Così Ilaria Chiapedi, 23 anni, dopo le esperienze in Bosch e Mercedes Benz

Ha 23 anni, è nata a Montebello della Battaglia (Pavia) e con tenacia sta costruendo la sua carriera nel management. Invitando i suoi colleghi a seguire le sue orme, consiglia: “Investire in un percorso internazionale significa investire su se stessi, superare i propri limiti e aprire la mente a nuove prospettive. È una sfida fatta di tanti sacrifici tra i quali lasciare la propria famiglia, ma anche un’opportunità straordinaria per crescere e costruire il proprio futuro”.
Lei è Ilaria Chiapedi e noi l’abbiamo intervistata.
Ci racconta il suo percorso?
“Ho avuto l’opportunità di vivere un iter accademico e professionale che mi ha portato a esplorare diverse culture e sfide. Ho frequentato un programma double degree che mi ha permesso di studiare per due anni in Italia e due anni in Germania. Durante questo percorso, ho conseguito una laurea triennale italiana in Economia Aziendale con indirizzo in International Management, un Bachelor (equivalente a una laurea triennale) tedesco in International Management e un Master italiano di primo livello in Management Internazionale.
Perché per mettersi alla prova tra le numerose destinazioni disponibili ha scelto la Germania e ha deciso di seguire corsi universitari in tedesco?
Questa esperienza ha rappresentato una svolta per me, poiché mi ha spinta ad uscire completamente dalla mia comfort zone e mi ha aperto porte lavorative che forse non avrei trovato nel nostro Paese. Durante il mio percorso, ho avuto l’opportunità di svolgere, oltre a un’iniziale stage a Manchester, uno stage full-time presso Bosch, dove successivamente sono stata confermata con un contratto, parallelamente ai miei studi. Questo ruolo mi ha permesso di acquisire esperienza pratica e consolidare le mie competenze, fino a ricevere una proposta di lavoro da Mercedes-Benz, dove ho proseguito il mio percorso professionale. Nello stesso tempo, ho sempre dedicato tempo ed energie alla vita universitaria. In Italia, sono stata responsabile dell’area marketing e comunicazione di un gruppo studentesco, mentre nella mia attuale università, la ESCP Business School, ricopro il ruolo di ambasciatrice studentesca e responsabile degli eventi della Wealth Society. Attualmente, sto frequentando il corso di Luxury Management presso la ESCP, un programma intensivo di 15 mesi che culminerà con il raggiungimento di una laurea magistrale e del Master DEAMIE francese.
Cosa ha imparato di sé dall’esperienza all’estero?
Beh, l’esperienza in Merceds Benz mi ha fatto capire che il settore del lusso è la direzione in cui voglio specializzarmi. Grazie al mio percorso internazionale, ho avuto modo di parlare in modo fluente in inglese, tedesco, spagnolo. Sto attualmente imparando il francese. Questa strada mi ha permesso di sviluppare competenze linguistiche, accademiche e personali che lo scorso mese mi hanno portata a un’importante conquista: l’ingresso in Nova, un network d’élite che connette il 3% dei migliori talenti a livello globale. L’accettazione in Nova è il risultato di un rigoroso processo di selezione, basato sul merito e sul potenziale. Sono stati valutati il mio curriculum, le referenze fornite dai miei ex datori di lavoro, interviste e test che hanno confermato le competenze professionali, accademiche, internazionali e relazionali. Questo traguardo rappresenta per me il primo passo verso la costruzione di una carriera nel settore del management. Sono entusiasta di poter entrare in contatto con persone di valore che possano ispirarmi e aiutarmi a crescere ulteriormente.
Dal punto di vista professionale cosa le hanno insegnato le esperienze in Bosh e in Mercedes Benz?
La mia esperienza presso due colossi dell’industria tedesca, Bosch e Mercedes-Benz, mi ha permesso di apprendere lezioni preziose che potrebbero ispirare i manager delle aziende italiane. Questi due ambienti lavorativi, pur essendo estremamente competitivi e focalizzati sull’eccellenza, si distinguono per alcune caratteristiche che li rendono un esempio da seguire. Una delle prime cose che mi ha colpito in Bosch è stata la calma che caratterizza l’ambiente lavorativo. Anche di fronte a difficoltà significative, il clima rimaneva sereno e professionale, privo di tensioni inutili. Questa attitudine favorisce una maggiore concentrazione e produttività, permettendo ai dipendenti di affrontare le sfide con lucidità. Una frase, in particolare, ha cambiato il mio approccio al lavoro e alla vita quotidiana: Non esistono problemi, esistono solo soluzioni. Queste parole, pronunciate da un collega in risposta a una mia segnalazione, mi hanno insegnato a vedere le difficoltà non come ostacoli, ma come opportunità per applicare competenze e trovare la strada migliore per procedere. Questo mindset, centrato sulla proattività e sulla ricerca di soluzioni, potrebbe trasformare il modo in cui molte aziende italiane affrontano le sfide quotidiane. Un altro aspetto che mi ha profondamente colpito in Bosch è stato l’interesse autentico dei miei colleghi affinché io apprendessi qualcosa di concreto durante la mia esperienza. Fin dal primo giorno, mi è stato chiesto di esprimere eventuali desideri di provare nuovi ambiti di expertise, nel caso lo ritenessi necessario per comprendere meglio ciò che avrei potuto fare in futuro. Questo approccio denota una grande apertura e attenzione alla crescita personale e professionale dei giovani talenti. Inoltre, mi sono state affidate fin da subito task rilevanti e responsabilità, con l’obiettivo di farmi imparare attraverso l’azione e il coinvolgimento diretto. Questo atteggiamento non solo mi ha permesso di crescere rapidamente, ma mi ha fatto sentire valorizzata e parte integrante del team. L’inclusività è stata un altro elemento fondamentale. Nonostante non fossi madrelingua tedesca, mi sono sempre sentita apprezzata e sostenuta grazie a un modello meritocratico che premia le competenze e il contributo individuale, indipendentemente dalla nazionalità o dalle differenze culturali. Questo approccio elimina barriere e pregiudizi, crea un ambiente di lavoro collaborativo e motivante, dove il talento viene riconosciuto e sostenuto. Presso Mercedes, ho riscontrato un ulteriore livello di apertura e supporto, soprattutto verso gli studenti. In Germania, infatti, il valore dei giovani talenti viene riconosciuto e incentivato fin dai primi passi nel mondo lavorativo. Per me è stato sorprendente ricevere una proposta di lavoro da Mercedes ancora prima di terminare il mio contratto con Bosch e, soprattutto, prima di completare i miei studi. Questo dimostra una visione lungimirante da parte delle aziende tedesche, che non esitano a investire nei giovani, accompagnandoli e supportandoli anche nelle loro scelte accademiche e professionali. Durante la mia esperienza, alcuni manager in Mercedes mi hanno confidato una riflessione particolarmente significativa: ritenevano un vero peccato che alcuni team si ostinassero a ricercare solo candidati che parlassero tedesco. Questo approccio, pur comprensibile in determinati contesti, rischia di far perdere alle aziende l’opportunità di attrarre grandi talenti solo a causa di una semplice barriera linguistica. In un mercato sempre più globale, limitarsi in questo modo può rappresentare una perdita non solo in termini di diversità culturale, ma anche di competitività aziendale. L’approccio aperto e collaborativo dei manager tedeschi potrebbe rappresentare una svolta per le aziende italiane. Favorire un clima sereno, valorizzare le competenze in modo meritocratico e puntare sui giovani talenti sono strategie che non solo migliorano il benessere organizzativo, ma anche la competitività aziendale. Creare ambienti dove i dipendenti si sentano inclusi e supportati non è solo una questione etica, ma una leva fondamentale per attrarre e trattenere i migliori talenti. Le esperienze in Bosch e Mercedes mi hanno insegnato che il successo non è solo una questione di obiettivi raggiunti, ma anche di come si costruiscono i percorsi per raggiungerli. E forse, proprio da qui, potrebbe partire una nuova fase per le aziende italiane, una fase in cui i problemi diventano soluzioni, e il talento diventa il vero motore del cambiamento.
C.F.