Parla Michele Viscidi, Amministratore Delegato dell’azienda di Bassano del Grappa
La Distilleria Nardini rappresenta la storia della famiglia Nardini che si traduce in passione, amore per il proprio territorio, senza tralasciare la qualità della grappa.
Stiamo parlando della prima distilleria d’Italia, quella più antica del Paese, che nasce nel 1779 nel Nord d’Italia, all’ingresso del Ponte Vecchio a Bassano del Grappa, conseguenza del forte lavoro di Bortolo Nardini.
Dal 1779 la tradizione della Famiglia Nardini
Figlio di Bortolo Nardini e Maria Maddalena Giacomuzzi, il 25 maggio 1739 a Segonzano (TN) nella val di Cembra, nasce Bortolo Nardini. Nel paese dall’antica tradizione enologica, era pratica molto diffusa quella di distillare le vinacce per trarne una fonte di reddito e di sostentamento. All’epoca i distillatori si spostavano con un alambicco mobile per distillare “conto terzi” le vinacce derivanti dalla produzione del vino e Bortolo; intrapreso questo mestiere giunse fino a Bassano Veneto, oggi Bassano del Grappa. Costretto a un lungo soggiorno nella cittadina, Bortolo Nardini comprende l’importanza di Bassano come crocevia commerciale tra la Serenissima Repubblica di Venezia, il Trentino e l’Austria.
Da qui la geniale intuizione di acquistare l’“Osteria al Ponte” (oggi Grapperia Nardini), sul Ponte Vecchio di Bassano, per produrre grappa con un alambicco in pianta stabile e rivenderla. Una rivoluzione, una pietra miliare nella storia della distillazione moderna: non era più il distillatore a recarsi dai contadini con il suo alambicco mobile per distillare, ma i contadini stessi a conferirgli le vinacce in distilleria per la produzione di grappa.
Nasce la prima distilleria d’Italia, nasce la Grappa Nardini, un prodotto divenuto icona della grappa in Italia e nel mondo, che Nardini ha continuato a esaltare di generazione in generazione, restando fedele nei secoli ai metodi tradizionali di lavorazione, ma al tempo stesso, con spirito pionieristico, implementando tutte le innovazioni in grado di garantirne l’assoluta perfezione qualitativa.
La visione di continuità, l’icona, il territorio
Possiamo affermare che il mondo Nardini racchiude una storia di imprenditoria italiana di grande eccellenza, che custodisce la sapienza dell’esperienza di secoli trascorsi a imparare tecniche nuove e a raffinare processi produttivi. E tutto ciò permette di accostarla alla creatività e alle intuizioni avanguardistiche dei progetti più moderni. Questo progresso e gli avanzamenti industriali rappresentano nell’attuale contesto storico un esempio che viene raccontato dall’iconica etichetta presente sulle proprie bottiglie e realizzata dalla storica stamperia bassanese dei Remondini, dove sono sintetizzati i valori di Nardini: storicità, amore e tutela del territorio e prodotto di altissima qualità, un’eredità culturale da trasferire alle future generazioni.
Ed è proprio su questo aspetto che la distilleria Nardini vuole lavorare per coinvolgere i giovani, al fine di consegnare il know-how della società con segreti e processi produttivi squisitamente italiani da valorizzare e da promuovere nel futuro.
Con Michele Viscidi, Amministratore Delegato di Nardini, approfondiamo il processo produttivo e le diverse realtà della distilleria.
Quali sono i processi produttivi della distilleria con i quali si arriva alla grappa?
«Distilleria Nardini segue direttamente tutto il processo produttivo, dalla selezione della vinaccia, passando per la distillazione, fino all’invecchiamento. Una grande attenzione è posta sulla distillazione che viene realizzata con tre diverse tecniche indispensabili per conferire gusto e purezza al prezioso distillato: a colonna, a bagnomaria e a caldaiette. La combinazione di queste tre tecniche permette di rendere unico il profilo sensoriale delle Grappe Nardini. Una volta distillata, la grappa, – ancora grezza (82°) – inizia la fase di stoccaggio. La Grappa Bianca viene quindi fatta riposare in silos d’acciaio per un anno. Mentre una parte viene fatta riposare per un minimo di tre anni in botti di rovere di Slavonia, divenendo Grappa Riserva».
Che ruolo assume la valorizzazione dell’enologia?
«Il ruolo dell’enologia è sicuramente fondamentale per ottenere la miglior vinaccia possibile. Nardini ha rapporti diretti con i fornitori di vinaccia per valorizzare vitigni autoctoni fondamentali per mantenere costante nel tempo la qualità e il profilo sensoriale dei prodotti Nardini».
Quanto incide la storia di famiglia sulle scelte aziendali?
«L’azienda segue l’insegnamento del suo fondatore Bortolo nella continua ricerca di innovazione tramandata di generazione in generazione, cercando di realizzare prodotti che soddisfino le esigenze di un consumatore sempre più esigente ed informato. Tutto quello che facciamo in ottica futura è frutto di una storia che ci ha lasciato in eredità preziosi insegnamenti».
È prevista una formazione aziendale per i dipendenti?
«I dipendenti hanno l’opportunità di visitare l’azienda e i suoi luoghi storici così da respirare la storia di Nardini e tutto il know-how necessario per realizzare i suoi inconfondibili prodotti. Non facciamo corsi di formazione specifici mirati a comprendere meglio questo distillato, l’arte della grappa si apprende sul campo giorno dopo giorno con l’esperienza e la passione e la costanza».
Perché è importante il territorio?
«Bassano del Grappa rappresenta il luogo di origine della famiglia ed è proprio da questo territorio che arriva la vinaccia utilizzata in distillazione. La storia di Nardini è strettamente connessa con questi luoghi e con la Storia d’Italia, un legame unico, forte e immutato da quasi 250 anni. Questi luoghi sono stati palcoscenico di importanti avvenimenti, e qui vogliamo ricordare anche il forte legame con il Corpo degli Alpini, a cui è dedicato il ponte della storica Grapperia, che risale alla Grande Guerra, combattuta per la maggior parte nei territori veneti, trentini e friulani. In quegli anni, precisamente nella seconda parte del tragico 1917, dopo la rotta di Caporetto e l’inizio di una estenuante guerra di posizione, inizia il sodalizio fra gli Alpini e Nardini, la cui grappa bianca era diventata per le truppe Alpine un bene di conforto che consolava e riscaldava i cuori. E tutt’ora è così, Nardini infatti ogni anno esprime vicinanza a questo corpo dedicandogli una nuova etichetta in occasione dell’anniversario della loro costituzione».
Qual è il vantaggio derivante dalle vostre botteghe?
«Attraverso le nostre botteghe vogliamo dare l’opportunità a consumatori e clienti di vivere e respirare la storia dell’azienda e della famiglia. Qui si possono assaggiare i nostri prodotti nei luoghi iconici in cui si è costruita la storia della famiglia. Questo sicuramente ci fornisce l’opportunità di stringere una relazione più forte grazie alla condivisione di un’esperienza indimenticabile».
Come trasferire ai giovani il know-how aziendale per mantenere una continuità nel tempo?
«Il nostro mastro distillatore ogni giorno tramanda alla sua squadra tutte le conoscenze relative all’intero processo produttivo. Così facendo siamo in gradi di garantire in maniera costante nel tempo un’elevata qualità dei prodotti».
Francesco Fravolini