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Novembre 21, 2024
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Erbe infestanti su strade, autostrade e opere d’arte: gli studi di Ecogest

Nell’azienda in Emilia Romagna è stato creato un Climate Change Study Centre


Valerio Molinari, azionista di riferimento di Ecogest Spa https://www.ecogestspa.com/  (leader nella manutenzione del verde autostradale), componente del direttivo direttivo AISCAT http://www.aiscatservizi.com/it/  e Michela Nanni,  Amministratrice delegata di Ecogest Spa di recente sono stati nominati nel board di Road Federation (IRF), associazione nata nel 1948, con sede a Ginevra, e che rappresenta una delle più importanti associazioni mondiali sulla mobilità sostenibile. IRF, infatti, è attiva nello studio e analisi del sistema intermodale dei trasporti, sia nei singoli Paesi che nei sistemi complessi internazionali.

Si tratta di uno straordinario onore personale e per tutta Ecogest, sia in Italia che per le nostre partecipate che operano nel resto del mondo – fanno sapere Molinari e Nanni – come riconoscimento dell’enorme lavoro fatto in questi anni, non solo sulle attività internazionali, oggetto del nostro storico ‘core business,  ma anche, per le attività che svolgiamo col Climate Change Study Centre, da noi ideato e fondato, al fine di studiare gli effetti del cambiamento climatico a livello globale, e per proporre, in particolare, innovativi interventi che ne attutiscano gli effetti sulle infrastrutture di trasporto, a partire dalla revisione dei piani manutentivi”.

Ma di cosa si occupa Ecogest e qual è la sua specificità? Facciamocelo dire da Valerio Molinari.

Intanto un flashback per conoscere questa realtà.

“La storia inizia nel 1965 quando mio padre, Salvatore Molinari, lavorando come dirigente dell’azienda Franchi di Bergamo, scopre la possibilità di utilizzare particolari macchinari, costruiti allora solo negli Stati Uniti: si trattava di trattori attrezzati con un braccio meccanico capace di tagliare l’erba. Questi macchinari vengono presentati alla società Autostrade, allora pubblica, che acconsente alla sperimentazione sulla propria reta e convince così l’azienda, per cui lavorava, ad acquistarle. Siamo nel 1967, e papà diventa così pioniere in questo settore; trasporta questi macchinari per l’Italia e li fa conoscere al mercato autostradale, iniziando, di fatto, la manutenzione meccanizzata del verde pubblico.  Nel 1995, dopo aver fatto esperienza sul campo in aziende del settore, fondo la mia società, Ecogest, trovandomi, tra l’altro, concorrente della società della quale mio padre era dirigente. Allora Ecogest fatturava trecento milioni di lire e l’azienda per la quale lavorava mio padre venti miliardi di lire. Nel ’97 papà decide di lasciare l’azienda per la quale lavorava e di lavorare con me, dando una mano in Ecogest, e garantendoci il suo cinquantennale know-how. Dal ’97 al 2006 Ecogest opera nella manutenzione del verde di buona parte delle autostrade del nord. Successivamente acquisisce i requisiti per partecipare ad appalti di importi più alti, ed inizia una sorta di scalata al mercato. Nel 2015 si posiziona come azienda leader italiana nel settore delle manutenzioni stradali e autostradali, ruolo che conserva tuttora.

Un percorso in salita. Oggi chi sono i vostri concorrenti?

I concorrenti ci sono, ma sono molto distanti da noi, sia nell’organizzazione che nel fatturato, mediamente la metà del nostro. Noi siamo focalizzati e specializzati sul verde autostradale, mentre gli altri si occupano anche di altro: segnaletica, asfalti, eccetera. Oggi Ecogest gestisce la manutenzione del verde su seimilasettecento chilometri tra strade ed autostrade in quattordici regioni italiane (sino all’Abruzzo), tra le prime dieci aziende in Europa che si occupano specificatamente di manutenzione del verde.

Michela Nanni, ad Ecogest Spa

Che intende per manutenzione del verde?

Taglio dell’erba e cura delle piante in autostrada e nelle aree di sosta o servizio. Un’attività che può sembrare semplice, persino banale, ma che in realtà ha bisogno di ingente man d’opera, importanti investimenti ed una organizzazione industriale per mantenere la leadership acquisita. Il personale? Il 90% dei nostri lavoratori è extracomunitario e fidelizzato, cioè vive e lavora con noi in Italia da anni. I macchinari sono nella gran parte di produzione italiana, e vengono rinnovati mediamente ogni tre anni.

Altro punto di forza?

A partire dal 2020 ho fondato un centro studi sui cambiamenti climatici a Cotignola, in provincia di Ravenna. Studiamo le evoluzioni meteorologiche attraverso i sistemi satellitari esistenti in campo internazionale, e, di conseguenza l’impatto del cambiamento climatico sulle infrastrutture destinate al trasporto. Il cambiamento climatico, infatti, tra le altre cose, può generare alterazioni nella crescita e nella vita della vegetazione, anche negli spazi verdi prospicienti le infrastrutture di trasporto. Quella mediterranea, ad esempio, viene minacciata da una nuova vegetazione più esotica, infestante e pericolosa per la vita delle infrastrutture stesse e delle opere d’arte vicine.. Si tratta di specie che crescono in condizioni climatiche, anche estreme, in maniera incontrollata e che aggrediscono le opere in cemento armato e le pavimentazioni stradali. Cerchiamo quindi soluzioni per bloccare gli effetti delle alterazioni climatiche sul sistema intermodale di trasporto nelle varie regioni in Italia e all’estero.  Abbiamo avuto un incarico, peraltro già completato, da Concessioni Autostradali Venete (CAV) nel 2021, per lo studio d’impatto del clima su varie tratte tra le quali il Passante autostradale di Mestre e, nell’inverno del 2022, una richiesta di consulenza scientifica da parte delle autostrade marocchine.

Quanto investite in innovazione?

Da seicentomila a un milione di euro l’anno.

Lavorate con università straniere?

Il nostro centro studi richiede assistenza e coinvolge tutte le università che vogliono interagire con noi. Abbiamo una ricercatrice scientifica, con esperienze di studio e ricerca in spagna, e tra breve avvieremo una partnership con il Canada, aprendo un osservatorio in loco e coinvolgendo associazioni locali.  Io direttamente, ma anche gran parte del management di Ecogest partecipiamo, inoltre, in veste di relatori, a convegni internazionali, organizzate dalle principali associazioni che raggruppano gli operatori stradali in tutto il mondo, raccontando la nostra esperienza e trasferendo i risultati dei nostri studi.

Il risultato più entusiasmante della vostra attività?

Essere riusciti ad aprire una nostra azienda in nord America. Un fatto che porta con sé dinamiche culturali fondamentali per il sistema europeo. Le loro strade e autostrade sono lunghe sette/otto milioni di km contro i sessanta/settanta mila dell’Italia. Per noi è un mercato enorme, vergine e dinamico.

Quanto verde c’è in Italia oggi?

Il nostro patrimonio verde dovrebbe essere tutelato diversamente. Parlo di quello presente su strade e autostrade, messo a dura prova dal cambiamento climatico. Il clima non si combatte solo con decreti legge, ma con una visione innovativa che coinvolga anche un nuovo concetto di manutenzione preventiva.

Cinzia Ficco

IRF

Nata nel 1948, IRF ha trovato la sua forma organizzativa attuale nel 1964, e da allora, in quasi 60 anni di attività, è diventata punto di riferimento per il sistema globale del trasporto su strada. L’Associazione è presente, con propri progetti e con importanti adesioni, in 130 Paesi di tutti e 5 i continenti, sviluppando un network che raccoglie oltre 15.000 esperti in tutto il mondo, oltre alle 300 associazioni ed istituzioni associate.

Alla Presidenza dell’Associazione è stato confermato Anouar Bennazouz, GM della Compagnia Nazionale delle Autostrade del Marocco, mentre altri membri del board sono stati eletti il turco, Hamdi Aydin (Turkish Road Association), l’australiano Michael Caltabiano (CFO di ARRB), il serbo Slobodan Basuric (Direttore tecnico di “Roads of Serbia”), Domenico Crocco (Capo degli Affari internazionali di Anas). Maura Sabato (sempre in rappresentanza di Anas), ed Helodie Woillez (Chief of Strategy di ORIS).

Ad affiancare il board saranno l’indiano Harpal Singh (Presidente di IRF-India Chapter), lo statunitense Neil Pedersen (Direttore Esecutivo di TRB) e il brasiliano Cesar Queiroz (Consulente della Divisione Autostrade della Banca Mondiale).

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