo impianto. Se ora pensiamo che il nostro cervello è composto da circa 100 miliardi di cellule, capite quanto sia importante avere una tecnologia in grado di ascoltarne un numero estremamente ampio. La tecnologia di Corticale è, ad oggi, l’unica che possa consentire di ascoltare decine di migliaia di cellule simultaneamente, decine di volte superiore rispetto a quanto anche lo stesso Elon Musk sia in grado di fare.

    Sonda SiNAPS (aghetto che esce dalla scheda nera), assemblata su una scheda elettronica per l’interconnessione al sistema di acquisizione dati, raffrontata con una moneta da 1 centesimo

    Corticale, spin off dell’Istituto Italiano di tecnologia di Genova. Start up sostenuta dunque dall’Università. Chi altro ha creduto e supportato il progetto? Quanto è difficile fare ricerca applicata in Italia?

    L’IIT è un centro di eccellenza per la ricerca in Italia e può vantare svariate storie di successo sia a livello di scienza che a livello di trasferimento tecnologico e creazione di startup. Detto ciò risulta sempre – ahimè- difficile riuscire a paragonare i mezzi che abbiamo qui in Italia rispetto a quelli messi a disposizione in altri paesi dove la quantità di fondi destinati alla ricerca e allo sviluppo dell’imprenditoria  – soprattutto quella ad elevato contenuto tecnologico, sono nettamente superiori. Questo purtroppo ha, per la maggior parte delle volte, un epilogo piuttosto diffuso e oramai noto: la famosa fuga dei cervelli o la rilocalizzazione delle aziende su territorio straniero dove gli incentivi e le opportunità permettono di realizzare le ambizioni di ricercatori ed imprese. Per quanto concerne Corticale e la sua fase di crescita, questo fenomeno ci pone in una situazione di svantaggio rispetto ad aziende  – per la maggior parte statunitensi – localizzate in contesti in cui il mercato finanziario e le sovvenzioni governative risultano essere più attente e pronte ad investire su realtà innovative come la nostra.

    Mi dà qualche numero di Corticale?

    Corticale ha sin dalla sua nascita favorito l’impiego di giovani talenti che condividessero con i fondatori il sogno e la competenza per poter rendere la nostra tecnologia una soluzione reale e utile a milioni di pazienti in tutto il mondo. Ad oggi abbiamo assunto cinque persone, che con i quattro soci fondatori sono sufficienti a coprire tutti i ruoli aziendali che vanno dallo sviluppo tecnologico, al management fino all’analisi delle nuove opportunità scientifiche. A queste abbiamo affiancato diversi consulenti nonché un medical advisory board che ci guida nelle scelte strategiche per lo sviluppo della nostra tecnologia in ambito medico.

    Corticale ha inoltre ottenuto la licenza esclusiva di 3 brevetti e certificato il proprio sistema di qualità per operare secondo gli standard ISO 9001 e ISO 13485. Quest’ultimo di cruciale importanza in quanto definisce gli standard per le aziende che intendano realizzare dispositivi biomedicali.

    SiNAPS e Ai: pensiamo al futuro.

    L’AI sta divenendo una realtà sempre più rilevante e rivoluzionaria in svariati campi, e fra questi c’è anche quello della medicina. Uno dei principi di funzionamento basilari affinché gli algoritmi – che sottostanno all’intelligenza artificiale – possano performare in maniera efficace, risiede nella necessità di avere a disposizione enormi volumi di dati – noti anche come Big Data – da cui poter apprendere. Questo si sposa in maniera incredibilmente efficace ed unica con quella che è la peculiarità della tecnologia SiNAPS, ossia quella di poter realizzare Big Data neurali con informazioni provenienti da migliaia di cellule cerebrali. Nel prossimo futuro, questo consentirà la realizzazione di modelli digitali personalizzati di ciascun paziente in grado di portare la comprensione del funzionamento di quello specifico cervello ad un livello sino ad oggi inimmaginabile, aprendo così la possibilità al trattamento e alla cura di milioni di pazienti affetti da neuropatologie ad oggi incurabili.

    Cinzia Ficco

    Loading

  • Arriva il San Marziano, un pomodoro nano e “spaziale”

    Arriva il San Marziano, un pomodoro nano e “spaziale”

    Realizzato da Enea, sarà utile alla dieta degli astronauti


    ENEA ha realizzato un pomodoro nano arricchito di molecole antiossidanti, utili per la dieta degli astronauti nelle missioni di lunga durata e in grado di resistere alle radiazioni dell’ambiente spaziale.

    Le attività sono state condotte nell’ambito dei progetti HORTSPACE e BIOxTREME, finanziati dall’Agenzia Spaziale Italiana, e i risultati sono stati pubblicati sulle riviste scientifiche, Frontiers in Astronomy and Space Sciences e Frontiers in Plant Sciences.

    “Nella roadmap di esplorazione umana dello spazio profondo in cui la Luna sarà tappa fondamentale verso Marte, gli astronauti dovranno autosostentarsi con le risorse a disposizione”, spiega Silvia Massa del Laboratorio ENEA di Biotecnologie – Queste piante forniranno cibo fresco e salutare senza necessità di rifornimenti dalla Terra e rappresenteranno la principale fonte di molecole ad alto valore aggiunto, come antiossidanti e biofarmaci, a supporto della vita nei futuri avamposti spaziali”.

    In questo scenario, infatti, l’ambiente confinato, le differenti condizioni di gravità rispetto alla Terra e le radiazioni ionizzanti condizioneranno non solo la salute dell’uomo, ma anche la produttività delle piante e la qualità del cibo, potendo generare stress ossidativo e danni al DNA.

    Sin dal 2014 nell’ambito del progetto BIOxTREME, ENEA ha studiato come le piante alimentari possano crescere in modo adeguato in un ambiente extraterrestre, arrivando a sviluppare un vero e proprio modello. In seguito, nell’ambito del progetto HORTSPACE, i ricercatori hanno valutato i requisiti di produttività e di qualità anche nello spazio, studiando come le radiazioni influenzino la fisiologia di queste piante, sottoposte alla simulazione di un ambiente spaziale. Rispetto alle piante non ingegnerizzate, il pomodoro sviluppato da ENEA – ribattezzato ‘San Marziano’ dai ricercatori – ha dimensioni più compatte e un maggior contenuto di antocianine, con trascurabili variazioni di crescita e fotosintesi.

    “Ad oggi, gli esperimenti dalla NASA sulle piante al di fuori dell’ambiente terrestre – continua Massa- hanno consentito valutazioni microbiologiche su specie edibili ma non studi sulle performance delle piante e degli alimenti derivati – sottolinea Silvia Massa – Grazie al nostro modello realizzato in collaborazione con l’Università di Amsterdam – Swammerdam, siamo riusciti a ‘riaccendere’ nel pomodoro la biosintesi delle antocianine che è ‘dormiente’ nelle specie attualmente coltivate, ottenendo così il pomodoro biofortificato e, per la prima volta al mondo in modo così sistematico, abbiamo studiato gli effetti delle radiazioni ionizzanti durante l’intero ciclo vitale, oltre che sui principali indici del metabolismo primario e secondario”.

    Il team ENEA si è avvalso per le ricerche dell’impianto Calliope nel Centro Ricerche Casaccia (Roma). “Si tratta di una facility di irraggiamento dalle caratteristiche uniche nel panorama italiano ed europeo, in grado di simulare alcune delle condizioni presenti nello Spazio e utile per conoscere e prevenire gli effetti che l’ambiente spaziale – e le radiazioni di cui è ricco – possono provocare sull’uomo e sui dispositivi tecnologici”, sottolinea Alessia Cemmi, responsabile del Laboratorio ENEA di Sistemi nucleari innovativi.

    L’esplorazione dello spazio ha sempre rappresentato un potente acceleratore di tecnologie per applicazioni sulla Terra, dove è urgente il ricorso all’innovazione tecnologica in agricoltura per far fronte all’aumento della popolazione mondiale, alla riduzione delle superfici coltivabili e agli effetti dei cambiamenti climatici. La ricerca ENEA sulle biotecnologie punta allo sviluppo sia di piante resistenti a condizioni estreme (deserti, basi antartiche o ambienti disagiati come le basi militari) che di piante “biofabbrica” per la produzione di molecole di interesse farmaceutico.

    La Redazione

    Loading

  • Entro febbraio 2024 si cercheranno oltre 23 mila tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni

    Entro febbraio 2024 si cercheranno oltre 23 mila tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni

    La stima è di Techyon, Head Hunter iperspecializzato nel segmento Information Technology


    Techyon, Head Hunter iperspecializzato nel segmento Information Technology, ha pubblicato la terza edizione dell’analisi annuale sulle leve di attraction maggiormente utilizzate dalle aziende nei confronti di professionisti e manager IT. L’obiettivo: verificare l’aderenza tra i bisogni dei professionisti informatici e quanto offerto dalle aziende.

    IT Candidate Attraction: lo scenario di riferimento

    Secondo le previsioni del bollettino trimestrale diramato nel mese di dicembre 2023 da Unioncamere – ANPAL, Sistema Informativo Excelsior, entro febbraio 2024, le aziende italiane saranno impegnate nella ricerca di 23.140 tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni.

    Tale fabbisogno si scontra però con l’effettivo numero di professionisti e manager IT disponibili sul mercato.

    Sempre secondo le stime del Sistema Informativo Excelsior, infatti, nel periodo dicembre 2023 – febbraio 2024, il 53,5% delle aziende che prevedono assunzioni in ambito IT incontrerà difficoltà nel reperire le figure ricercate.

    I dati – raccolti mediante interviste quantitative e qualitative condotte rispettivamente con 70.000 professionisti IT attivi nel mercato del lavoro e con 1.000 aziende operanti in settori diversificati – hanno fatto emergere punti di incontro e disallineamenti tra quanto offerto dalle aziende e quanto richiesto dai professionisti IT.

    Tra i punti di divergenza, particolare rilevanza è assegnata al tema dello smart working: i professionisti IT rispondenti preferirebbero lavorare totalmente da remoto (40%) o poter usufruire dello smart working almeno due giorni a settimana (45%), ma solamente il 7% delle aziende permette il lavoro in full remote e solo il 20% concede almeno due giorni di smart working a settimana.

    L’intero documento è scaricabile gratuitamente qui https://www.techyon.it/whitepaper.html

    La Redazione

    Loading

  • Carne sintetica: quanto è logica la crociata avviata dall’Italia?

    Carne sintetica: quanto è logica la crociata avviata dall’Italia?

    Riportiamo uno studio prodotto da “Santagostino Monitoring – Osservatorio sulla Salute”


    Carne sintetica: gli Usa e Singapore hanno approvato produzione, commercio e consumo della carne sintetica, l’Unione europea sta ancora valutando, l’Italia ha promesso guerra. Prevista una multa mostre per gli imprenditori e una serie di altre sanzioni durissime.

    Ma la crociata a salvaguardia della salute umana, è  davvero logica?

    Proviamo a capire cosa sia davvero la carne creata in laboratorio, analizzando lo studio prodotto da “Santagostino Monitoring – Osservatorio sulla Salute”,

    Che ci fa sapere:

    “Il passo avanti negli States è stato raggiunto grazie all’approvazione del Dipartimento di Agricoltura, intervenuto meno di un anno dopo l’autorizzazione da parte della Food and Drug Administration. Inizialmente, l’autorizzazione è limitata alla carne di pollo coltivata, che sarà disponibile solo in alcuni ristoranti selezionati. Da qui al banco del supermercato, quindi, il passo non sarà breve, ma sembra ormai difficilmente reversibile.  

    Vantaggi ambientali e benessere animale

    Questa innovazione si basa su due principi fondamentali. Innanzitutto, mira a soddisfare la crescente domanda di carne in modo sostenibile, riducendo l’impatto ambientale. L’industria della carne è responsabile del 16% delle emissioni di gas serra a livello globale, sia direttamente che indirettamente. In secondo luogo, la carne coltivata in laboratorio offre un’alternativa senza sofferenza animale, poiché attualmente 80 milioni di animali vengono destinati al consumo umano ogni anno.  Secondo uno studio del 2021 dell’Università di Oxford, la produzione di cibo è responsabile, direttamente o indirettamente, di più del 26% delle emissioni serra su base annuale, di cui il 60% proviene da prodotti di origine animale. Si stima che ogni anno, fino al 2050, ci saranno 60 milioni di esseri umani in più da sfamare, fino ad arrivare a 9 miliardi a metà del secolo, e con essa crescerà del 35% la richiesta di prodotti di origine animale, in assenza di alternative. La domanda di carne, storicamente legata allo sviluppo economico, è in costante crescita, con un forte impulso da parte della Cina, dove il consumo è oggi 15 volte maggiore rispetto a quello del 1960. Le proiezioni prospettano scenari difficilmente sostenibili dal punto di vista ecologico, soprattutto per quanto riguarda la carne bovina e suina, e molte sono le alternative al vaglio. Il mercato della carne coltivata ha un enorme potenziale, come dimostrano gli investimenti significativi negli Stati Uniti, ma anche più vicino a noi, come ad esempio l’apertura di un centro di ricerca dedicato nel Regno Unito, guidato dall’Università di Bath. L’utilizzo di cellule provenienti da uova fecondate o prelevate dagli animali in modo indolore è il principio alla base della produzione di carne di pollo coltivata. Queste cellule vengono alimentate in un ambiente privo di antibiotici all’interno di un bioreattore, dove si creano le condizioni necessarie per la loro crescita. Sebbene il processo sia ancora costoso e su scala ridotta, gli sforzi di ricerca mirano a migliorare l’efficienza, ridurre ulteriormente l’impatto ambientale e renderlo un prodotto accessibile a un pubblico più ampio. Non tutte le domande hanno quindi al momento una risposta: come abbiamo visto, i primi prodotti saranno a base di pollo, che è tra le fonti di carne di minor impatto ambientale. Al momento il costo energetico per unità di peso supera quello della carne di allevamento, mentre l’utilizzo di suolo ed acqua è già chiaramente a favore dell’alternativa coltivata su base cellulare. L’incognita maggiore è come i consumatori accoglieranno la novità. Inoltre, i rischi per la salute legati al consumo di carne rossa saranno verosimilmente gli stessi rispetto al consumo tradizionale.  

    Impatto sulla salute e la carne rossa

    E in effetti negli ultimi anni la letteratura scientifica ha fatto emergere che la dieta ricca di proteine animali, come la carne rossa, è associata a un maggior rischio di malattie cardiovascolari e diabete. L’IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), per esempio, un’agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha individuato una possibile correlazione tra il consumo di carni lavorate (come gli insaccati) e il tumore al colon retto. Gli esperti sono concordi: per la salute è utile limitare il consumo di carne rossa e seguire una dieta bilanciata che includa anche fonti proteiche alternative ‘naturali’ a minore impatto come legumi, cereali, frutta secca e semi, insieme, se graditi, ad alcuni derivati tradizionali come tofu, seitan e tempeh. La dieta occidentale  – peraltro – è in media tutt’altro che carente di proteine: in Europa e negli Stati Uniti, il consumo medio si aggira intorno al doppio del fabbisogno giornaliero, e la metà dell’apporto proviene da carne o prodotti di origine animale. Tuttavia non si possono ignorare i trend dei consumi odierni e la richiesta di cibo in linea con determinati gusti e abitudini. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una forte crescita nella produzione di cibi a base vegetale il cui intento è riprodurre il sapore della carne, cibi quindi altamente processati. Questo mercato, dapprima piuttosto elitario, si sta espandendo anche dal punto di vista delle fonti proteiche utilizzate, con il duplice scopo di abbattere i costi e migliorare il gusto, oltre a soddisfare la richiesta di cibo da parte di una popolazione mondiale in crescita, in modo più efficiente e quindi meno invasivo per l’ambiente. La ricerca di alternative non è quindi sopita: proteine prodotte da batteri o lieviti, o derivate da funghi, alghe (che in alcuni casi hanno anche il vantaggio di sequestrare anidride carbonica dall’ambiente) e persino insetti.  

    L’importanza della scelta consapevole

    Oltre alla carne coltivata in laboratorio, quindi, esistono alternative valide al consumo di carne, come abbiamo detto. Ed è fondamentale fare scelte consapevoli riguardo al tipo di carne consumata, privilegiando prodotti di alta qualità e provenienti da allevamenti sostenibili. La cultura dell’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nel prendere decisioni informate riguardo alla carne e alla propria salute. È importante dedicarle tempo e attenzione. La carne coltivata in laboratorio rappresenta un’alternativa potenzialmente sostenibile, ma ancora molto può essere fatto per migliorare l’efficienza di questa produzione e quindi diminuirne ulteriormente l’impatto ambientale, oltre ad abbatterne i costi e rendere quindi il prodotto accessibile ad un pubblico più vasto. Al momento, la parte più costosa del processo consiste nell’alimentare le cellule in modo da consentire loro un ambiente favorevole alla replicazione. Praticamente ogni impresa di carne coltivata lavora al proprio terreno di coltivazione delle cellule, tuttavia si tratta comunque di prodotti ancora costosi e prodotti su piccola scala per un mercato finora di nicchia, talvolta anche, tradizionalmente, con uso di sostanze di derivazione animale. Un grosso sforzo dal punto di vista della ricerca si svolge quindi su questo versante. Nell’attesa ognuno di noi dovrebbe considerare il consumo di carne, soprattutto rossa, in modo equilibrato e limitato, privilegiando anche fonti proteiche alternative. La sfida per un’alimentazione sostenibile sta nelle mani della scienza, ma anche in quelle di tutti noi”. 

    “Santagostino Monitoring – Osservatorio sulla Salute”, è un gruppo di studio che riunisce un pool di data scientist e professionisti sanitari per produrre ed elaborare dati e ricerche sul tema della sanità, della prevenzione, del benessere.

    Fonti: Nicola Jones, Nature 619, 22-24 (2023) Nicola Jones, Nature 619, 26-28 (2023) Collett, K., O’Callaghan, B., Mason, M., Godfray, C. & Hepburn, C. The Climate Impact of Alternative Proteins (Oxford Smith School, 2021). Foto: carne coltivata in laboratorio by Wikimedia World Economic Forum, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons

    Loading