18/10/2025
Focus

Passaggio generazionale: il rischio di perdere l’anima dell’impresa


Il 75% delle imprese familiari non supera la seconda generazione e solo il 15% arriva alla terza (Fonte: Family Business Institute). Un dato significativo, soprattutto in Italia, dove il 92% delle aziende è a conduzione familiare e rappresenta oltre il 40% del PIL nazionale.

Il passaggio generazionale non può essere ridotto a una semplice successione amministrativa. Se gestito senza un approccio strategico, può compromettere l’identità dell’azienda e la sua capacità di competere nel lungo periodo.

Il rischio: quando l’azienda perde la propria identità

Un’impresa familiare non è solo un’attività economica, ma un sistema costruito su valori, relazioni e una cultura aziendale distintiva. Il passaggio generazionale, se non adeguatamente pianificato, può portare alla perdita di questi elementi fondanti e indebolire l’impresa.

Alcuni degli errori più frequenti in questa fase includono:

Mancanza di preparazione della nuova generazione. Spesso gli eredi assumono ruoli di comando senza aver maturato un adeguato percorso formativo e manageriale.

Conflitti interni. Divergenze tra i membri della famiglia o tra questi e i manager esterni possono generare instabilità e ritardi nelle decisioni strategiche.

Allontanamento dalla mission originale. La gestione rischia di spostarsi verso obiettivi di breve periodo, perdendo la visione strategica e l’identità che hanno reso l’azienda competitiva.

Caso pratico: il declino delle Officine Meccaniche Giovanni Cerutti

Le Officine Meccaniche Giovanni Cerutti, fondate nel 1920, erano un’azienda di riferimento nella produzione di macchine da stampa. Dopo la scomparsa del fondatore, l’azienda ha affrontato una serie di sfide che ne hanno compromesso la sopravvivenza:

Cambiamenti nel mercato. La riduzione della domanda di macchine da stampa per quotidiani non è stata affrontata con una strategia di diversificazione adeguata.

Indebitamento crescente. Nel 2012, l’azienda aveva accumulato un debito di oltre 117 milioni di euro.

Riduzione del personale. Dai 1.000 dipendenti iniziali, nel 2012 il numero si era ridotto a 310 a Casale Monferrato e 200 a Vercelli.

Ristrutturazioni fallite. Tentativi di rilancio inefficaci e difficoltà nell’integrazione di manager esterni hanno aggravato la crisi, portando al fallimento nel gennaio 2021. L’azienda è stata infine acquisita dalla svizzera Bobst Italia S.p.A., segnando la fine di un’epoca per un marchio storico dell’industria italiana.

Come garantire un passaggio generazionale efficace

Per evitare le criticità di questa transizione, è necessario adottare un approccio strategico fondato su alcuni principi chiave:

Affiancamento graduale. Il passaggio di consegne deve essere progressivo, con un periodo di mentorship tra generazioni che consenta la trasmissione non solo delle competenze gestionali, ma anche dei valori aziendali.

Governance trasparente. L’istituzione di un consiglio di amministrazione con membri indipendenti può prevenire conflitti interni e garantire una continuità strategica più solida.

Formazione dei successori. La leadership aziendale non può basarsi unicamente sulla continuità familiare. È essenziale che i successori acquisiscano competenze specifiche, anche attraverso esperienze esterne o programmi di sviluppo manageriale.

L’esperienza insegna che un passaggio generazionale ben gestito non deve rappresentare una rottura con il passato, ma un’evoluzione che sappia integrare continuità e innovazione. L’obiettivo non è semplicemente garantire la sopravvivenza dell’impresa, ma accompagnarne lo sviluppo senza compromettere la visione che ne ha determinato il successo.

Quali sono le principali difficoltà che avete riscontrato in un passaggio generazionale?

Salvatore Vitiello, Chief Operating Officer

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