Un libro sul paternalismo libertario, scritto da Sergio di Filippo
Che cosa si intende con “paternalismo libertario”?
Ce lo spiega un libro, fresco di stampa (IBL) scritto da Sergio Di Filippo avvocato e dottore di ricerca in Diritto costituzionale e pubblico generale, oggi consigliere parlamentare della Camera dei deputati, dal titolo: Nudge. Una spinta poco gentile?
Nel testo ci si chiede se adottata, questa nuova tecnica di governo metterebbe a rischio la nostra libertà.
I sostenitori di questo approccio, come il premio Nobel per l’economia Richard H. Thaler, ritengono che sia possibile accrescere, con strumenti non coercitivi, il benessere degli individui spingendoli “gentilmente” verso le scelte che farebbero in condizioni di piena razionalità.
Dopo aver richiamato brevemente le origini e lo sviluppo dell’economia comportamentale, ossia il campo di studio alla base del paternalismo libertario, il libro passa al vaglio i fondamenti della teoria del nudge o “spinta gentile”, evidenziandone limiti e incongruenze. I fautori del paternalismo libertario ritengono che esista un solo modo di essere razionali, senza tenere conto della diversità delle preferenze e delle situazioni individuali, e che debba essere lo Stato a rimediare alle “trappole mentali” o biases cognitivi, senza fornire prove della superiorità dell’intervento pubblico rispetto alle azioni autocorrettive delle persone e agli strumenti di mercato.
Il paternalismo libertario, che consiste in un vero e proprio ossimoro, presenta inoltre problemi etici, configurando un nuovo metodo di governo che sfrutta le inadeguatezze cognitive degli individui per indurli a compiere determinate scelte. L’interferenza che i nudges manipolativi producono nel processo decisionale lede pertanto l’autonomia individuale e pone il problema del controllo democratico su questa nuova forma di potere.
La Redazione