Ne parla Alessandro Martemucci, che sull’argomento ha scritto un libro (Guerini)
Frugal management: l’ennesimo aggettivo acchiappalink, che fa leva soprattutto sui fan della decrescita, quasi sempre infelice? “Ma scherziamo? Certo, una scelta che sarebbe piaciuta a San Francesco, ma che ha catturato anche i Colddplay”.
Parola di Alessandro Martemucci (in foto), che al frugal management ha dedicato un libro, pubblicato di recente da Guerini.
Parliamone con lui e vediamo insieme perché tra i tanti management, sarebbe meglio scegliere il frugal.
“Il frugal management è un nuovo approccio scientifico di management responsabile e sostenibile – ci spiega – e si fa attraverso la selezione di buone e nuove pratiche che generano valore per l’azienda, i suoli clienti, i suoi stakeholder, ma soprattutto ha un impatto sociale positivo sulle persone e sulla comunità intorno all’azienda. Inoltre utilizza in modo prudente le risorse a disposizione senza impattare in modo negativo sull’ambiente e sfruttando in modo efficace le risorse digitali e l’innovazione. E questo migliora l’accessibilità e l’impatto del digitale sulla Co2.
Dove nasce questo modello?
Affonda le sue radici nell’economia benedettina, passando poi per quella di San Francesco e integrando la Jugaad indiana, fino ad arrivare ai giorni nostri. Sono quindi individuate quattro dimensioni del frugal management (economica, digitale, sociale e ambientale) per arrivare alla definizione del modello da mettere in pratica e da capire meglio attraverso alcuni “casi pratici”.
D’accordo, è il modello che tende al risparmio di tempo e risorse. Ma sacrificando cosa?
Non è solo il risparmio di tempo e risorse, ma è la gestione intelligente e integrata di una serie di variabili fra cui il tempo e le risorse. Come? Partendo da un approccio lean che mira all’eliminazione totale degli sprechi. Infatti, un’azienda sostenibile deve per prima cosa eliminare tutti gli elementi negativi di gestione e che non generano valore sostenibile per il cliente. Non viene sacrificato nulla in azienda, ma viene accresciuto il livello di attenzione per ogni cosa che viene fatta e se può essere migliorabile.
Esempi?
Per esempio, in un caso che racconto nel libro, in un’azienda grazie ad una riduzione di 1,5 cm sulla dimensione di un prodotto, si è riusciti a migliorare le performance di trasporto, logistiche e quindi di redditività del prodotto del 12%. Questo s è tradotto in beneficio per il cliente attraverso una riduzione del prezzo del prodotto.
E’ il management che, rimarca, non porta ad una decrescita infelice.
Non è un management che porta alla decrescita, anzi è un management molto più attento all’ecosistema in cui opera, assicurando una rigenerazione, dove possibile. Con questo modello, l’impatto sociale e sulla comunità diventa fondamentale perché ogni azienda ha il dovere morale di restituire qualcosa alla comunità ospitante. Un caso per chiarire: quello di Ethical Bistrot che impiega soggetti svantaggiati e, soprattutto, destina una quota degli utili ad azione di welfare, finanziando servizi locali.
Quali sono i costi di questo percorso e i suoi passaggi chiave?
I costi di questo percorso sono legati alla volontà di cambiamento del management con un approccio totalmente nuovo e disruptive in alcuni casi. Ricordo che spesso si va ad impattare sull’orario di lavoro e quindi sull’approccio di lavoro, che deve essere migliore e avere tempi più brevi. Sull’iter ho pensato ad un percorso guidato da seguire attraverso 7 step: il primo è un check iniziale del Valore sostenibile prodotto dall’azienda. La seconda fase è quella della definizione del problema da risolvere in azienda, la terza fase è definire l’obiettivo da raggiungere con un impatto sostenibile su quattro dimensioni (ambientale, sociale, economico e digitale). Poi si avvia il percorso operativo che prevede l’eliminazione degli sprechi, l’innovazione del modello di business con strumenti pratici e misurabili soprattutto, per arrivare ad un secondo Check del Valore Sostenibile in base alle azioni messe in campo. Infine c’è la costruzione della Frugal Strategy futura, ripartendo da 0.
Un modello adattabile sia alle aziende pubbliche che a quelle private?
Assolutamente sì. Il FM si sposa per entrambi i settori. Anzi, negli Enti Pubblici assume un ruolo ancora più strategico perché genera direttamente Valore per gli Utenti, i cittadini e la comunità più in generale.
Quanto è conosciuto in Italia, quindi quanto è praticato?
In Italia è ancora poco conosciuto, perché il tema parte da un’idea che vede nel futuro un management sempre più incerto e insostenibile”, il quale ha creato organizzazioni rigide, lente ad adattarsi ai cambiamenti, incapaci di trasmettere innovazione e benessere al contesto in cui operano. Adesso, in un momento così travagliato dei sistemi economici, sociali e ambientali, è necessario un nuovo approccio che passa, appunto, da una nuova strada di management, unisce efficienza e solidarietà, beni materiali e beni relazionali, capitale economico e capitale sociale.
Mi fa qualche altro esempio di Frugal Management riuscito?
Nel libro ho inserito diversi casi: dall’azienda di Vino che con la gestione frugale è diventata un’ eccellenza sostenibile riconosciuta a livello nazionale con un sistema agricolo di precisione, ad un’azienda che produce Carta Igienica e che ha ottimizzato i consumi energetici e migliorato la logistica, il packaging, riducendo i costi e l’impatto ambientale, inserita fra le 200 aziende del sud Italia che creano più valore nella speciale classifica del Sole 24 ore – Stelle del Sud 2024. Fino ad arrivare a modelli di business frugali come l’Ethical Bistrot, che ho citato, o il Ristorante di Pane che riutilizza gli scarti per produrre pietanze e la rinomata Birra di Pane. Poi io sono convinto che ogni azienda al suo interno abbia un aspetto di frugalità e sostenibilità che andrebbe soltanto valorizzato. Un altro caso che ho seguito in un Ente Pubblico è stato il rinnovo della comunicazione in modo frugale, riconosciuto come modello sostenibile. Ha ottenuto una menzione speciale al premio PA Social.
Non trova che ogni manager tenda a risparmiare su costi e sui tempi, e che quindi parlare di frugal alla fine sia solo uno specchietto per le allodole?
Per niente. La visione sarebbe troppo riduttiva se parliamo solo di tempi e costi. Qui si va oltre e la domanda che bisogna porsi è come posso creare Valore Sostenibile per tutti, migliorando le mie pratiche e sprecando meno risorse possibili?
Quando il Frugal management comincia a dare risultati?
I risultati possono essere immediati e misurabili entro poco tempo, se applicato ad un progetto specifico o a prodotti. Se applicato ad un modello di business, ci vuole un po’ più di tempo. Ma siamo nell’ordine del breve termine. Va poi definita anche la dimensione aziendale.
All’estero si pratica?
Sì, soprattutto in India, ma è una pratica che nei prossimi cinque anni coinvolgerà molti Paesi, considerando la complicata fase attuale. Il modello è in grado di resistere e prosperare soprattutto in questi periodi di difficoltà continua.
C’è un settore che trarrebbe benefici dal frugal management?
Tutti i settori possono trarre benefici. Di sicuro quello dei prodotti di consumo in termini anche di immagine. Ma il settore industriale potrebbe ricavare vantaggi maggiori derivanti dagli indici di bilancio. Il consiglio che mi sento di dare è testarlo su un piccolo progetto e poi mano mano estendere il Frugal Management alla filosofia aziendale. Un modello Try & Buy.
Ci sono condizioni per applicarlo?
È applicabile a tutte le aziende, io l’ho testato sulle PMI italiane che sono più dinamiche e ricettive ai cambiamenti, ma un caso che ho citato è stato applicato ai concerti della famosa band internazionale dei COLDPLAY e che addirittura ha creato un sito web “ad hoc” per questo progetto “https://sustainability.coldplay.com/ Le condizioni per l’applicazione è solo una la volontà di cambiare il modo di fare le cose, la soprattutto il desiderio di voler generare un nuovo business che generi valore sostenibile per tutti.
Ultima curiosità: nel suo libra parla di Valore Sostenibile e di una piramide di 28 elementi. Ci può dire qualcosa di più?
Nel mercato attuale, la valutazione dei prodotti e dei servizi da parte dei consumatori non si limita più a fattori tradizionali, come la qualità o il prezzo, che sono importanti ma vengono dati per acquisiti. La generazione Z, consumatori nati tra il 1990 e il 2010, mostra una crescente sensibilità verso il valore della sostenibilità, che influenza le loro scelte di consumo, preferenze lavorative e in tema di attivismo sociale. La sostenibilità è diventata un faro guida, con una ricerca attiva di modi per ridurre l’impatto ambientale e contribuire a un futuro più equo. Si riflette su scelte di consumo crescente per prodotti a basso impatto ambientale e con valore sociale aggiunto. I manager devono quindi sviluppare nuovi concetti per anticipare cosa oggi i consumatori considerano prezioso.
Partendo quindi da un’ottica di frugal management, attraverso l’analisi dei 17 Goal dell’Agenda 2030 e l’esame degli indici SDG e GR1, ho realizzato la Piramide del Valore Sostenibile con i suoi 28 elementi essenziali per la creazione di nuovo valore percepito per i consumatori. Sono suddivisi in quattro aree per impatto: aziendale, sociale, ambientale, digitale e di innovazione. Oltre ai tre valori all’apice della piramide che hanno un impatto globale migliorando salute, l’ambiente e più in generale, la qualità della vita. Creare valore sostenibile rappresenta un passo avanti rispetto ai tradizionali modelli ESG, perché pone l’innovazione e la digitalizzazione al centro della sostenibilità. Questo modello infatti sottolinea l’importanza di forze come IoT, cloud computing, blockchain, intelligenza artificiale e analytics nel migliorare l’accessibilità, ridurre l’impatto ambientale e promuovere il benessere delle persone. La vera novità è l’innovazione digitale, che permette di ottimizzare processi ed esperienze personalizzandole, e centrate sul cliente e sulla sostenibilità nel lungo termine, diventando imprescindibile nel contesto attuale.
Alessandro Martemucci è Lean & Frugal Manager. CEO di Officinae.com. Insegna Modelli Lean alla School of Management dell’Università LUM. Nel 2022 premiato tra i 10 migliori giovani manager del Sud Italia. È l’ideatore del Lean Marketing Model e Canvas, oltre al Frugal Management. Consigliere AISM (Associazione Italiana Sviluppo Marketing). Relatore al Philip Kotler Marketing Forum – Milano nel 2017. È un influente professionista del marketing e dell’innovazione frugale oltre che giornalista per diverse testate di settore. Autore di Marketing Low Cost (HOEPLI), Lean Marketing & Sales (GUERINI) e Frugal Managment (GUERINI).
Cinzia Ficco
Tabella 1 – Elementi del Valore Sostenibile (Alessandro Martemucci)
BUSINESS | SOCIALE | AMBIENTALE | DIGITALE |
Affidabile | Accessibilità | Eco-Sostenibile | Innovativo |
Certificato | Appartenenza | Economia Circolare | Istruttivo |
Conveniente | Inclusivo | Efficiente | Aumentato |
Essenziale | Ispira | Ergonomico | Digitalmente Sostenibile |
Etico / Solidale | Responsabile | Ecodesign | Collaborativo |
Trasparente | Rigenerativo | Durevole / Long Life | Tracciabile |
Filiera corta / Locale | Wellbeing | Logistica Sostenibile | Digitalmente Accessibile |