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Ottobre 15, 2024
Focus

Le imprese italiane più vicine agli Emirati Arabi

Parla Gianluca De Zan, socio fondatore dello Studio PDM Professionisti Associati


È stato firmato un protocollo d’intesa tra lo Studio PDM Professionisti Associati e Serdal Holding L.L.C. per favorire l’internazionalizzazione delle imprese italiane negli Emirati Arabi Uniti.

Possiamo definirla una nuova corsia preferenziale a beneficio delle aziende italiane che intendono lavorare con gli Emirati Arabi. Il memorandum d’intesa è un valore aggiunto che può agevolare un interscambio commerciale per aumentare la crescita produttiva e allargare la visione strategica con nuove opportunità economiche da proporre per il futuro dell’economia italiana.

Il protocollo d’intesa

I professionisti Gianluca De Zan, Fabio Petrocchi, Daniela Marchesini e Marco Pinelli (dottori commercialisti e consulenti del lavoro), nell’ambito delle politiche volte ad accompagnare l’internazionalizzazione delle Imprese, hanno sottoscritto il protocollo d’intesa con SERDAL HOLDING L.L.C, società emiratina di Abu Dhabi, guidata dal Chairman H.H Sheikh Hamdan Bin Sultan Bin Hamdan Al Nahyan, Membro della Famiglia Reale degli Emirati Arabi Uniti, e rappresentata dal CEO Ali Abdulla Ali Saeed Almazrouei. Il Protocollo di Intesa siglato consentirà di favorire, attraverso i punti di forza di SERDAL HOLDING L.L.C., (quali la vasta rete di conoscenze, la competenza ed esperienza nella Confederazione Emiratina) ed attraverso l’affiancamento e la consulenza dei Professionisti dello STUDIO PDM, il concretizzarsi di importanti opportunità per le Imprese Italiane negli UAE.

Il contesto economico degli Emirati Arabi

Stabilità del contesto politico ed economico, significativi investimenti per potenziare i settori non petroliferi e per rafforzare il proprio ruolo commerciale e finanziario, elevato reddito pro-capite.

Sono queste le caratteristiche che contraddistinguono gli Emirati Arabi Uniti come un mercato interessante per le imprese italiane. Conviene ricordare che gli Emirati Arabi Uniti sono un hub imprescindibile per le aziende italiane che desiderano proiettarsi non solo sui mercati del Medio Oriente, ma anche su quelli dell’Africa orientale e dell’Asia meridionale. Ed è proprio in questo contesto internazionale che diventa strategica l’attività dello Studio PDM Professionisti Associati con sede a Milano e La Spezia.

L’economia italiana deve inaugurare quella straordinaria stagione dove diventare protagonista di accordi commerciali con realtà estere, al fine di promuovere i prodotti italiani e favorire la crescita del brand Italia. Questa azione può portare vantaggi anche ad altre imprese, consentendo una rapida promozione del made in Italy. Non solo. Può beneficiare anche il turismo poiché le imprese che vengono in contatto con l’estero promuovono l’Italia con le relative eccellenze culturali, artistiche, enogastronomiche. Potremmo definire l’accordo una sorta di passaggio verso la promozione dell’Italia all’estero.

Con Gianluca De Zan (in foto), dottore commercialista e revisore contabile, socio fondatore dello Studio PDM, approfondiamo l’argomento per conoscere i benefici delle imprese e, più in generale, il contesto economico degli Emirati Arabi.

Gianluca De Zan, socio fondatore dello Studio PDM Professionisti Associati

In che modo saranno aiutate le imprese italiane?

«Le imprese italiane saranno selezionate da noi sulla base del target che Serdal Holding ci ha fornito. Aziende strutturate, con adeguata capacità produttiva, meglio se con esperienze all’estero, operanti in vari settori di attività che possano, grazie alla loro esperienza e capacità imprenditoriale, ed al tipo di processo e prodotto realizzato, consentire un adeguato processo di industrializzazione del Paese. Studio PDM, con i professionisti associati, sarà vicino a loro nella valutazione iniziale e le accompagneremo, fornendo tutta la necessaria consulenza fiscale, legale, contrattuale e commerciale, lungo il percorso che conduce alla costituzione della Joint Venture o Partnership. In una visione innovativa della nostra attività professionale, crediamo che i nostri imprenditori possono dunque trovare negli EAU un ambiente ricco di opportunità, ma anche un mercato molto competitivo e non privo di insidie. Se da una parte l’agiatezza dei national ne fa un ambiente perfetto per la percezione ed apprezzamento dei prodotti made in Italy, soprattutto quelli di consumo, specie se di lusso e branded (mobili, gioielleria, abbigliamento ed accessori, cosmetici), dall’altra per conquistare o consolidare quote di mercato negli EAU e per inserirsi nel contesto delle gare internazionali, sono necessari investimenti a lungo termine, un’adeguata conoscenza del mercato, una presenza forte sul territorio e una strategia lungimirante. Sotto questo punto di vista, l’accordo con Serdal Holding, che fa riferimento alla Famiglia Reale Emiratina, costituisce garanzia di serietà ed ottime e rapide opportunità di business».

Quali opportunità economiche possono garantire gli Emirati Arabi?

«Gli Emirati Arabi Uniti (stato federale composto dalle sette monarchie ereditarie assolute di Abu Dhabi, Ajman, Dubai, Fujairah, Ras Al Khaimah, Sharjah e Umm Al-Qaywayn), sono un hub imprescindibile per le aziende italiane che desiderano proiettarsi non solo sui mercati del Medio Oriente, ma anche su quelli dell’Africa orientale e dell’Asia meridionale. A trainarne la straordinaria crescita economica sono state principalmente le ingenti riserve di petrolio e gas naturale, ma anche la capacità di saper sfruttare in modo ottimale – per fini commerciali e turistici – la posizione geografica particolarmente favorevole collocata fra Asia, Europa ed Africa, che rende gli Emirati il principale snodo logistico e commerciale della regione, nonché una destinazione turistica di primaria importanza. Gli Emirati nel 2021 si sono classificati al 1° posto nel mondo arabo e al 19° posto a livello globale per la quantità di flussi in entrata, pari a 21miliardi di dollari, risultati favoriti dalla recente riforma che concede la possibilità, agli investitori stranieri, di detenere larghe maggioranze delle imprese locali e permette inoltre un iter burocratico molto più snello per la costituzione delle società straniere. Non da ultimo, gli Emirati Arabi presentano un sistema di tassazione estremamente attrattivo per le imprese straniere, regolato da decreti emanati dai singoli Emirati».

Perché gli Emirati Arabi aprono questo corridoio con le imprese italiane?

«La digitalizzazione di lavoro e servizi, nonché la razionalizzazione della struttura pubblica, sono i cardini del Governo Emiratino, chiamato a offrire risposte rapide ed efficaci alle domande inedite della realtà post-coronavirus. Il percorso di consolidamento post-oil degli Eau passa innanzitutto dall’industrializzazione. Il Governo, sulla base dei piani di sviluppo proiettati fino al 2030, intende investire gran parte dei colossali proventi derivanti dalla vendita di petrolio e gas  in una serie di settori strategici che implicano un potenziale di commesse per le aziende italiane, difficilmente replicabile altrove: grandi infrastrutture, alta tecnologia, immobiliare, difesa, formazione e ricerca scientifica, energia (con attenzione particolare alle energie rinnovabili),cultura, turismo, impianti industriali e altro. E questa è un’occasione formidabile per il “SistemaItalia” che le nostre imprese sono chiamate a cogliere partecipando in modo trasparente ad una competizione che in questo Paese è incentrata prevalentemente su parametri come qualità e soprattutto prezzo. Se il potenziale offerto dagli Emirati Arabi Uniti alle imprese italiane è elevatissimo, è necessario allo stesso tempo sottolineare come la concorrenza internazionale sia di livello assoluto. Il Made in Italy può e deve guardare a questa competizione con ottimismo ed entusiasmo, ma allo stesso tempo con la consapevolezza di dover sviluppare nel tempo strategie adeguate alla dimensione della sfida in corso. Gli Emirati Arabi Uniti offrono tra le migliori prospettive nel medio-lungo termine, grazie alla relativa maggiore diversificazione dell’economia (che ha ridotto la vulnerabilità rispetto ai movimenti del prezzo del petrolio) e alla stabilità politica. Negli ultimi anni, in risposta alle fluttuazioni dei prezzi del petrolio e in ragione della necessità di rendere maggiormente sostenibile l’economia del Paese, gli EAU hanno avviato un processo di diversificazione economica volto ad aumentare il contributo all’economia del settore non oil, e ad affrancare lo sviluppo del Paese dalla tradizionale dipendenza petrolifera, costruendo un modello di sviluppo imperniato sull’innovazione, la tecnologia e la creatività. L’obiettivo è perseguito da programmi di investimento ambiziosi come “Operation 300 Bn”, promossa dal Ministero dell’Industria e della Tecnologia per raddoppiare entro il 2031 il contributo del settore industriale e manifatturiero al Pil nazionale. Questa cornice, all’interno della quale si inserisce anche l’eredità positiva di Expo Dubai 2020, costituisce un volano per la domanda di beni made in Italy integrati nei settori non petroliferi (costruzioni, turismo, servizi)».

Quali asset sono interessati maggiormente?

«Vari sono i settori di attività che possono offrire significative opportunità alle imprese italiane: Infrastrutture e costruzioni. Sono uno dei comparti che ha concorso maggiormente allo sviluppo degli Emirati Arabi Uniti, contribuendo al processo di diversificazione economica del paese, che possiede le infrastrutture più avanzate della regione. Dalle strade ai porti, dagli aeroporti alle telecomunicazioni, gli Emirati Arabi Uniti sono sede di infrastrutture eccellenti che hanno reso possibile lo sviluppo degli affari. I piani di sviluppo infrastrutturale previsti dal Governo emiratino, volti anche ad incrementare lo sviluppo del turismo internazionale, con la costruzione di porti, aeroporti, reti stradali e ferroviarie, ospedali, scuole, strutture turistiche ed alberghiere, impianti industriali e altro, generano l’opportunità per le nostre imprese di poter acquisire commesse per la realizzazione di opere civili, sia nel settore pubblico che privato (come fornitori settoriali o sub-contractors). Le principali occasioni si configurano per le aziende operanti nel settore dell’edilizia, dei prodotti metalliferi e dei servizi. In tale ambito si genera, inoltre, richiesta per materiali, macchinari per lavorazioni e per costruzioni e mobili (il mobile ad uso residenziale rappresenta il 90% del mercato, quello da ufficio il restante 10%), arredamento & interior design (accessori e complementi). Energia convenzionale e da fonti rinnovabili – ambiente. Il rapido incremento della popolazione, unitamente ai processi di urbanizzazione e di industrializzazione, nonché ai fenomeni di cambiamento climatico, ha determinato un forte impatto sulla domanda di energia e acqua negli Emirati Arabi Uniti, che continua a crescere a ritmi rapidissimi. Ma non è tutto.

Ci dica

In tale contesto, da qualche anno gli Emirati Arabi Uniti hanno deciso di diversificare il proprio mix energetico al fine di poter alimentare in maniera sostenibile il processo di sviluppo economico di lungo periodo. A tal fine, il paese sta cercando di sviluppare capacità autonome nelle tecnologie energetiche alternative e di incoraggiare la collaborazione internazionale, favorendo i processi di conservazione dell’ambiente. Il governo degli EAU prevede di investire 700 miliardi di Dirham (circa 180 miliardi di euro) entro il 2050 al fine di realizzare questo obiettivo, attraverso la creazione di centrali nucleari, impianti ad energia solare e l’installazione di pannelli fotovoltaici anche sui tetti delle abitazioni civili. Solo per la Dubai Clean Energy Strategy, che mira entro il 2050 a soddisfare il fabbisogno energetico con il contributo del 75% di energia pulita, saranno investiti 600 miliardi di Aed (163 miliardi di dollari). Una forte domanda proviene inoltre dagli impianti di desalinizzazione delle acque. Ad essere particolarmente richieste ed apprezzate in questo ambito sono le pompe, le valvole e le turbine made in Italy. La gestione dei rifiuti in chiave sostenibile è un’altra priorità del governo emiratino, che sta investendo nella realizzazione di termovalorizzatori e nella riconversione degli impianti di smaltimento in Waste to Energy e produzione di BIO-GAS. Il mercato in questo senso è molto all’avanguardia e ricerca prodotti altamente specializzati: macchinari e tecnologie innovative. L’export di macchinari e tecnologie industriali italiane nel paese fino ad oggi si è concentrato sulle attrezzature dedicate alle attività Oil&Gas, al trattamento delle acque ed alla produzione di energie rinnovabili.

Tuttavia, la volontà del Governo di stimolare l’affermazione di un tessuto imprenditoriale locale robusto apre scenari estremamente interessanti, sia in relazione alla fornitura di macchinari e tecnologie per le attività manifatturiere tradizionali, sia con riferimento agli ambiti dell’Industria 4.0 (greentech e agricoltura di precisione, intelligenza artificiale, robotica, big data, blockchain, life sciences), al cui sviluppo sono legati l’innalzamento della frontiera tecnologica emiratina e la trasformazione del mercato del lavoro con una riduzione degli impieghi ad alta intensità di lavoro. Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Gli Emirati Arabi Uniti possiedono uno dei più avanzati mercati dell’ICT del Medio Oriente e sono l’unico paese al mondo ad avere un ministro per l’intelligenza artificiale. Tecnologie agricole a risparmio idrico.

Per gli Emirati Arabi Uniti, caratterizzati da condizioni climatiche problematiche e da un territorio quasi interamente desertico, con bassa disponibilità di risorse idriche e un forte apporto di acqua desalinizzata, l’utilizzo intelligente e sostenibile dell’acqua nell’agricoltura è un’esigenza irrinunciabile. Il paese aspira a ridurre la propria forte dipendenza dall’importazione di alimenti e minimizzare l’impatto ambientale delle produzioni agricole. Di conseguenza, ha enorme bisogno di adottare tecnologie di irrigazione e metodi di coltivazione che consentano di ridurre significativamente i consumi idrici, attraverso l’utilizzo di avanzate tecnologie idroponiche o la sperimentazione di colture adatte ad ambienti salini e desertici».

Francesco Fravolini

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