Metà delle imprese più disposte a lavorare con la Pa.
Il PNRR è entrato ormai da tempo nella sua fase attuativa, ma nonostante questo, a distanza di un anno, dirigenti e manager di enti pubblici e imprese hanno mostrato un leggero calo nell’aspettativa che hanno sull’impatto del Piano sul lungo termine, in particolare per quanto riguarda la capacità di rilanciare l’economia (-8 punti percentuali) e la trasformazione del Paese (-13 punti percentuali). Più cauti, dunque, su impatti di capacità trasformativa, ma ancora ottimisti sulla possibilità di concretizzare obiettivi più funzionali ma fondamentali come l’ammodernamento delle infrastrutture digitali (per il 64% dei manager pubblici e il 57% dei privati), fisiche (47% privati, 44% pubblico), la transizione energetica (45% privato e 36% pubblico).
È quanto emerge dalla seconda edizione dell’indagine realizzata dii recente da EY, in collaborazione con SWG.
“Il PNRR è stato progettato per affrontare le sfide economiche e sociali causate dalla pandemia, sopraggiunta in un momento storico unico, in cui il Paese era particolarmente fragile. A distanza di due anni, stando ai risultati dell’indagine EY-SWG, la percezione finale è che il PNRR potrà lasciare in eredità nuove infrastrutture (67%), più efficaci forme di collaborazione tra pubblico e privato e degli strumenti di governance (52%), nonché migliori strumenti e know-how di gestione dei grandi investimenti pubblici (66%). Risulta quindi indispensabile – in questo momento in cui gli sforzi del governo italiano sono concentrati sulla riprogrammazione di risorse e progetti – valutare quali azioni possano essere intraprese in risposta alle criticità individuate per riorientare il percorso intrapreso e mantenere la promessa del Piano, commenta Dario Bergamo, Responsabile Mercati Regolati, EY Italia trasformando così il PNRR da strumento di resilienza a motore trainante di rilancio del Paese” .
In merito al livello di conoscenza del PNRR, e alla capacità di reperire informazioni a riguardo, si notano ancora sostanziali differenze tra il mondo pubblico e quello privato, con i manager pubblici che valutano adeguate le informazioni a disposizione sulle procedure di accesso ai fondi del PNRR, mentre i manager del privato si pongono con maggiore criticità evidenziando informazioni non adeguate o assenti, specie sulle modalità di rendicontazione, sugli adempimenti per la gestione dei progetti finanziati dal PNRR e sulle procedure di accesso. Per quanto riguarda i canali informativi preferenziali rispetto al PNRR, cambia il peso delle diverse fonti in termini di qualità e quantità delle informazioni. Nella rilevazione 2023 le fonti di informazione ritenute migliori per i manager pubblici sono le Amministrazioni centrali dello Stato (50%) e il Governo (40%), mentre per gli imprenditori gli organi di stampa (40%) e l’Unione Europea (29%). La maggiore esposizione alle informazioni da parte dei manager pubblici ne alimenta anche una maggiore soddisfazione e una maggiore propensione a consultare il sito ufficiale del Governo italiadomani.gov.it con gli aggiornamenti sullo stato di attuazione del PNRR (il 60% dei manager pubblici intervistati lo consulta almeno occasionalmente, contro il59% dei manager privati che non l’ha mai visitato).
I driver per rilanciare e trasformare l’economia del Paese: trasformazione ed efficientamento della PA, del sistema dell’istruzione e della sanità
Se guardiamo invece ai principali obiettivi che l’Italia deve cercare di perseguire con le risorse del PNRR, c’è concordanza nelle risposte del settore pubblico e del privato. Per rilanciare e trasformare l’economia del Paese è necessario puntare sulla trasformazione e l’efficientamento della Pubblica Amministrazione, rendendola più moderna e digitalizzata, ma anche avere un sistema scolastico e sanitario di elevata qualità. Tuttavia, rispetto al 2022, diminuisce decisamente la percentuale di intervistati che ritengono che il PNRR possa attivamente contribuire al rilancio dell’economia nazionale (che passa dal 57% al 45%) o alla sua trasformazione (dal 52% al 37%). I risultati che si pensa sia più probabile raggiungere con i fondi riguardano l’ammodernamento delle strutture digitali e fisiche (59%).
L’eredità del PNRR una volta attuato: soprattutto infrastrutture e know-how
L’attuazione del PNRR cosa lascerà all’Italia una volta terminato? Per i rispondenti all’indagine ci sarà un sistema di infrastrutture più adeguato, l’acquisizione di nuove competenze gestionali ed operative, ma anche un miglioramento dei meccanismi di cooperazione tra pubblico e privato o degli strumenti di governance dei grandi progetti. Secondo il 54% dei manager privati il PNRR sta portando ad una nuova cultura nella gestione dei fondi e dei processi, sia da parte delle imprese sia degli enti pubblici, e il 52% ritiene che potrà dare un forte impulso alla realizzazione di partenariati pubblico privato, anche se, fino ad oggi le esperienze concretamente riscontrate sono modeste.
Per migliorare la gestione del PNRR al primo posto la semplificazione delle procedure amministrative, ma anche (per i manager privati) una maggiore apertura a progetti di dimensioni più ridotte
Per migliorare la gestione del Piano e attuare degli interventi più efficaci, emerge al primo posto la semplificazione delle procedure amministrative per il 76% dei manager pubblici e il 45% dei privati. In particolare, per il 37% degli imprenditori è importante dare accesso ai fondi anche a progetti di dimensioni ridotte. Tra chi sta concretamente lavorando ai progetti, i principali ostacoli riscontrati per i manager pubblici sono: tempi stretti (64%), difficoltà di coordinamento (57%) e complessità delle procedure (50%), mentre tra i manager privati accesso alle informazioni (38%), complessità delle rendicontazioni (35%) e difficoltà d’interlocuzione con le amministrazioni (33).
La Redazione