Parla Gianluca Tacchella, CEO di Carrera Jeans, marchio italiano nato nel 1965
Carrera Spa, marchio italiano leader nella produzione e distribuzione di jeans e abbigliamento casual dal 1965, sin dai primi anni della sua attività scommette sulla realizzazione di ottimi prodotti in grado di durare nel tempo, decisamente innovativi, senza dimenticare il prezzo accessibile e confezionati in modo rigorosamente sostenibile. Stiamo parlando di un capo di abbigliamento che per la sua caratteristica di durare nel tempo diventa sinonimo di qualità, rispecchiando il concetto di sostenibilità: durare e non sostenere. E per ottenere questo prodotto diventa basilare prendersi cura dell’intera filiera produttiva: accorgimenti ottenuti studiando il processo produttivo dell’impresa.
Bilancio sostenibilità
Il report, redatto in collaborazione con ARB SB, società leader nella realizzazione di progetti e strategie di sviluppo sostenibile, è tra i primi in Italia a essere stato pubblicato nel formato PDF accessibile per tutti. La sostenibilità per Carrera Jeans fa rima con rispetto. Un’attenzione che si manifesta a partire dall’importanza nel prendersi cura dell’intera filiera produttiva, garantendo a tutti gli attori coinvolti, dal contadino che raccoglie il cotone fino al consumatore finale, di operare in condizioni eque e dignitose, che vadano a beneficio di tutti. È un impegno sociale ed economico che implica di evitare la creazione di posizioni privilegiate, sia in termini di margini sia di prezzi. È uno degli elementi chiave che emergono dal primo bilancio di sostenibilità redatto dalla storica azienda fondata a Verona nel 1965 dai tre fratelli Tacchella (Tito, Imerio, Domenico), pioniera nella produzione del denim italiano. Il documento è stato realizzato con la consulenza di ARB SB, società leader nella realizzazione di progetti e strategie di sviluppo sostenibile in grado di rispettare appieno i criteri ESG e i 17 principi delle Nazioni Unite contenuti nell’Agenda 2030 (SDGs) e rappresenta un piccolo, ma importante traguardo lungo il percorso di sostenibilità compiuto da Carrera Jeans, autentica eccellenza italiana nel settore tessile e abbigliamento. La qualità, l’accessibilità e la durata nel tempo dei prodotti sono le peculiarità fondamentali che caratterizzano, fin dalle origini, lo storico marchio italiano produttore di jeans denim.
Con Gianluca Tacchella, CEO di Carrera Jeans, vogliamo approfondire il ruolo della sostenibilità che assume in Carrera.
Perché credere nella sostenibilità ambientale?
«In Carrera preferiamo parlare di Filiera del Rispetto poiché riteniamo che il termine rispetto sia più inclusivo e concreto. Una filiera può definirsi di rispetto solo se tutti gli elementi dell’ecosistema aziendale sono tutelati: dai fornitori ai collaboratori, fino all’ambiente stesso. Non avrebbe senso garantire il benessere dei dipendenti mentre si inquina l’acqua o l’ambiente in cui vivono. La connessione tra questi elementi è evidente, ma l’attuazione di serie politiche sociali ed ambientali comporta costi significativi e quindi un significativo vantaggio per chi non le attua».
Quali sono state le scelte imprenditoriali adottate per rispettare la filosofia di impresa?
«Per Carrera, la Filiera del Rispetto non è solo un progetto, ma una necessità per garantire produzioni di alta qualità e costanti nel tempo. Considerando che il settore della moda è ad alta intensità di manodopera, il benessere delle sarte è un fattore strategico cruciale. L’impostazione aziendale e il rispetto delle linee guida etiche sono fondamentali: se la cultura del rispetto è imposta dall’esterno, sarà difficile applicarla in modo concreto. Al contrario, se è parte integrante della cultura aziendale, diventerà consuetudine, come l’adozione di un depuratore per una lavanderia. Questo approccio non solo evita danni ambientali, ma rappresenta anche un modo etico di fare impresa».
Come sono coinvolti i dipendenti in questa scelta sociale ed economica?
«Rispondere a questa domanda non è semplice, poiché la filosofia del rispetto è profondamente radicata nella nostra azienda, rendendola parte della nostra normalità. La cultura del rispetto per le persone, l’ambiente e i fornitori è insita nel modo in cui operiamo. Anche se non sempre codificata formalmente, questa cultura è concretamente attuata. I dipendenti sono parte integrante di questo sistema e, attraverso il loro comportamento, ne promuovono i valori. La direzione si impegna a fungere da esempio in questo percorso».
Come è organizzata la «filiera del rispetto»?
«La filiera tessile è complessa e coinvolge una varietà di attori, dal coltivatore di cotone al consumatore finale. Per noi, la Filiera del Rispetto implica che ogni attore operi in condizioni dignitose, garantendo così un prodotto di qualità nel tempo. Se si preme troppo sui prezzi o sui pagamenti, il fornitore potrebbe ridurre la qualità del prodotto, danneggiando l’azienda e il marchio. In altre parole, in una filiera del rispetto, tutti devono beneficiare equamente. Non è accettabile che un fornitore operi in condizioni svantaggiose».
Parliamo di investimenti. Quanto costa essere sostenibili per un’impresa?
«Essere veramente sostenibili comporta costi significativi. È fondamentale creare un ambiente di lavoro confortevole per le sarte, che include riscaldamento o raffreddamento degli spazi, pulizia, illuminazione adeguata, orari di lavoro ragionevoli e retribuzioni dignitose. Inoltre, è necessario investire in tecnologie di depurazione dell’acqua, il che ha un impatto notevole sui costi operativi».
Come si caratterizza il vostro processo produttivo?
«Carrera controlla direttamente la produzione dei pantaloni, che rappresentano il nostro core business. Il processo produttivo è completamente integrato, dalla materia prima al prodotto finito. Produciamo internamente il filo e il tessuto, ci occupiamo del taglio, della confezione, del lavaggio e della spedizione, tutto tracciato tramite tecnologia Blockchain».
L’innovazione che ruolo assume in un’impresa?
«Insieme alla sostenibilità, l’innovazione è un tema cruciale in questi anni. Tuttavia, nell’ambito dell’abbigliamento, che è un linguaggio oltre che un prodotto, è necessario procedere con cautela. L’innovazione deve migliorare senza alterare il linguaggio del prodotto, in particolare nella moda maschile, dove è fondamentale mantenere una certa coerenza. L’ottimizzazione delle performance senza stravolgere il design è possibile solo quando si controlla l’intera filiera produttiva».
Il futuro delle imprese italiane come cambierà per favorire la sostenibilità?
«Le piccole e medie imprese della moda si troveranno ad affrontare sfide significative, soprattutto a causa della concorrenza di aziende che operano senza vincoli di sostenibilità. Inoltre, l’arrivo di prodotti a basso costo direttamente dalla Cina, tramite corrieri, rappresenta una minaccia ulteriore. È chiaro che un percorso di sostenibilità è desiderabile, ma diventa più complesso quando le condizioni operative non sono eque. Inoltre, spesso il consumatore sceglie in base a criteri diversi dalla sostenibilità, complicando ulteriormente il contesto».
Francesco Fravolini