Il momento attuale ci sta obbligando al cambiamento.
Non si tratta del semplice cambio delle abitudini, ma di un abbandono totale del passato. Per non cadere nel burn out, abbiamo bisogno di valori che sappiano dare un senso alla nostra esistenza. E i modelli, a cui ci siamo ispirati fino a ieri, non valgono più. Ampio si è fatto lo spazio delle probabilità.
Le aziende possono rispondere al cambiamento e al mercato nuovo, solo reinventandosi. Dunque, con un reset della propria organizzazione.
L’Azienda deve diventare il luogo in cui non si cercano più certezze, ma si analizzano le probabilità dei singoli, la creatività di ciascun lavoratore, grazie ad un nuovo ruolo dell’imprenditore, che deve diventare più flessibile e capace di ascoltare e osservare l’ambiente aziendale, ma soprattutto il capitale aziendale.
In azienda si trascorrono molte ore. Per questo occorre agire sulla qualità delle relazioni, agevolando un clima di serenità e fiducia. Solo così è pensabile arrivare a risultati programmati.
Conoscere gli aspetti comportamentali in un team è importante quanto conoscere come si realizza un prodotto o si offre un servizio. L’impresa si differenzia dai concorrenti soprattutto nel modo di relazionarsi con l’esterno, cioè il mercato, attraverso i suoi dipendenti e collaboratori.
Fondamentale diventa il concetto di responsabilità aziendale, che è il prendersi cura, valorizzare il Capitale Umano. Parlo volitamente di capitale e non utilizzo una espressione generica, che è quella di Risorse Umane.
Solo dopo aver osservato e assecondato le esigenze delle persine, si può pensare alla ricerca di nuovi prodotti o servizi.
In questo progetto è fondamentale il supporto del professionista behavioral-comportamentale, il quale, equilibrando le modalità relazionali, incrementa la coesione, garantisce una solida base, allo stesso tempo dinamica e personalizzata, sotto il profilo gestionale, produttivo e commerciale.
La grande novità diventa dunque la figura del CEB-direzione comportamentale, che deve diventare parte integrante della nuova visione d’impresa. Un soggetto che guidi il personale a raggiungere obiettivi condivisi con l’azienda, senza sentirsi costretto, o alienato dal processo produttivo.
Nel mercato sono cambiate le dinamiche con cui si sviluppano i rapporti fra l’innovazione tecnologica e l’essere umano, e se ogni tanto si pensa si tratti di relazioni sbilanciate a favore delle macchine, ricordiamoci che si può guidare il cambiamento sociale ed economico con l’azienda ad Alto Potenziale Umano.
La mia idea si basa sul Rivedere il Progetto Azienda, partendo da un’Utopia, che è una aspirazione ideale, con una grande funzione ispiratrice. E’ l’utopia che mi ha guidata per pensare ad una nuova struttura d’impresa, in grado di riformarsi in risposta al modello attuale di mercato, e riconquistare il suo ruolo trainante nella società.
I valori perenni, presenti nell’animo umano, quali: le esigenze spirituali, la ricerca della saggezza, il senso della vita, la capacità di concepire la persona come parte di un Tutto, sono relegati oggi ad un ruolo marginale, se non considerati in contrapposizione al raggiungimento del successo imprenditoriale. Niente di più sbagliato. La natura umana, per evolvere, ha bisogno di quei punti di riferimento, per esplicare al meglio tutte le sue potenzialità.
Una nuova visione può diventare un futuro carico di opportunità e successo. Nel sistema impresa, l’elemento umano è il soggetto più complesso, poiché comprende variabili non riconducibili a schemi. Da questa considerazione, nasce la consapevolezza di rimodulare la struttura azienda, in funzione del nuovo soggetto, appunto, il CEB.
Il LEADER dovrebbe essere affiancato da un CEO e da un CEB (B = behavioral = comportamentale).
I valori immateriali, se ben guidati in un nuovo orientamento dell’impresa, possono garantire risultati economici notevoli. Ma serve tempo. Per questo è auspicabile unire alla conoscenza tecnologica e finanziaria, quella psicologica e comportamentale.
L’imprenditore dovrà potenziare il suo ruolo, imparando a guidare i reali capitali dell’azienda: i clienti ed i dipendenti. Del resto, la ricerca della Qualità sta nel saper creare un equilibrio fra le diverse forze immateriali delle persone e gli obiettivi aziendali.
La nuova azienda dovrà avere tre perni, “complici”, responsabili”, che immaginano, gestiscono e conducono i tre aspetti strategici della nuova impresa: Al LEADER toccherà trasmettere la VISIONE, al CEO, gestire l’ORGANIZZAZIONE. Il CEB dovrà occuparsi del COMPORTAMENTO.
Insieme progetteranno e realizzeranno le Strategia e cioè i piani del come, del dove, del cosa e del perché, coinvolgendo Dipendenti e Clienti.
Il focus dovrà essere la Persona (imprenditore, cliente, dipendente), che sarà protagonista anche della comunicazione, intesa come leva essenziale per il posizionamento. Certo, all’inizio sarà un percorso impegnativo, che richiederà perseveranza. Ma credo che sia arrivato il tempo per affermare un tipo di azienda in grado di percepire il sentiment dei lavoratori, e dei clienti, ma anche del territorio circostante.
Voglio ricordare una frase di Carl Gustav Jung «È fin troppo chiaro che se il singolo non è realmente rinnovato nello spirito, neppure la società può rinnovarsi, poiché essa consiste nella somma degli individui».
Patrizia Esposito Ph.D.Psychology Socia fondatrice di Gruppo Ventidue Srl
www.gruppoventidue.com