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  • Frugal management: il metodo “francescano” che piace anche ai Coldplay

    Frugal management: il metodo “francescano” che piace anche ai Coldplay

    Ne parla Alessandro Martemucci, che sull’argomento ha scritto un libro (Guerini)

    Frugal management: l’ennesimo aggettivo acchiappalink, che fa leva soprattutto sui fan della decrescita, quasi sempre infelice? “Ma scherziamo? Certo, una scelta che sarebbe piaciuta a San Francesco, ma che ha catturato anche i Colddplay”.

    Parola di Alessandro Martemucci (in foto), che al frugal management ha dedicato un libro, pubblicato di recente da Guerini.

    Parliamone con lui e vediamo insieme perché tra i tanti management, sarebbe meglio scegliere il frugal.

    Il frugal management è un nuovo approccio scientifico di management responsabile e sostenibile – ci spiega – e si fa attraverso la selezione di buone e nuove pratiche che generano valore per l’azienda, i suoli clienti, i suoi stakeholder, ma soprattutto ha un impatto sociale positivo sulle persone e sulla comunità intorno all’azienda. Inoltre utilizza in modo prudente le risorse a disposizione senza impattare in modo negativo sull’ambiente e sfruttando in modo efficace le risorse digitali e l’innovazione.  E questo migliora l’accessibilità e l’impatto del digitale sulla Co2.

    Dove nasce questo modello?

    Affonda le sue radici nell’economia benedettina, passando poi per quella di San Francesco e integrando la Jugaad indiana, fino ad arrivare ai giorni nostri. Sono quindi individuate quattro dimensioni del  frugal management (economica, digitale, sociale e ambientale) per arrivare alla definizione del modello da mettere in pratica e da capire meglio attraverso alcuni “casi pratici”.



    D’accordo, è il modello che tende al risparmio di tempo e risorse. Ma sacrificando cosa?

    Non è solo il risparmio di tempo e risorse, ma è la gestione intelligente e integrata di una serie di variabili fra cui il tempo e le risorse. Come? Partendo da un approccio lean che mira all’eliminazione totale degli sprechi. Infatti, un’azienda sostenibile deve per prima cosa eliminare tutti gli elementi negativi di gestione e che non generano valore sostenibile per il cliente. Non viene sacrificato nulla in azienda, ma viene accresciuto il livello di attenzione per ogni cosa che viene fatta e se può essere migliorabile.

    Esempi?

    Per esempio, in un caso che racconto nel libro, in un’azienda grazie ad una riduzione di 1,5 cm sulla dimensione di un prodotto, si è riusciti a migliorare le performance di trasporto, logistiche e quindi di redditività del prodotto del 12%. Questo s è tradotto in beneficio per il cliente attraverso una riduzione del prezzo del prodotto. 

    E’ il management che, rimarca, non porta ad una decrescita infelice.

    Non è un management che porta alla decrescita, anzi è un management molto più attento all’ecosistema in cui opera, assicurando una rigenerazione, dove possibile. Con questo modello, l’impatto sociale e sulla comunità diventa fondamentale perché ogni azienda ha il dovere morale di restituire qualcosa alla comunità ospitante.  Un caso per chiarire: quello di Ethical Bistrot che impiega soggetti svantaggiati e, soprattutto, destina una quota degli utili ad azione di welfare, finanziando servizi locali.

    Quali sono i costi di questo percorso e i suoi passaggi chiave?

    I costi di questo percorso sono legati alla volontà di cambiamento del management con un approccio totalmente nuovo e disruptive in alcuni casi. Ricordo che spesso si va ad impattare sull’orario di lavoro e quindi sull’approccio di lavoro, che deve essere migliore e avere tempi più brevi. Sull’iter ho pensato ad un percorso guidato da seguire attraverso 7 step: il primo è un check iniziale del Valore sostenibile prodotto dall’azienda. La seconda fase è quella della definizione del problema da risolvere in azienda, la terza fase è definire l’obiettivo da raggiungere con un impatto sostenibile su quattro dimensioni (ambientale, sociale, economico e digitale). Poi si avvia il percorso operativo che prevede l’eliminazione degli sprechi, l’innovazione del modello di business con strumenti pratici e misurabili soprattutto, per arrivare ad un secondo Check del Valore Sostenibile in base alle azioni messe in campo. Infine c’è la costruzione della Frugal Strategy futura, ripartendo da 0.

    Un modello adattabile sia alle aziende pubbliche che a quelle private?

    Assolutamente sì. Il FM si sposa per entrambi i settori. Anzi, negli Enti Pubblici assume un ruolo ancora più strategico perché genera direttamente Valore per gli Utenti, i cittadini e la comunità più in generale.

    Quanto è conosciuto in Italia, quindi quanto è praticato?

    In Italia è ancora poco conosciuto, perché il tema parte da un’idea che vede nel futuro un management sempre più incerto e insostenibile”, il quale ha creato organizzazioni rigide, lente ad adattarsi ai cambiamenti, incapaci di trasmettere innovazione e benessere al contesto in cui operano. Adesso, in un momento così travagliato dei sistemi economici, sociali e ambientali, è necessario un nuovo approccio che passa, appunto, da una nuova strada di management, unisce efficienza e solidarietà, beni materiali e beni relazionali, capitale economico e capitale sociale.

    Mi fa qualche altro esempio di Frugal Management riuscito?

    Nel libro ho inserito  diversi casi: dall’azienda di Vino che con la gestione frugale è diventata un’ eccellenza sostenibile riconosciuta a livello nazionale con un sistema agricolo di precisione, ad un’azienda che produce Carta Igienica e che ha ottimizzato i consumi energetici e migliorato la logistica, il packaging, riducendo i costi e l’impatto ambientale, inserita fra le 200 aziende del sud Italia che creano più valore nella speciale classifica del Sole 24 ore – Stelle del Sud 2024. Fino ad arrivare a modelli di business frugali come l’Ethical Bistrot, che ho citato, o il Ristorante di Pane che riutilizza gli scarti per produrre pietanze e la rinomata Birra di Pane. Poi io sono convinto che ogni azienda al suo interno abbia un aspetto di frugalità e sostenibilità che andrebbe soltanto valorizzato. Un altro caso che ho seguito in un Ente Pubblico è stato il rinnovo della comunicazione in modo frugale, riconosciuto come modello sostenibile. Ha  ottenuto una menzione speciale al premio PA Social.

    Non trova che ogni manager tenda a risparmiare su costi e sui tempi, e che quindi parlare di frugal alla fine sia solo uno specchietto per le allodole?

    Per niente. La visione sarebbe troppo riduttiva se parliamo solo di tempi e costi. Qui si va oltre e la domanda che bisogna porsi è come posso creare Valore Sostenibile per tutti, migliorando le mie pratiche e sprecando meno risorse possibili?

    Quando il Frugal management comincia a dare risultati?

    I risultati possono essere immediati e misurabili entro poco tempo, se applicato ad un progetto specifico o a prodotti. Se applicato ad un modello di business, ci vuole un po’ più di tempo. Ma siamo nell’ordine del breve termine. Va poi definita anche la dimensione aziendale.

    All’estero si pratica?

    Sì, soprattutto in India, ma è una pratica che nei prossimi cinque anni coinvolgerà molti Paesi, considerando la complicata fase attuale. Il modello è in grado di resistere e prosperare soprattutto in questi periodi di difficoltà continua.

    C’è un settore che trarrebbe benefici dal frugal management?

    Tutti i settori possono trarre benefici. Di sicuro quello dei prodotti di consumo in termini anche di immagine. Ma il settore industriale potrebbe ricavare vantaggi maggiori derivanti dagli indici di bilancio. Il consiglio che mi sento di dare è testarlo su un piccolo progetto e poi mano mano estendere il Frugal Management alla filosofia aziendale.  Un modello Try & Buy.

    Ci sono condizioni per applicarlo?
    È applicabile a tutte le aziende, io l’ho testato sulle PMI italiane che sono più dinamiche e ricettive ai cambiamenti, ma un caso che ho citato è stato applicato ai concerti della famosa band internazionale dei COLDPLAY e che addirittura ha creato un sito web “ad hoc” per questo progetto “https://sustainability.coldplay.com/  Le condizioni per l’applicazione è solo una la volontà di cambiare il modo di fare le cose, la soprattutto il desiderio di voler generare un nuovo business che generi valore sostenibile per tutti.

    Coldplay

    Ultima curiosità: nel suo libra parla di Valore Sostenibile e di una piramide di 28 elementi. Ci può dire qualcosa di più?

    Nel mercato attuale, la valutazione dei prodotti e dei servizi da parte dei consumatori non si limita più a fattori tradizionali, come la qualità o il prezzo, che sono importanti ma vengono dati per acquisiti. La generazione Z, consumatori nati tra il 1990 e il 2010, mostra una crescente sensibilità verso il valore della sostenibilità, che influenza le loro scelte di consumo, preferenze lavorative e in tema di attivismo sociale. La sostenibilità è diventata un faro guida, con una ricerca attiva di modi per ridurre l’impatto ambientale e contribuire a un futuro più equo. Si riflette su scelte di consumo crescente per prodotti a basso impatto ambientale e con valore sociale aggiunto. I manager devono quindi sviluppare nuovi concetti per anticipare cosa oggi i consumatori considerano prezioso.

    Partendo quindi da un’ottica di frugal management, attraverso l’analisi dei 17 Goal dell’Agenda 2030 e l’esame degli indici SDG e GR1, ho realizzato la Piramide del Valore Sostenibile con i suoi 28 elementi essenziali per la creazione di nuovo valore percepito per i consumatori. Sono suddivisi in quattro aree per impatto: aziendale, sociale, ambientale, digitale e di innovazione. Oltre ai tre valori all’apice della piramide che hanno un impatto globale migliorando salute, l’ambiente e più in generale, la qualità della vita. Creare valore sostenibile rappresenta un passo avanti rispetto ai tradizionali modelli ESG, perché pone l’innovazione e la digitalizzazione al centro della sostenibilità. Questo modello infatti sottolinea l’importanza di forze come IoT, cloud computing, blockchain, intelligenza artificiale e analytics nel migliorare l’accessibilità, ridurre l’impatto ambientale e promuovere il benessere delle persone. La vera novità è l’innovazione digitale, che permette di ottimizzare processi ed esperienze personalizzandole, e centrate sul cliente e sulla sostenibilità nel lungo termine, diventando imprescindibile nel contesto attuale.

    Alessandro Martemucci è Lean & Frugal Manager. CEO di Officinae.com. Insegna Modelli Lean alla School of Management dell’Università LUM. Nel 2022 premiato tra i 10 migliori giovani manager del Sud Italia. È l’ideatore del Lean Marketing Model e Canvas, oltre al Frugal Management. Consigliere AISM (Associazione Italiana Sviluppo Marketing). Relatore al Philip Kotler Marketing Forum – Milano nel 2017. È un influente professionista del marketing e dell’innovazione frugale oltre che giornalista per diverse testate di settore. Autore di Marketing Low Cost (HOEPLI),  Lean Marketing & Sales (GUERINI) e Frugal Managment (GUERINI).

    Cinzia Ficco

    Tabella 1 – Elementi del Valore Sostenibile (Alessandro Martemucci)

    BUSINESSSOCIALEAMBIENTALEDIGITALE
    AffidabileAccessibilitàEco-SostenibileInnovativo
    CertificatoAppartenenzaEconomia CircolareIstruttivo
    ConvenienteInclusivoEfficienteAumentato
    EssenzialeIspiraErgonomicoDigitalmente Sostenibile
    Etico / SolidaleResponsabileEcodesignCollaborativo
    TrasparenteRigenerativoDurevole / Long LifeTracciabile
    Filiera corta / LocaleWellbeingLogistica SostenibileDigitalmente Accessibile

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  • Forever Bambù avvia oggi la nuova raccolta aperta a tutti gli investitori

    Forever Bambù avvia oggi la nuova raccolta aperta a tutti gli investitori

    Lo annuncia Mario Lajo, ad della realtà che ad ottobre si quoterà alla Borsa di Parigi

    Confermata la quotazione per ottobre su Euronext a Parigi. Nello stesso tempo annuncia di aver raccolto in pochi giorni, anticipando i tempi, l’operazione di lending crowdfunding o prestito peer to peer da 850 mila euro promosso e riservato ai propri Soci, sulla piattaforma Crowdlender di Opstart. Ora parte per un altro obiettivo.

    Parliamo di Forever Bambù, la prima iniziativa italiana che coniuga una filiera strutturata con l’attenzione per il pianeta e  i territori attraverso la coltivazione del Bambù Gigante. www.foreverzeroco2.it

    Chiusa a tempo record in soli sette giorni questa prima operazione, si apre ora una seconda campagna da mezzo milione, mirata all’ingresso di nuovi capitali in azienda e aperto anche ai non Soci.

    L’azienda, che non è nuova a raccolte dedicate agli investitori retail, è stata protagonista di diverse campagne di equity crowdfunding per circa 25 milioni di euro, raccolti in gran parte su Opstart: una cifra record a livello italiano ed europeo. 

    Per sostenere il nuovo piano di sviluppo, l’azienda ha in parallelo messo in vendita un terreno – oggetto di garanzia della campagna di lending crowdfunding- ubicato a Castiglione della Pescaia (Toscana).

    Con la vendita dell’appezzamento – non più strategico per le nuove normative vigenti, che prevedono la realizzazione di opere strutturali non necessarie per le coltivazioni di bambù – entrerà nelle casse della società milanese circa 1 milione di euro, che andrà in parte a rimborsare capitale e interessi del finanziamento in corso.

    Forever Bambù, infatti, potrà disporre dei capitali ricevuti attraverso l’operazione di lending crowdfunding in tempi brevi e senza bloccare i progetti di sviluppo dell’azienda, per poi rimborsare capitali e interessi agli investitori non appena verrà finalizzata la vendita del terreno. 

    Confermata, come si diceva, anche la quotazione per ottobre su Euronext a Parigi, il nuovo segmento che è risultato essere il più giusto per Forever Bambù sulla piazza europea. 

    “Il prestito ponte è una opportunità straordinaria posta in essere da Opstart – commenta Mauro Lajo, AD di Forever Bambù Questo innovativo strumento ci consente di disporre di quella liquidità che altrimenti avremmo potuto avere dopo 6-8 mesi dall’attuale operazione di alienazione di un nostro appezzamento di terreno. Nell’attuale momento di mercato, poter contare su cassa da investire nella crescita nella nostra proposizione di mitigazione della carbon footprint, della CO2, nel nuovo corso di formazione per Carbon Manager, alle consulenze e agli altri importanti progetti che abbiamo avviato, nella trasformazione circolare della fibra del bambù in tessile, bioplastica o bioarchitettura.”

    “Forever Bambù si dimostra ancora una volta un’azienda pioniera della finanza alternativa e dell’innovazione” –  aggiunge Giovanpaolo Arioldi, CEO di Opstart Grazie all’utilizzo studiato di equity, lending e finanziamenti ponte o bridge in lending crowdfunding sulla nostra piattaforma, è riuscita a raccogliere capitali in modo semplice e veloce a seconda dell’esigenza, dando motore alla crescita senza fermare lo sviluppo delle proprie progettualità. Una mentalità vincente, come dimostra anche la risposta sempre pronta degli investitori, che credono nell’azienda e in quello che propone con entusiasmo”.

    Nella foto a sinistra Mauro Lajo di Forever Bambù e a destra Giovanpaolo Arioldi di Opstart.

    Forever Bambù è dal 2014 la prima iniziativa 100% made in Italy che recupera terreni abbandonati, li lavora e li piantuma con un esclusivo protocollo agroforestale biologico e simbiotico per trasformarli in foreste di bambù gigante. Unica azienda del settore ad aver certificato le proprie foreste per l’assorbimento di CO2 cedibile ad imprese terze inquinanti, ha quindi sviluppato su questa specificità un modello di economia circolare basato sulla compensazione della CO2 certificata e poi sull’utilizzo della biomassa per la bioedilizia e per la produzione di bioplastica. A questi servizi ne sono stati integrati altri complementari alla redazione del bilancio di sostenibilità e al rispetto dei parametri ESG nei suoi molteplici aspetti. Forever Bambù è diventata dal 2021 Società Benefit, riunendo 29 società agricole di cui 7 start up innovative per 250 ettari, piantumati con 198.000 piante, con la partecipazione di oltre 1650 soci provenienti da tutta Europa. Dopo anni di campagne di crowdfunding di successo e oltre 32 milioni di euro di capitale sociale versato, Forever Bambù ha oggi intenzione di intraprendere la strada per la quotazione in Borsa, la prima società di creazione e gestione di foreste a scopo industriale a valutare questa strategia di crescita.

    La Redazione

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  • Come rendere sostenibili i business digitali? Tre consigli

    Come rendere sostenibili i business digitali? Tre consigli

    Ce li fornisce Merakyn, agenzia di consulenza specializzata nello sviluppo di PMI e Startup


    I business digitali contribuiscono alle emissioni mondiali di CO2 almeno per il 3,7% del totale contro il 2% del traffico aereo (fonte: Karma Metrix).

    Le innovazioni tecnologiche possano contribuire a risolvere i problemi ambientali, il settore ICT – Information & Communication Technology nel suo complesso ha un’impronta di CO2 significativa. È il cosiddetto paradosso del digitale: se da un lato l’innovazione tecnologica abilita la transizione ecologica, dall’altro la sua impronta ambientale ha dimensioni importanti.

    Ma quanto sono energivori il business digitale e i processi digitali di un business tradizionale?

    Internet produce annualmente infatti circa 1,2 miliardi di tonnellate di CO2, pari alle emissioni di CO2eq annuali di Italia, Francia, Spagna e Regno Unito messe assieme. Il tutto con una crescita tale da prevedere un potenziale scenario entro il 2030 in cui Internet genererebbe circa il 10% delle emissioni globali (fonte: The Shift Project).

    Come rendere quindi sostenibile ed inclusivo l’impatto della comunicazione digitale?

    Ad illustrare tre consigli per accompagnare le imprese verso una comunicazione digitale ecologica è Merakyn, agenzia di consulenza specializzata nello sviluppo di PMI e Startup tramite servizi di comunicazione e sostenibilità, con doppia sede su Torino (IT) e Leeds (UK) e guidata da Lorenzo D’Amelio, imprenditore ed Angel Investor. Merakyn è una Società Benefit che integra quindi agli obiettivi di profitto aziendali lo scopo di generare un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Questo impegno viene portato avanti anche tramite la partecipazione a Co2alizione, network che conta ad oggi 85 aziende che collaborano verso la Net Zero Economy per supportare il fare impresa in maniera ecologica.

    Ecco come rendere inclusiva e sostenibile la comunicazione digitale:

    1. Attivarsi in maniera strategica è fondamentale per un approccio sistemico che renda efficace in maniera continuativa le azioni ad impatto sociale ed ambientale, per questo si consiglia di affidarsi a metodologie come il framework ESG – Environmental Governance Social. Ciò avviene per le aziende che decidono di trasformarsi in Società Benefit e/o B Corporation;

    2. Sia che si comunichi online tramite un sito web oppure offline tramite eventi, in entrambi i casi pianificare e misurare il proprio livello di sostenibilità può permettere di ridurre il proprio impatto ambientale e comprendere come poter diventare Carbon Neutral. Esempi pratici sono l’ultimo tour dei Coldplay “Music of the Sphere” che si è posto l’obiettivo di ridurre le proprie emissioni di CO2 del 50% rispetto ad eventi di simile portata. Oppure nel digitale l’uso di hosting sostenibili certificati dalla The Green Web Foundation permettono di incidere sull’impatto delle proprie comunicazioni online;

    3 Non si può essere inclusivi senza essere accessibili. Oggi 87 milioni di disabili (ipovedenti, sordi, ecc.) in Europa non sono in grado di leggere le informazioni online perché ancora pochi siti web seguono gli standard tecnologici corretti. Tutto ciò si appresta a cambiare in quanto entro il 2025 tutte le piattaforme web dovranno adeguarsi all’EAA – European Accessibility Act previsto dall’Unione Europea.

    La Redazione

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  • Spreco alimentare: nel 2022 salvati quasi 80 milioni di pasti

    Spreco alimentare: nel 2022 salvati quasi 80 milioni di pasti

    Uno degli obiettivi raggiunti dall’azienda Too Good To Go


    Too Good To Go, l’azienda ad impatto sociale ed il più grande marketplace mondiale per le eccedenze alimentari, ha pubblicato il suo Impact Report 2022, che rivela i risultati ottenuti nella sua mission: ispirare e responsabilizzare tutti a ridurre insieme lo spreco alimentare. https://www.toogoodtogo.com/it/download/2022-impact-report

    Nel corso del 2022 a livello globale, l’azienda ha centrato varo obiettivi: l’acquisizione di CodaBene, la startup francese che ha creato una piattaforma per aiutare i rivenditori a risparmiare tempo e denaro grazie a una migliore gestione dell’inventario e del sistema di date di scadenza; il lancio di Box Dispensa, con lo scopo di evitare lo spreco di cibo già nella fase di produzione e trasformazione della filiera che coinvolge l’industria alimentare. E ancora, l’iniziativa delle etichette riguardanti le date di scadenza dei prodotti per ridurre lo spreco di cibo anche a livello domestico, attraverso l’etichetta personalizzata Spesso Buono Oltre che, nel 2022, è stata apposta su oltre 1,7 miliardi di confezioni di prodotti alimentari.

    Mette Lykke, CEO di Too Good To Go, fa sapere: “Attraverso la nostra campagna di Etichetta Consapevole, abbiamo avviato i progetti di sensibilizzazione e il nostro impatto a livello politico e aiutato la nostra community a evitare che più di 79 milioni di pasti andassero sprecati”.

    Nel 2022, Too Good To Go ha accolto 52.671 partner alimentari indipendenti e 395 nuovi brand sul mercato. Queste realtà si sono aggiunte ad alcuni dei maggiori operatori del settore alimentare, tra cui Carrefour, Aldi, Starbucks, Morrisons, Costa Coffee, Casino Group, M&B, PAUL Group e Biedronka.

    Con i soli Key Accounts, Too Good To Go ha salvato quasi 44 milioni di pasti nel 2022, evitando l’equivalente delle emissioni di CO2e prodotte da un volo di 500mila passeggeri da Londra a Berlino.

    Con gli imprenditori locali, l’azienda ad impatto sociale è riuscita a evitare lo spreco di altri 33 milioni di pasti.

    Il 18% di tutti gli sprechi alimentari in Europa avviene durante la fase di produzione (Eurostat, 2020). Ecco perché Too Good To Go ha deciso di guardare oltre il suo modello di Surprise Bag per trovare altri modi per combattere lo spreco alimentare a monte della catena. Nel corso del 2022, l’azienda ha introdotto una nuova soluzione per l’acquisto di eccedenze direttamente dalle aziende alimentari, offrendo le Box Dispensa attraverso il sui Marketplace.

    Queste Box sono state un successo in Danimarca e nei Paesi Bassi, con un risparmio di 30.331 pasti nel 2022, e di recente, a maggio 2023, sono state lanciate anche in Italia con un’ottima accoglienza da parte degli utenti.

    Nel novembre 2022, Too Good To Go ha finalizzato l’acquisizione di CodaBene, la startup tech francese responsabile della piattaforma FoodMemo. La piattaforma aiuta le aziende a gestire meglio l’inventario per risparmiare cibo, tempo e denaro. Grazie a questa nuova tecnologia.

    Con l’acquisizione di CodaBene, Too Good To Go offre ai propri partner commerciali una tecnologia in grado di fornire loro i seguenti servizi: Individuazione rapida e tempestiva dei prodotti prossimi alla scadenza dell’intero inventario del punto vendita. Processo decisionale semplice e intuitivo grazie alle informazioni smart sulla ridistribuzione delle eccedenze, con suggerimenti personalizzabili per i prodotti prossimi alla scadenza. Efficace (ri)distribuzione delle eccedenze alimentari, ad esempio attraverso sconti in negozio o le Surprise Bag di Too Good To Go.

    Nel 2022, questa nuova tecnologia ha consentito ai business partner di Too Good To Go di risparmiare in media 3 milioni di prodotti al mese in oltre mille punti vendita. La piattaforma è stata lanciata in Francia nel 2022 e in futuro verrà estesa agli altri Paesi in cui l’azienda opera.

    Too Good To Go è un’azienda certificata B Corp ad impatto sociale, con la missione di ispirare e responsabilizzare tutti a combattere insieme lo spreco alimentare.

    Dal suo lancio nel 2016, Too Good To Go è cresciuta fino a contare oltre 78 milioni di utenti registrati e 140mila partner commerciali attivi in 17 Paesi in Europa e Nord America, rendendo l’App Too Good To Go il marketplace numero uno al mondo per le eccedenze alimentari.

    Attraverso il suo mercato, la comunità di Too Good To Go si connette per salvare il cibo invenduto da una varietà di partner commerciali, tra cui supermercati, negozi, ristoranti e produttori. In 7 anni di attività, Too Good To Go ha contribuito a evitare che oltre 220 milioni di pasti andassero sprecati, l’equivalente di 550mila tonnellate di CO2 evitate.

    Too Good To Go avvia progetti e crea partnership con aziende, famiglie, scuole e governi.

    La Redazione

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