Intervista con Andrea Cissello, Regional Sales Director di Workday, a margine di Elevate a Milano
“Il mercato del lavoro oggi è in continua evoluzione: secondo il “Future of Jobs report 2023 realizzato dal World Economic Forum, quasi un quarto dei posti di lavoro (23%) cambierà nei prossimi 5 anni. La formazione è quindi una scelta necessaria per le aziende e infatti, come conferma il report 2023 “Formazione e Lavoro: la situazione in Italia”, le imprese italiane nel 2024 hanno pianificato diversi investimenti nell’ambito della formazione, concentrandosi soprattutto sull’upskilling (96,9%) e il reskilling (81%), pur collocandosi al 15° posto nella classifica europea. Tuttavia il tema su cui focalizzarsi non è tanto se le aziende investono nella formazione, quanto piuttosto come v’investono”.
Così Andrea Cissello, Regional Sales Director di Workday human-resource-m…ent.htm a margine di Elevate, flagship event nazionale, facente parte di un roadshow che coinvolge le più grandi città europee e che si è tenuto nelle scorse settimane a Milano.
A sentire Cissello, parlando dei trend delle HR in questa fase, “i punti chiave sono essenzialmente due: da un lato la talent attraction, ossia capire come e dove reperire le giuste risorse, dall’altro la talent retention, considerando le esigenze dei lavoratori. A questo proposito, la piattaforma di ascolto continuo di Workday, Peakon Employee Voice, che dal 2014 ha raccolto oltre 500 milioni di risposte ai sondaggi e 70 milioni di commenti scritti da dipendenti in 160 paesi, fornisce uno dei più grandi set di dati standardizzati sul sentiment dei dipendenti nel mondo.
Qual è il dato importante che ne deriva?
Dall’ultima analisi della piattaforma sull’engagement dei dipendenti sono emersi diversi trend che le aziende devono considerare: la mancanza di una strategia chiara, combinata con le pressioni economiche sulla retribuzione, ha influenzato la percezione dei dipendenti sulla crescita e lo sviluppo. Le organizzazioni devono concentrarsi sulla definizione di strategie chiare per supportare lo sviluppo delle competenze dei dipendenti, offrendo loro maggiori opportunità di formazione per migliorare la carriera ed evitare il turnover. Allo stesso tempo, questi ultimi sono molto attenti al work-life balance e sentono quindi la necessità di raggiungere un migliore equilibrio tra il proprio lavoro e i riconoscimenti ricevuti, sia finanziari sia di altro tipo, relativamente al carico di lavoro, le ricompense e i riconoscimenti. Ugualmente, richiedono una maggiore flessibilità attraverso la creazione di un ambiente di lavoro ibrido, in cui l’87% dei lavoratori si sente produttivo, rispetto all’85% dei leader che trova difficile valutare la produttività dei dipendenti, come rivelato dalla piattaforma. In quest’ottica è fondamentale anche che i leader siano più attenti, incorporando il feedback dei dipendenti nel processo decisionale.
La tecnologia può svolgere un ruolo importante nell’ascolto dei dipendenti?
Certo, ad esempio, la recente acquisizione di HiredScore da parte di Workday fornisce soluzioni di orchestrazione dei talenti basate sull’AI, che aiutano le aziende a sfruttare informazioni basate sui dati per ottimizzare i processi di reclutamento e mobilità interna dei talenti. Integrando Workday Talent Management, Workday Skills Cloud e le soluzioni Talent Orchestration di HiredScore, le aziende possono ora ottimizzare i processi di recruitment, utilizzando i dati per collegare i talenti alle opportunità aperte o favorire una maggiore mobilità interna e un miglioramento delle competenze, e aiutando le persone a identificare e prepararsi a nuove opportunità all’interno della propria azienda.
Altri ambiti che stanno beneficiando maggiormente dell’apporto dell’AI?
L’AI è ormai fondamentale in qualsiasi ambito, indipendentemente dal settore, ma l’impatto maggiore si registra su HR e finance. L’intelligenza artificiale ora copre semplici attività quotidiane degli utenti, supporta la gestione delle risorse e si estende a un livello più strategico, dove è possibile analizzare gli insight che permettono di determinare se un’azienda sta andando nella giusta direzione. In ambito HR l’AI si rivela fondamentale su più fronti: i singoli utenti possono ricevere dai sistemi suggerimenti circa i percorsi di carriera o formazione attraverso algoritmi e AI, oppure interagire con un chatbot per programmare le ferie o compilare una nota spese. Allo stesso modo, a livello manageriale, può analizzare i movimenti e indicare possibili aree di intervento. Ad esempio, Illimity ha adottato con successo le soluzioni Workday sfruttando l’intelligenza artificiale per supportare la mappatura di skill, risorse e posizioni.
Le PMI italiane sono indietro rispetto al resto d’Europa in termini di digitalizzazione?
L’Italia fatica a tenere il passo con la digitalizzazione, con molte piccole e medie imprese ancora in ritardo rispetto alla media europea. Secondo l’ultimo report di Assintel il mercato ICT business, del valore di circa 39 miliardi di euro nel 2023, dovrebbe raggiungere i 41 miliardi nel 2024. Gli investimenti però sembrano riguardare soprattutto le grandi imprese, fermandosi le PMI al 24% del totale investito. Tuttavia, le imprese di medie dimensioni mostrano un forte interesse per il software cloud, soprattutto lato HR, date le pressanti sfide legate all’attraction e retention dei talenti. L’ultimo report ISTAT su Imprese e ICT conferma che il 61,4% delle aziende con almeno 10 dipendenti acquista almeno un servizio di cloud computing, superando di gran lunga la media europea del 45,2%. Questo indica una forte consapevolezza da parte delle aziende circa il ruolo della tecnologia, che è essenziale per supportare la loro crescita. In effetti, è fondamentale che le medie imprese esplorino strategie d’implementazione innovative che consentano loro di introdurre queste tecnologie nelle loro operazioni in modo sicuro ed efficiente massimizzandone al tempo stesso il valore. Alcune strategie per guidare le aziende attraverso questa trasformazione digitale sono: adottare un approccio Streamlined Deployment, che consente di dare priorità a un’implementazione efficiente e ben pianificata per ridurre i rischi e massimizzare i risultati, garantendo che le aziende possano adattarsi rapidamente e senza intoppi alle nuove tecnologie; adattare le soluzioni tecnologiche alle esigenze specifiche dell’azienda per migliorare il processo decisionale; offrire strategie flessibili che rispondano alle diverse dimensioni e budget delle organizzazioni. Inoltre, i leader IT dovrebbero fornire supporto continuo e una solida roadmap, guidando l’organizzazione attraverso il panorama post-implementazione per garantire che la nuova soluzione si allinei perfettamente con gli obiettivi e i flussi di lavoro dell’organizzazione. Questo è ciò che facciamo in Workday.
Come si sta aggiornando la cultura aziendale italiana rispetto alle transizioni green, digitale e di governance?
Le aziende in Italia non sono strutturalmente preparate ad affrontare queste transizioni, il che crea grandi sfide per le imprese che cercano soluzioni immediate, ad esempio, per affrontare i report di sostenibilità. Il problema è legato principalmente alla complessità dei dati, spesso frammentati e quindi difficili da gestire. È necessario affrontare la questione della governance dei dati, poiché non esistono soluzioni standard ma piuttosto un approccio che coinvolga una buona governance, la comprensione dei dati e la loro analisi.
La transizione digitale per le pmi comporta maggiori costi? E questi vengono ammortizzati negli anni?
Come tutti i cambiamenti di velocità e direzione, la transizione digitale richiede degli investimenti, che in alcuni casi sono minimi: si pensi ad esempio al cloud computing, che ha trasformato il modo di operare delle PMI, fornendo accesso a tecnologie scalabili senza ingenti investimenti iniziali. Il passaggio ai servizi basati sul cloud consente alle aziende di adattarsi alle mutevoli esigenze e richieste del mercato senza problemi e con investimenti iniziali minimi. Per questo motivo, infatti, la società IDC prevede che entro il 2025 il 30% delle PMI sposterà metà dei propri carichi di lavoro primari sul cloud, per promuovere l’agilità aziendale e la resilienza futura, il che richiede una strategia ben ponderata.
Cioè?
Per massimizzare i benefici delle soluzioni cloud mantenendone al tempo stesso il rapporto costo-efficacia, le PMI devono creare una roadmap a lungo termine per gli investimenti nella tecnologia cloud e stabilire parametri per monitorare il ROI. In sostanza, i decisori IT devono convincere i leader aziendali dell’importanza strategica del cloud e dimostrare il collegamento diretto con l’aumento del valore aziendale. Allo stesso modo, una strategia completa richiederà un’attenta considerazione di come le soluzioni cloud s’integreranno con i sistemi on-premise esistenti e la disponibilità a valutare e adattare gli approcci secondo necessità. Inoltre, la migrazione al cloud richiede nuove competenze, sia attraverso l’assunzione di nuovi talenti, sia attraverso il miglioramento delle competenze dei dipendenti esistenti. Valutare le competenze interne di abilitazione al cloud è fondamentale per identificare le aree di miglioramento prima d’intraprendere qualsiasi tipo di migrazione. Sebbene questo approccio completo possa richiedere tempo e risorse aggiuntivi nel breve termine, alla fine garantirà una transizione graduale al cloud e posizionerà le PMI per il futuro successo a lungo termine.
L’avvento degli algoritmi e delle fabbriche smart sarà una benedizione per i lavoratori, darà loro più tempo libero?
I dubbi sono molti. E’ difficile prevedere cosa accadrà perché siamo nel pieno di una nuova fase. Crediamo però fortemente nella collaborazione uomo-macchina, fiduciosi nel ruolo di supporto che le nuove tecnologie giocheranno nell’ottimizzazione dei tempi e dei processi senza sostituirsi all’uomo. Nel report di Workday “AI IQ: Insights on Artificial Intelligence in the Enterprise”, sono stati intervistati 1.000 business leader sull’intelligenza artificiale. Di questi, il 99% ha dichiarato di ritenere che vi sono chiari vantaggi nell’investire in Intelligenza artificiale e Machine Learning L’intelligenza artificiale sta già supportando le organizzazioni automatizzando transazioni e processi finanziari manuali e prevedibili, programmando i lavoratori in base alla disponibilità e alle competenze e prevedendo di conseguenza le esigenze di assunzione. Analizza inoltre i commenti e i feedback dei dipendenti per identificare temi e sentiment, individua le competenze rilevanti dei candidati edei dipendenti esistenti in modo rapido e semplice, esegue la scansione delle ricevute di spesa e delle fatture per elaborare grandi quantità di dati e identifica le anomalie nella contabilità generale per lachiusura del trimestre. Per ciascuna di queste aree, l’AI automatizza i processi manuali per assistere idipendenti e migliorare l’efficienza. Piuttosto che eliminare l’input umano, il futuro dell’intelligenzaartificiale si basa sulla collaborazione tra esseri umani e macchine. In questo modo l’AI fornisce dati eraccomandazioni, mentre gli esseri umani mantengono il controllo delle principali strategie e decisioni.Questa collaborazione uomo-macchina è nota come approccio “human-in-the-loop” ed è fondamentale peril successo a lungo termine dell’AI.In questo contesto la nostra priorità è garantire un utilizzo sicuro, etico e trasparente dell’intelligenzaartificiale a livello globale. Per questo motivo, ad esempio, abbiamo contribuito attivamente all’EU AI Act ecollaborato con il governo americano per garantire che le normative rispettino gli standard etici. Inoltre,internamente, abbiamo sviluppato un programma di Responsible Artificial Intelligence, attraverso il qualevalutiamo tutte le nostre innovazioni attraverso un processo di valutazione del rischio.
È possibile affermare che l’AI aumenterà i livelli di crescita del nostro Paese?
Questo è ormai un dato incontrovertibile: tutti gli analisti prevedono una crescita economica globale grazie a questa nuova tecnologia. Ad esempio, un recente studio di Goldman Sachs Research prospetta un aumento del PIL globale di circa il 7% entro il 2033. McKinsey inoltre stima anche che la Generative AI potrebbe contribuire all’economia globale con un impatto economico compreso tra 2,6 e 4,4 trilioni di dollari all’anno, equivalenti al PIL del Regno Unito, che nel 2021 è stato di circa 3,1 trilioni di dollari. Guardando ai futuri sviluppi dell’intelligenza artificiale, è fondamentale che le aziende riconoscano gli enormi cambiamenti che si sono già verificati nel mercato del lavoro globale. Le risorse umane si sono spostate verso un’economia basata sulle competenze. Il finance ha abbracciato le transazioni touchless. L’IT deve ora gestire gli strumenti per una forza lavoro distribuita, rimanendo al passo con le leggi emergenti e le linee guida di conformità. In ogni caso, l’AI consente alle aziende di affrontare meglio i cambiamenti passati, presenti e futuri.
Cinzia Ficco