Parla Andrea Pietrini, fondatore di YOURgroup e autore di un libro pubblicato da Egea
Negli Stati Uniti è affermata da decenni, in Italia potrebbe diventare la professione del futuro, perché si sta facendo strada nelle piccole, medie imprese già da qualche tempo e le multinazionali iniziano ad inseguirla.
Si tratta del fractional manager o fractional executive che – come ci spiega Andrea Pietrini, manager di lunga data e fondatore di YOURgroup – La prima società italiana di Fractional Executive con 250 manager – sta professionalizzando la managerialità in quelle realtà imprenditoriali di dimensioni ridotte che non possono permettersi un manager a tempo pieno.
“Se il consulente – afferma Pietrini (che al fractional manager ha dedicato un libro) – spesso si limita a consigliare e a generare ottime slide, il fractional executive è più operativo, lavora a stretto contatto con l’imprenditore e il vertice aziendale, diventandone spesso la persona di fiducia. Si tratta di una figura manageriale esterna che entra in azienda con un rapporto costi-tempo modulare, e una visione più ampia. Non un dipendente, dunque, ma nemmeno un consulente che resta estraneo all’organizzazione e collabora solo per un breve periodo e su un obiettivo preciso. Di sicuro, un libero professionista che bilancia la sua vita professionale e quella aziendale”.
Il fractional executive è quindi un manager che suddivide il suo tempo lavorativo e lo distribuisce fra due o tre società, seguendone gli obiettivi. A differenza del temporary manager, non ha una scadenza predeterminata, ma lascia l’incarico quando ha permesso all’imprenditore di centrare i propri obiettivi.
In genere, opera nei settori dei processi aziendali, della finanza operativa, del marketing, delle risorse umane, tasto dolente per molte Pmi.
Il fractional manager deve poter vantare almeno 20 anni di esperienza, quindi aver ricoperto ruoli apicali in aziende o multinazionali, ma possedere anche soft skills: flessibilità, problem solving, la capacità di visualizzare subito il problema o l’obiettivo, ed elaborarne le giuste strategie.
Lavora part time, su più clienti. E questo è un vantaggio sia per lui – che ha maggiori opportunità professionali e di ampliare le proprie competenze – sia per l’imprenditore, che ha un significativo vantaggio.
Assumere un manager a tempo pieno con un know how specifico e di alto livello, una solida carriera e una massiccia rete di contatti significa gravare molto sul bilancio di una Pmi.
Il fractional sta tra la dirigenza tradizionale, il temporary management e la consulenza.
“Diciamocelo – ancora Pietrini – l’imprenditore, che guida una realtà medio piccola, non sempre è pronto a coinvolgere una figura dirigenziale a causa delle potenziali conseguenze sugli equilibri aziendali. Di qui una figura efficace, ma con un impatto organizzativo più modulare, magari preliminare a forme di coinvolgimento più rotondo”.
Quando farsi sostenere da un fractional manager? Sviluppo finanziario, controllo di gestione, Internazionalizzazione, lancio di una nuova linea di business, innovazine quotazione in Borsa, innovazione nel processo produttivo, passaggi generazionali, coaching nell’organizzazione: sono alcuni esempi.
“In un’età in cui i cambiamenti sono sempre più veloci – chiarisce il manager – l’imprenditore non può più pensare di affidare a risorse interne tuttofare la gestione del personale o delle finanze magari quando l’inflazione galoppa, come in questo momento. A pagarne conseguenze salate sarebbe tutta l’impresa. In quella che chiamiamo epoca della complessità, ci si salva, abbinando alle tecnologie le giuste competenze. E a questo punto, sento di dare un consiglio: mai scegliere un fractional manager solo perché è un amico, un parente o ci ispira fiducia. Deve saper fare. La fiducia è una subordinata al lavoro di questo libero professionista, che ha il compito di aiutare a strutturare le aziende piccole e medie, proverbialmente destrutturate. Almeno in Italia. Non è detto che si debba selezionare un fractional da una scuola formativa. Ma è necessario guardare subito al suo curriculum”.
Cinzia Ficco