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Ottobre 9, 2024
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Risorse umane, legale e patrimoniale: i settori più problematici per le pmi

A rilevarlo, un’indagine condotta da Partner d’Impresa, condotta su mille aziende


Legale, patrimoniale e risorse umane: sarebbero questi i settori più problematici per le pmi italiane.

A rilevarlo, un’analisi condotta su più di mille  aziende italiane, realizzata da Partner d’Impresa, network  che riunisce oltre 200 specialisti tra commercialisti, avvocati e consulenti del lavoro. https://www.partnerdimpresa.it/

Per quanto riguarda il terzo aspetto, viene fuori che il mancato utilizzo di strumenti di indagine interna e la diffusa assenza di una figura HR aziendale creano limiti nell’individuare soluzioni contrattualistiche più idonee per ogni realtà imprenditoriale.

L’analisi generale di Partner d’Impresa

L’indagine parte da un primo test di auto-analisi – chiamato TSA – a cui viene sottoposto l’imprenditore per inquadrare i punti forti e le aree di miglioramento in base a quanto da lui percepito e conosciuto. Da questa prima analisi è emerso un tessuto imprenditoriale italiano con un grande potenziale di crescita spesso inespresso per la mancanza di sistemi organizzativi aziendali adeguati.

Per l’aspetto legale, le aziende in Italia sono sfornite di una tutela legale preventiva, che si concretizza nella corretta valutazione e interpretazione delle norme alla base dell’attività di impresa. Aspetto oggi ancor più importante considerando i contesti commerciali internazionali e globalizzati.

Sull’aspetto patrimoniale, invece, non vi è strategia di pianificazione a lungo termine che miri alla creazione del patrimonio di impresa, alla sua  protezione e crescita nel tempo. Si privilegia una gestione quotidiana delle proprie attività.

Un problema dovuto anche a una scarsa conoscenza degli strumenti operativi da implementare per la tutela patrimoniale.

Per quanto concerne l’aspetto connesso alla consulenza del lavoro, si riscontra la tendenza a non richiedere ai propri consulenti una previsione di costi puntuale preventiva che consenta di suggerire, tra le tante modalità di assunzione o ingaggio di collaborazione del personale, le più idonee alla singola azienda. Si registra, inoltre, la mancanza diffusa di una figura HR interna che possa interfacciarsi in maniera corretta con il consulente del lavoro e a cui possa riportare dati oggettivi su eventuali necessità dei dipendenti e la soddisfazione generale.

Aspetti più trascurati nel settore legale e patrimoniale: i dettagli

Relativamente al tema legale, i maggiori deficit sono connessi soprattutto alla mancata adozione del modello legislativo 231/2001, il documento di valutazione dei rischi (DVR), di cui fino all’80% delle imprese era sprovvisto. Si tratta di una procedura che consente di individuare all’interno dei rami di azienda i vari carichi di rischio connessi alle specifiche attività. Con la sua applicazione, la ripartizione delle responsabilità all’interno del ciclo lavorativo viene così attribuita a seconda delle mansioni svolte dai singoli soggetti responsabili.

Il rischio di non mettersi in regola su questo fronte è ingente poiché, per legge, la mancata adozione del modello da parte del datore di lavoro è sanzionabile con un arresto da 3 a 6 mesi o con un’ammenda fino a 6.400 euro.

Per quanto riguarda invece l’aspetto patrimoniale,  non viene fatta un’adeguata pianificazione di investimenti per accrescere il patrimonio personale. Il 71,8% degli imprenditori ha dichiarato infatti che il patrimonio oggi in suo possesso non gli consentirebbe di garantirgli il medesimo tenore di vita ottenuto dall’attività lavorativa, mentre il 62,5% non ha investito nel tempo per ottenere almeno un’entrata passiva, che potrebbe essere data da proprietà immobiliari o investimenti. La mancata adozione di queste misure di tutela rende il patrimonio imprenditoriale legalmente aggredibile se si verificano criticità d’azienda e aggiunge elementi di instabilità finanziaria sia per se stessi che per le generazioni future.

Dal sondaggio emerge, inoltre, che l’85% degli imprenditori ha una diffusa tendenza a non tutelare il proprio patrimonio personale (immobili, investimenti e partecipazioni societarie, eccetera) e l’eventuale passaggio generazionale attraverso la costituzione di una Holding di famiglia.

Questo strumento giuridico, applicabile in più contesti di quelli che si pensa, consente il controllo delle società da parte dell’imprenditore e della sua famiglia, evitando la disgregazione del patrimonio societario e personale al momento della successione con una ripartizione concordata tra gli eredi.

Si segnala, infine, un’ulteriore difficoltà diffusa, connessa invece al settore fiscale e cioè la mancata conoscenza di alcuni strumenti che aiuterebbero a pianificare al meglio il carico fiscale quali, ad esempio – per l’80% degli intervistati – la realizzazione di un marchio intestato a una persona fisica o per il 75% l’accantonamento del TFM (trattamento di fine mandato per l’amministratore). Entrambi sono strumenti poco conosciuti che possono aiutare ad abbattere la pressione fiscale. Il mancato sfruttamento di queste opportunità comporta la dispersione della liquidità potenzialmente re-impiegabile in azienda.

I gap connessi alla gestione delle risorse umane

I dati raccolti dall’indagine di Partner d’Impresa lato gestione del personale e consulenza sul lavoro fanno emergere un aspetto curioso: secondo il 90% degli imprenditori intervistati nella propria azienda vi è un clima positivo, che consente scambio di idee e buona relazione tra i team. Non si riscontra però, nel 59,5% dei casi, l’utilizzo regolare di strumenti di indagine della soddisfazione del personale né vengono organizzati con regolarità, secondo il 52,2%, momenti di team building con tutti i collaboratori. Si tratta quindi di un percepito dei proprietari di azienda che può non trovare una reale corrispondenza nella realtà. Interrogare i propri collaboratori e dipendenti per comprendere esigenze, necessità e desideri è oggi indispensabile. Il mercato del lavoro odierno si caratterizza infatti per un desiderio di maggiore flessibilità e nella ricerca di soluzioni contrattuali che possano prevedere modalità in smart-working o definizione del progetto lavorativo a obiettivi e non a tempo lavorato, orientandosi allo sviluppo di una mentalità più imprenditoriale messa in gioco da parte del dipendente. Questi dati, riportati al consulente del lavoro  – meglio ancora se da una figura HR- possono consentire la definizione di una contrattualistica ad hoc che crei un rapporto win-win tra azienda e dipendente, senza limitarsi alla definizione di contratti di assunzione standard.

“Questa indagine – spiega Sonia Canal Chief Operations Officer di Partner d’Impresa– fa capire che risulta indispensabile svolgere delle azioni di comunicazione finalizzate a educare e a far crescere la consapevolezza delle imprese fornendo loro, attraverso l’uso di un linguaggio chiaro e semplice, una visione d’insieme complessiva degli strumenti a disposizione. Al fine di facilitare la divulgazione accessibile, come network promuoviamo diverse occasioni di comunicazione, mettendo regolarmente a disposizione guide gratuite in formato Kindle realizzate dai nostri specialisti ed è in via di pubblicazione un volume tecnico dal linguaggio chiaro e dall’approccio complessivo alla gestione d’impresa. Inoltre, stiamo organizzando un road tour gratuito di divulgazione nelle principali città italiane che culminerà con un evento di formazione a Bologna a marzo 2024”.

La Redazione

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