Ne parla Alessandro Bruni, Docente di Strategie di Business all’Università di Pisa

Nel mondo del lavoro, come possiamo affrontare una persona prepotente senza diventarlo a nostra volta? Come possiamo portare avanti le nostre idee senza aggressività ma con fermezza?
Per Joe Weston, formatore, facilitatore di fama internazionale e con una carriera più che trentennale nella prevenzione dei conflitti, nella gestione dello stress e nella comunicazione, la parola magica è “Gentilezza impetuosa”. Su questo argomento ha scritto un libro, pubblicato di recente da FrancoAngeli, in cui propone un modello di comunicazione nelle relazioni che sia in grado – a livello individuale così come famigliare e poi sociale – di scardinare i meccanismi che creano conflittualità e disagio per costruire invece un sistema equo, pacifico e sano. Attenzione, non si tratta di carineria formale, ma di una inclinazione meno ipocrita che richiede audacia.
A curare la prefazione del libro (circa 250 pagine), Alessandro Bruni (nella foto a destra con Philip Kotler), Docente di Strategie di Business presso l’Università di Pisa, che la redazione di Aziendatop.it ha intervistato.
Professore, nel libro scrive che stiamo vivendo in uno stato di “infiammazione emotiva”. Concentriamoci sulle aziende: a cosa allude? E si tratta di un fenomeno fisiologico, connesso alle fasi di transizione o dovremmo preoccuparci?
Bella domanda che mi costringe a riflettere in modo prospettico. Credo che le epoche di passaggio comportino sempre una sorta di ‘attivazione’ energetica che si traduce spesso e per la generalità delle persone in una forma riconoscibile di stress. Nel libro di Weston appare chiaro che questa è una di quelle epoche. Il che significa che i comportamenti e gli strumenti ordinari – cognitivi, ma anche comportamentali, risultino largamente insufficienti. Da qui il richiamo alla riflessione critica – soprattutto personale – e ad una nuova pratica: connettersi a valori e modalità diversi, cioè più consoni a questi tempi.

In azienda come si manifesta questa forza dirompente, e che effetti ha sulla produttività e sulla reputazione aziendale?
Moltissime aziende sono oggi fortemente esposte al cambiamento improvviso e lo percepiscono prevalentemente come una minaccia. Le manifestazioni del disagio sono molteplici: isolamento, incomprensione, conflittualità, insicurezza, profondi squilibri nelle dinamiche di leadership e nella coesione del team. Parlo di ambienti in cui alto conflitto e stagnazione – per paradosso- sono diventati la norma. La novità nel quadro è che lo stress da competizione non è più una tattica spendibile per ‘ottenere di più’ e che questo livello di stress riguarda anche aziende di medie e piccole dimensione, un tempo coccolate dalla retorica del “dobbiamo essere come una famiglia’. Ma anche le famiglie sono diventate luoghi molto stressanti.
Ci fa esempi di aziende culle di conflitti permanenti che rischiano di soccombere?
Naturalmente non è opportuno fare nomi, ma potrei attirare l’attenzione su diversi settori, fra cui la Moda che, colpiti da una prospettiva più incerta – anche se in parte non sorprendente – fanno fatica a trovare quella dinamica motivazionale e innovativa che prenda il posto della dinamica ormai esausta basata su un forte stress competitivo. Sempre parlando di circostanze d’impresa sempre più conflittuali penso al passaggio generazionale, che è sempre stato un aspetto delicato della storia delle imprese e che in questa fase storica assume caratteri di criticità molto accentuata. È uno dei temi cui facciamo spesso riferimento io e Joe, usando un esempio: l’azienda è come una casa il cui valore si scopre solo nel momento della vendita. Ma, se la casa non è in regola o non è costruita contro le intemperie, scopriremo che nessuno vorrà comprarla.
Cosa intende dire?
Oggi una azienda in cui domina il conflitto è come una casa in balia di un burrasca ed il suo valore ne risente in maniera molto marcata.
Come in concreto le aziende possono convertire i loro ambienti spesso carichi di rabbia, pettegolezzi e dispetti in luoghi gentilmente impetuosi? E quindi come gli imprenditori possono diventare pivot della rivoluzione che voi auspicate?
Intanto stop alla gentilezza di facciata. Di ‘carineria’ si può morire! C’è un Ted Talk di Joe Weston sul tema link: youtu.be/0EmbwYM8qus, riportato dal libro. Quella che Joe chiama chronic niceness è l’opposto di ciò che serve. Proponiamo un dialogo magari difficile, ma aperto a esiti sorprendenti per tutti, condotto con la generosa energia di una gentilezza impetuosa! Quanto alle aziende, come scrivo nella Prefazione, altre istituzioni e costrutti sociali, politici e istituzionali arrivano a questa svolta epocale usurate e con una reputazione molto compromessa. In qualità di stratega, ma anche di osservatore della società, sono molto interessato alle imprese come sistemi dinamici abbastanza grandi e abbastanza omogenei – almeno nel loro scopo economico- per poter funzionare da perno del cambiamento. Le imprese sono – infatti – delle comunità di persone, hanno regole ed esprimono comportamenti e una propria cultura. Per questo potrebbero esprimere comportamenti che incoraggino la cooperazione. Si tratta di uno spazio promettente anche perché largamente inesplorato. Il modo concreto è quello di dedicare tempo e focus a sviluppare sistematicamente nuove dinamiche. Alla fine noi siamo ciò cui abbiamo dedicato tempo e attenzione. In questo senso l’esplorazione e la pratica costante fanno la differenza fra il successo ed il fallimento. Mi chiedo: Fino ad ora quanto tempo e attenzione le imprese hanno dedicato a studiare e mettere in pratica nella loro quotidianità competenze, dinamiche e comportamenti di interazione nuove, originali e promettenti? Bene, tutto ciò che non è stato fatto rappresenta un territorio di miglioramento. In questo senso, io e Joe stiamo portando avanti un progetto più ampio, che sta coinvolgendo alcune imprese.
Di che si tratta?
Pensiamo di portare nelle imprese e nelle comunità pratiche e programmi realizzati su misura in base alle esigenze specifiche. L’Italia, Paese interessante per diversi motivi culturali – insieme con l’Olanda – può diventare pioniera in Europa. Per dare un’idea delle linee di intervento, le annuncio che possiamo lavorare contemporaneamente sulla dimensione dello sviluppo strategico e sull’elaborazione e realizzazione di programmi di Executive Coaching con corsi di formazione/workshop da 1 a 4 giorni. Inoltre il nostro programma Resilient Power Leadership, della durata di 4-6 mesi, progettato per lavorare con manager e leader, può essere di grande aiuto a trasformare efficacemente la cultura del lavoro di un team o di un’organizzazione. Ancora, il nostro programma Train the Trainer, seleziona i membri dell’azienda e li forma per 6 – 12 mesi nelle diverse metodologie e pratiche. Questi possono diventare a loro volta veri e propri allenatori, formatori per l’azienda, che avrebbero la capacità di facilitare conversazioni tra colleghi in conflitto.
Immagino siano percorsi costosi per un piccolo e medio imprenditore.
Il costo più significativo è l’impegno costante a sviluppare con ogni strumento e mezzo una cultura più in linea con le sfide dei tempi: strumenti, esperienza e metodi sono pronti a rendere il compito persino divertente! Io ho cominciato quasi scherzando e oggi la capacità di connettermi ai problemi e alle sfide dei singoli e delle organizzazioni è diventata una parte della mia vita anche professionale. Per il 2025, terzo anno consecutivo, Joe sarà in aula con me ed il Professore Andrea Bonaccorsi, che ne è l’ispiratore, nel Master sulla Scalabilità d’Impresa promosso da Università di Pisa, Firenze e Siena e da Scuola Normale e Scuola Sant’Anna. Io sono reduce da una sessione di coaching sulla comunicazione efficace con i giovani del Master Palestre Digitali, organizzato in più sessioni da Fondazione Accenture (www.palestredigitali.it). Joe Weston verrà in Italia a Febbraio e Marzo per un road-show di lancio del libro ‘Gentilezza Impetuosa’. (https://www.naimaconsulting.it/). Ringrazio AziendaTop per questa occasione e per la sensibilità dimostrata al nostro lavoro e progetto. Lo prendo come un segno beneaugurante dei tempi che cambiano.
La Redazione