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Maggio 21, 2024
Focus

Aziende pubbliche e private poco produttive? Ridisegniamo le organizzazioni di lavoro

La tesi del sociologo Federico Butera, che invita a elaborare strategie che puntino sulla qualità


L’ Italia è una società di organizzazione ineguali.

Alla radice della scarsa produttività delle imprese, della insufficienza dei servizi promossi dalle Pubbliche amministrazioni, delle diseguaglianze territoriali, sociali e di genere c’è una questione di qualità delle organizzazioni e del lavoro.

E’ la tesi sostenuta da Federico Butera, sociologo nel suo ultimo libro pubblicato da Egea, dal titolo:” Come Disegnare l’Italia tra organizzazioni e lavori di qualità

A sentire lo studioso, ci sarebbe una debolezza comune alla maggior parte delle Pmi, delle realtà del terzo settore, della Pa. Le eccezioni non mancano di certo, ma sono una minoranza e oggi sono sfidate da un livello di incertezza e volatilità senza precedenti.  I lavori di qualità sono una minoranza

Di qui la proposta di elaborare politiche e progetti per organizzazioni e lavori di qualità come punto di partenza, e non di arrivo, per il rilancio del Paese.

Detto in altri termini: la politica, il governo, il mondo universitario, i rappresentanti dell’economia e delle parti sociali sono invitati ad assumere la questione organizzativa non come l’intendenza che seguirà atti puntuali nelle rispettive sfere di competenza, ma come l’oggetto di specifiche politiche di promozione dotate di investimenti e programmi specifici di medio e lungo periodo.

Lo avevano fatto Roosevelt con il New Deal, De Gasperi con la ricostruzione postbellica, Schimdt con la Mitbestimung, Clinton e Gore con il programma Reinventing Government. E, secondo Butera, è chiamata a farlo anche l’Italia di oggi.

Nel saggio, l’autore promuove modelli e metodi di una nuova sociotecnica 5.0. in grado di assicurare la transizione green e digital e di promuovere al contempo prosperità alle imprese, alle Pa e alle comunità, un’alta qualità della vita alle persone e una marcata sostenibilità ambientale e sociale.

La sociotecnica 5.0 consiste nella adozione integrata delle tecnologie digitali abilitanti e di un’“Intelligenza artificiale giusta”, che generi crescita per tutti e non disoccupazione; nello sviluppo di infrastrutture tecniche ed economiche degli ecosistemi e delle reti governate; nel potenziamento delle organizzazioni reali animate da team eccellenti; nel favorire ruoli aperti e professioni a larga banda; nella formazione continua e nella tendenziale professionalizzazione di tutti. Il tutto, senza dimenticare la promozione e il supporto a programmi e progetti partecipativi nelle singole organizzazioni private e pubbliche.

Seguendo gli esempi delle imprese dell’Italian Way of Doing Industry e delle migliori Pa che hanno avuto successo, Butera spiega come sviluppare nuove forme di strutture sociotecniche robuste e flessibili centrate sui processi e sull’innovazione, che superino i modelli burocratici e taylor-fordisti fondati su organigrammi e procedure che hanno dominato nel secolo scorso e che sono ancora una latente eredità. Un percorso basato su un solido impianto teorico – con la condivisione di mezzo secolo di progressi nelle teorie organizzative – e su tecniche concrete come quelle adottate dalle buone pratiche gestionali e tecnologiche.

Gli esempi e i metodi concreti proposti dall’autore sono destinati agli “architetti delle organizzazioni e del lavoro” che operano sia nelle realtà di punta sia in quelle più fragili: imprenditori, manager, membri delle istituzioni, amministratori pubblici, docenti, ricercatori, sindacalisti, gruppi di lavoratori. Soggetti che nella loro pratica professionale – mentre gestiscono e tentano di innovare le realtà in cui operano – sviluppano anche nuovi modelli di organizzazione, di tecnologia, di lavoro.

Secondo Butera, oggi occorre diffondere su larga scala le lezioni dei loro progetti riusciti, come nell’Ottocento era avvenuto con le Amministrazioni di Maria Teresa d’Austria e nel secolo scorso con le fabbriche della Toyota, con la Scuola di via Panisperna o i laboratori della Nasa. Potenziando il “senso di sé” di questi architetti come classe innovatrice del Paese.

La Redazione

L’AUTORE

Federico Butera è professore emerito di Scienze dell’Organizzazione, Università di Milano-Bicocca e Roma Sapienza. È presidente dell’Istituto IRSO e direttore della rivista Studi Organizzativi. A partire dalle “isole di produzione” della Olivetti negli anni 70, ha firmato un gran numero di progetti innovativi di riorganizzazione di imprese e enti pubblici e ha svolto una intensa attività di management education. Ha pubblicato in Italia e all’estero 39 monografie e oltre 300 articoli.

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