Si tratta della Amer Yachts, arrivata alla terza generazione, guidata da Barbara Amerio, figlia del fondatore
Cinquantuno anni sul mercato: “Merito di passione, innovazione, un legame speciale con fornitori, clienti e anche di un po’ di fortuna”.
Così Barbara Armerio, nel board di Confindustria nautica, spiega i risultati della Amer Yachts – di cui è Ceo– fondata nel 1973, in pieno boom economico italiano da suo padre Ferdinando, un meccanico, che fiuta le potenzialità di un settore emergente, quello del diporto e di una posizione geografica ottimale: la vicinanza della Costa Azzurra determinante per un legame forte con Francia e Principato di Monaco. ameryachts.it/.
Oggi la realtà imprenditoriale ligure ha un fatturato di 52 milioni – in crescita e quintuplicato dal 2020, quando si attestava sui 10 milioni – conta una ventina di dipendenti diretti, ha una filiera corta made in Italy, offre un servizio post-vendita potenziato, sta investendo sui nuovi prodotti ed esporta i suoi yacht per una quota compresa tra il 75 ed il 90%.
“Siamo cresciuti in modo organico – ci fa sapere Barbara – grazie soprattutto all’introduzione del segmento di costruzioni metalliche, molto apprezzate nel mercato export. Eppure non sono mancati i momenti bui: la guerra del Golfo, la crisi economica legata al default Lehman Brothers, il Covid e le guerre attuali, a cui si devono aggiungere una fiscalità deprimente ed una burocrazia eccessiva. Il 2013 è l’anno in cui si è verificata la condizione peggiore: zero vendite di nuovi yacht, che abbiamo superato puntando sulla vendita dell’ usato e con la rivendita all’estero. Abbiamo così scoperto nuovi mercati internazionali, e nuovi canali di vendita. Nello stesso tempo abbiamo fondamentale è stato investire in nuovi modelli. Questa mossa ci ha consentito di ripartire quando la crisi è terminata. Siamo riusciti ad evitare la cassa integrazione ed i licenziamenti, ci siamo autotassati come amministratori per evitare scelte spiacevoli. Non è stato facile, ma ci siamo riusciti. Sono sfide che uniscono la squadra. In quei momenti si lotta per la sopravvivenza aziendale e ci si fortifica. Ancora oggi ci pensiamo quando intravediamo qualche increspatura. Molte volte mi chiedo come abbiamo potuto superare queste fasi e arrivare a 50 anni di attività”.
Strategiche sono state alcune scelte: valorizzare il prodotto mantenendo alta la qualità, iper-personalizzare le lavorazioni in numero limitato che hanno fatto aumentare la richiesta. E ancora, puntare su innovazione e sostenibilità, obiettivi che oggi rappresentano la filosofia aziendale, il manifesto d’intenti, dal 2022 nella relazione di bilancio. Da qui poi sono derivate altre decisioni importanti: la partnership con la catena di fornitori, l’ open innovation, l’innovazione di processo e prodotto, e l’utilizzo di materiali come il basalto sostitutivo del composito.
“Oggi – aggiunge la Ceo – crediamo in un modello di economia gentile e trasparente, nel dialogo tra stakeholders perché non esiste solo il profitto. Puntiamo ad una crescita di valori legata al nostro marchio che rimarrà in eredità alle future generazioni”.
I momenti della svolta per la Amer Yachts? “Il 2010 – replica – in quell’anno abbiamo presentato un 116’ al Salone di Genova, che ha ottenuto il Premio Miglior superyacht dell’anno e nel 2011 è stato premiato da Adi e candidato al Compasso d’Oro. Nel 2014 abbiamo adottato per primi al mondo una applicazione di propulsione innovativa nel segmento superyacht che rimarrà nella storia della nautica, osando e diventando un esempio da imitare. Questo primato si ripeterà nel 2025 e nel 2026. Non temiamo le sfide, puntiamo ad arrivare primi in innovazione e condividiamo i nostri risultati perché altri possano utilizzarli nel tempo. La 94’ Twin, alleggerita di circa 20 tonnellate, con un ridotto consumo di 3,1 litri per miglio alla velocità di 9 nodi, rimane il nostro miglior risultato. Consente infatti di navigare con un’autonomia di 5000 litri di carburante – da Venezia a Barcellona – senza rifornimento”.
Come sta il settore oggi in Italia? “Gode di ottima salute – afferma – contribuisce al pil ed è terreno di innovazione. Qualche volta diventa strumento per stuzzicare invidia sociale. Spesso si dimentica che il settore conta una filiera di migliaia di operatori, manodopera specializzata insostituibile, che ci ha permesso di salire sul podio mondiale e ci consente di attivare un notevole indotto sia durante la produzione che dopo la consegna. L’Italia è geograficamente privilegiata per il turismo nautico. Questa vocazione andrebbe maggiormente assecondata e sviluppata. Noi stessi muoviamo un indotto di circa 400 persone tra collaboratori e filiera”.
Come battete la concorrenza? “Differenziandoci – la risposta di Barbara – offrendo quel legame tra cliente e cantiere familiare, senza filtri, ancora possibile. Puntando sulla qualità e sui servizi che fidelizzano la nostra clientela. Quando si diventa parte della famiglia Amer si è accolti e seguiti sempre. E poi creiamo prodotti su misura unici che mantengono valore nel tempo. Con la cantieristica di supporto ci prendiamo cura delle imbarcazioni durante l’inverno. Anche gli usati ritirati sono verificati e venduti con una garanzia cantiere. I comandanti sono i migliori interlocutori per la verifica della qualità e il miglioramento del prodotto”.
Transizione green e digitale, a che punto siete? “Sulla buona strada – risponde – abbiamo una mission: abbassare l’impatto ambientale attraverso nuovi materiali, nuovi processi. Con l’avvento dell’intelligenza artificiale ci sarà una nuova sfida da intraprendere oltre a quella della sostenibilità e della digitalizzazione su cui stiamo già investendo risorse. Abbiamo di recente ottenuto un brevetto internazionale”.
Chi guida oggi l’azienda? “Abbiamo sposato il modello inclusivo – chiarisce – in cui coesistono in autonomia i ruoli di tre generazioni: quello del fondatore, il mio di ceo e quelli di mio fratello Dodo e mia sorella Alessandra – alla guida di altre realtà di quello che nel frattempo è diventato il Gruppo Permare- e quello di mia nipote Noemi, inserita con ruoli tecnici. La nostra realtà ha un volto femminile per scelta di tutta la famiglia, perché nel panorama mondiale le donne dello yachting rappresentano sono il 2%. La scelta è per questo un chiaro segnale di inclusione di genere e incoraggiamento alle numerose nipoti e donne presenti in azienda in un settore in prevalenza maschile. Credo fortemente nel riequilibrio delle quote, che denota cultura d’impresa e lungimiranza”.
C’è un progetto rivoluzionario che vorrebbe fosse sempre associato al Gruppo? “La prossima barca – dice – sarà un progetto molto interessante, rivoluzionario, legato alla sostenibilità e ad una immagine più matura del cantiere. Avremo una nuova sede tanto desiderata che esprimerà tutta la nostra storia familiare”.
Chi sono i vostri clienti? “Con molti condividiamo sensibilità e rispetto per l’ambiente. Sono donne e uomini di successo, internazionali ed europei, dai gusti sofisticati, compagnie di charter con i loro equipaggi che cercano il comfort di bordo, inseguono la funzionalità e la manovrabilità, oltreché la riduzione degli sprechi energetici”.
Quanta ricchezza ha prodotto il Gruppo per il territorio circostante? “Abbiamo la sede commerciale a Sanremo – conclude – mio padre, che ha contribuito come consigliere di amministrazione alla costruzione dell’azienda Portosole negli anni Settanta, è considerato un pioniere della nautica per il contributo allo sviluppo del diporto. Io mi divido tra lavoro ed attività associative, supportiamo atleti e para-atleti in diverse discipline, ascoltiamo le necessità della comunità, sponsorizziamo campagne di sensibilizzazione, attività di ricerca coordinate da biologhe marine e siamo coinvolti sempre più spesso in convegni come relatori anche nelle scuole e nelle Università italiane ed estere”.
Il sogno nel cassetto? “Prima o poi – conclude – vorremmo realizzare il sogno di vivere almeno per sei mesi l’anno in barca. Un’ esperienza che mi porta indietro nel tempo quando con mio padre, mia madre e i miei fratelli si andava al salone di Genova con una nostra barca ormeggiata al Duca d’Abruzzi. Invitavamo sempre amici, clienti e venditori per cene luculliane e racconti di mare imperdibili. Anche dormire in barca cullata dalle onde è un sogno ricorrente. Almeno per me”.
Permare è stata recentemente annoverata tra le aziende Eccellenti dell’Osservatorio di Global Strategy, giunto alla sua XIV edizione, i cui risultati sono stati presentati nel corso del convegno: La metamorfosi delle aziende familiari: evolvere fra tradizione, capitale umano e intelligenza artificiale. L’ OsservatorioPMI®️ si basa su uno studio quali – quantitativo sull’universo delle Mid-Cap italiane, con l’obiettivo di individuare le aziende in grado di ottenere risultati sistematicamente migliori rispetto al proprio settore e approfondire quali strategie e prassi manageriali sono alla base del successo aziendale.
Cinzia Ficco