Parla Lucrezia Fattobene, docente e autrice di un libro pubblicato da FrancoAngeli
Come il cervello decide cosa comprare e come investire? Quanto si è consapevoli delle decisioni economiche? Come si muovono gli occhi per processare le informazioni di prodotti e servizi, finanziari e non?
L’abbiamo chiesto a Lucrezia Fattobene, professore associato di Economia degli Intermediari Finanziari presso il Dipartimento di Management e Diritto all’ Università degli studi di Roma Tor Vergata e direttore scientifico dell’Associazione interuniversitaria BrainLine, autrice del libro Neuroscienze delle decisioni in economia e finanza (FrancoAngeli).
Intanto, qual è il contributo della neurofinanza o della neuroeconomia alle teorie classiche?
“Consumatori, investitori, imprenditori e manager sono chiamati a prendere decisioni continuamente. Per arrivare ad una decisione, nel nostro cervello si attivano diversi tipi di processi, alcuni automatici inconsci, ed emotivi altri controllati, consapevoli e cognitivi. Le teorie classiche dell’economia si sono a lungo focalizzate su questo secondo tipo di processi, immaginando che le decisioni economiche siano guidate dalla razionalità. L’economia e la finanza comportamentale hanno evidenziato i limiti della razionalità dei decisori e attribuito una forte importanza ai processi automatico-emotivi. Questi, però, sono il prodotto di meccanismi neurobiologici che non possono essere approfonditi con gli approcci tradizionali dell’economia classica e comportamentale, come ad esempio, questionari, focus group, interviste.
Quindi?
La neuroeconomia contribuisce alle teorie classiche dell’economia approfondendo anche i processi automatici, inconsci, ed emotivi che guidano le scelte economico-finanziarie, e lo fa aprendo la black-box di chi decide, attraverso le tecniche di indagine delle neuroscienze (risonanza magnetica funzionale, eye-tracking, EEG, ecc.)
Perché un imprenditore dovrebbe avere come partner un consulente – esperto di neurofinanza o quanto meno avere cognizioni di neurofinanza?
La neurofinanza chiarisce il funzionamento di molti dei meccanismi legati all’assunzione del rischio e alla valutazione delle ricompense e degli incentivi. Conoscere questi meccanismi in maniera approfondita grazie al contributo delle neuroscienze permette di evitare alcuni errori e di prendere decisioni più consapevoli, senza dimenticare che anche le emozioni e i processi inconsci hanno un peso rilevante.
In quale fase dell’attività imprenditoriale è bene affidarsi ad un esperto di neurofinanza?
Le conoscenze degli esperti di neurofinanza, in particolare, e di neuroeconomia, più in generale, sono utili quando un soggetto si accinge a processare informazioni, che poi sono integrate per arrivare alla scelta, oppure nella predisposizione di documenti di informativa che possono supportare le scelte di consumatori, investitori e manager. Sono utili anche quando bisogna valutare un progetto rischioso, perché forniscono molte indicazioni sulle variabili, che più o meno consapevolmente, influiscono sull’assunzione di rischio. Se la neurofinanza è utile per capire quali sono gli stimoli del mondo esterno (musica, colori, ecc.) o interiore (guadagni, successo, ma anche sonno e fame) che influiscono sulle scelte finanziarie, il neuromarketing è sicuramente utile quando si parla di consumatori generici e scelte economiche.
E’ azzardato dire che con l’aiuto della neurofinanza si possano evitare un fallimento, una crisi ?
Come docente di economia degli intermediari finanziari e finanza aziendale, prima ancora che studiosa di neurofinanza, mi sento di dire che sì, è azzardato. Le crisi d’azienda sono un fenomeno estremamente complesso, dove entrano in gioco diversi aspetti delle performance economico-finanziarie. Inoltre, assumono un ruolo fondamentale aspetti legati alle congiunture economiche – si vedano covid, cambiamenti climatici, crisi energetiche, tensioni geopolitiche– L’attività di impresa poi difficilmente interessa l’operatività di un singolo soggetto bensì coinvolge numerosi attori, che interagiscono tra di loro continuamente, con orientamenti al breve, medio, e lungo termine. La neurofinanza è una disciplina nascente e non ha ancora elaborato un quadro teorico di riferimento in cui è possibile inserire simultaneamente tutte queste variabili. Nell’epoca della neuromania, in cui si parla anche di neuro-bubble, vista la tendenza di alcuni ad aggiungere il prefisso neuro quasi ad ogni vocabolo che interessi le realtà aziendali, bisogna diffidare di chi individua i buy-button nel cervello di consumatori/investitori o di chi promette soluzioni certe, informate dalle neuroscienze, per evitare situazioni di difficoltà in azienda.
A cosa serve conoscere la neurofinanza, se in futuro avremo a che fare con assistenti virtuali?
Come assistenti virtuali e avatar influiscono sulle nostre scelte economico-finanziarie è uno dei filoni di studio a cui si dedica la neurofinanza. BrainLine – l’associazione interuniversitaria italiana di neuroeconomia, fondata dall’ Università Politecnica delle Marche, Università di Roma Tor Vergata, e LUM Giuseppe Degennaro – si interessa, con diverse metodologie, di indagare l’impatto dell’intelligenza artificiale sulle nostre scelte in economia e finanza.
Quali meccanismi cerebrali si attivano quando si fanno scelte economiche o finanziarie? E come mapparli?
Le scelte economiche e quelle finanziarie consistono di numerose fasi. Per ogni fase, a seconda del contesto in cui il soggetto decide, si attivano diversi circuiti cerebrali. Non è possibile sintetizzarne il funzionamento in poche righe, è possibile però studiarli e mapparli con diverse tecniche. Alcune sono la risonanza magnetica funzionale, l’eye-tracking, l’elettroencefalogramma, il riconoscimento delle espressioni facciali.
Quale sarà la prossima scoperta nei campi della neurofinanza e della neuroeconomia, di cui un imprenditore dovrebbe far tesoro?
Per saperlo… rimanete sintonizzati sui nostri canali BrainLine! Sicuramente, si tratterà di nuove conoscenze che causeranno un abbondante rilascio di dopamina!
Cinzia Ficco