Così Sebastiano Zanolli, manager e consulente, autore di un libro sulla collaborazione (Roi edizioni)
L’ultimo suo libro – pubblicato alcuni mesi fa da Roi edizioni – si intitola Lavorare è collaborare ed è un saggio sul potenziale trasformativo della collaborazione all’interno di team e aziende e sulle due dimensioni fondamentali: l’essere e il fare insieme.
Ma è sul concetto di capo che la redazione di Aziendatop ha invitato a parlare Sebastiano Zanolli, nato nel 1964 a Bassano del Grappa (VI) e con varie esperienze in ambito commerciale e marketing, in posizione di responsabilità in aziende come Adidas e Diesel. Leggiamolo.
Quanti tipi di capo ha conosciuto nella sua esperienza?
Diversi. Ci sono quelli autoritari che decidono tutto da soli, quelli democratici che coinvolgono tutti nelle decisioni, e quelli delegativi che lasciano molta autonomia al team. Poi ci sono i leader trasformazionali che ispirano e guidano il cambiamento, e i capi transazionali che si basano su premi e punizioni. Ognuno ha i suoi pro e contro, ma la varietà è davvero ampia!
Qual è il modello più efficace, l’ideale, in questa fase di profondi e continui cambiamenti?
I leader trasformazionali sono i più efficaci. Sono quelli che ispirano e motivano il team, spingendolo a dare il meglio di sé e ad adattarsi rapidamente alle nuove sfide. Creano una visione condivisa del futuro e sanno guidare il cambiamento con entusiasmo e ottimismo.
Come devono essere suddivisi responsabilità e compiti tra proprietà e management in una PMI?
Nelle PMI è importante che la proprietà si concentri sulla visione strategica e sugli obiettivi a lungo termine, mentre il management deve occuparsi delle operazioni quotidiane. Una comunicazione chiara e continua tra i due livelli è essenziale per garantire che le strategie siano ben eseguite e che ci sia coerenza nelle decisioni.
C’è differenza tra le PMI e le grandi aziende?
Sì, ci sono delle differenze. Nelle PMI, la comunicazione è più diretta e le decisioni possono essere prese più rapidamente, ma le risorse sono spesso limitate. Nelle grandi aziende, la struttura è più complessa e ci sono più livelli di management, il che può rallentare il processo decisionale, ma offre accesso a maggiori risorse e competenze diversificate.
C’è un modello di guida aziendale che può illustrarci come esempio?
Un esempio efficace è il modello di leadership partecipativa. In queste aziende, i leader coinvolgono i dipendenti nelle decisioni importanti, creando un forte senso di appartenenza e motivazione che contribuisce alla crescita dell’azienda.
Proprietà-Management e Intelligenza Artificiale: cosa prevede per il futuro?
L’intelligenza artificiale avrà un ruolo sempre più centrale nel supportare le decisioni di proprietà e management. Potrà analizzare grandi quantità di dati per identificare tendenze e fornire previsioni accurate, automatizzando anche compiti ripetitivi per liberare tempo per attività strategiche e creative.
Di quali caratteristiche un capo oggi dovrebbe liberarsi, che magari le epoche passate gli avevano “appiccicato” come imprescindibili’?
Oggi un capo dovrebbe liberarsi dell’idea di controllo assoluto. Il mondo è troppo dinamico per modelli gerarchici rigidi. È meglio adottare un approccio più flessibile e collaborativo, valorizzando l’autonomia e la creatività dei dipendenti.
Oggi è più difficile fare i capi?
Sì, fare il capo oggi è più complesso a causa della velocità del cambiamento e dell’incertezza crescente. Le aspettative sono più alte, e i capi devono essere capaci di adattarsi rapidamente, gestire team diversificati e lavorare efficacemente anche in contesti remoti o ibridi.
Come preparare nuovi capi nelle aziende che vivono passaggi generazionali?
Per preparare nuovi capi durante i passaggi generazionali, è cruciale investire in formazione e mentoring. I leader attuali devono condividere la loro esperienza, e i nuovi leader devono essere esposti a diverse aree dell’azienda per sviluppare una visione completa. Programmi di sviluppo della leadership, feedback continuo e opportunità di crescita professionale sono essenziali.
Poche note sul suo ultimo lavoro.
Nella mia gioventù, mi sono trovato in alcuni ambienti lavorativi che non solo non mi accettavano, ma, negandomi la collaborazione, trovavano gioco facile nel farmi desistere. Queste esperienze, benché difficili, hanno acceso in me una scintilla che non si è mai spenta: l’importanza cruciale della collaborazione.
Gli ambienti di lavoro si sono polarizzati e sono aumentati incomprensioni e attriti. Eppure oggi servirebbero unione e inclusione. Dopo aver esplorato i conflitti in ambito professionale in “Guerra o Pace” ho dedicato il mio approfondimento degli ultimi tre anni al tema della collaborazione. Il mio ultimo libro, “Lavorare è Collaborare”, nasce da questa riflessione profonda e personale. Ho voluto esplorare come il lavoro si sia evoluto ben oltre la produttività tradizionale. Oggi rispetto, nuove abitudini e autodisciplina diventano essenziali. E la collaborazione si fa strategia vincente per migliorare non solo l’efficienza e la soddisfazione, ma anche per costruire un forte senso di appartenenza, che trascende le generazioni e le differenze individuali.
Cinzia Ficco