Così Stefano Nuzzo, Equity Partner di Global Strategy, commentando i dati dell’OsservatorioPmi 2024
“Nell’edizione 2024 abbiamo individuato circa 750 aziende eccellenti pari al 4,9% dell’Universo di riferimento. Come in passato prevale il comparto manifatturiero con il 70% delle aziende eccellenti, dove continuano a primeggiare i settori più tradizionali come la meccanica e i prodotti in metallo che mantengono le prime due posizioni. Seguono il commercio all’ingrosso e i servizi alle imprese. Il dato più interessante? La capacità delle aziende Eccellenti di risollevarsi dopo la crisi pandemica e malgrado le tensioni geopolitiche internazionali, il clima di continua incertezza a livello globale”.
E’ quanto afferma Stefano Nuzzo, Equity Partner di Global Strategy, società di management consulting ed M&A, commentando i risultati dell’edizione 2024 dell’OsservatorioPmi, lo studio nato nel 2009 per monitorare lo stato di salute delle piccole e medie aziende Italiane, individuare i casi di eccellenza e su questi approfondire le strategie alla base del successo.
“Il punto di partenza -spiega Nuzzo – è l’insieme dei bilanci degli ultimi 5 anni delle imprese manifatturiere, dei servizi e del commercio con un valore della produzione di oltre 5 milioni di euro – circa 50.000 aziende- Su questa base si costruiscono gli indici di settore. Vengono quindi selezionate tra le oltre 15.000 società – Universo di Riferimento – con un valore della produzione compreso tra i 20 e 250 milioni e fino a 500 per quelle del commercio, quelle che evidenziano performance migliori rispetto alla media del proprio settore”.
A caratterizzare il report 2024, secondo Nuzzo, è la capacità di rilanciarsi delle aziende Eccellenti. “Tanto che – afferma – sono state in grado di raddoppiare il Valore della Produzione dal 2020 al 2022 e di quadruplicare la redditività dal 2018 al 2022”.
Ma cerchiamo di saperne di più rispetto ad un quadro più ampio.
Per le transizioni green e digitale, come sono messe le aziende familiari, eccellenti, italiane rispetto a quelle di altri Paesi europei?
Le PMI italiane stanno facendo passi da gigante in questo senso, nel tempo è aumentata la sensibilità degli imprenditori e le azioni concrete in tal senso. Lo diciamo con cognizione di causa perché ci siamo occupati di digitalizzazione nell’edizione del 2014 e di sostenibilità nel 2019. Però non è ancora sufficiente e molto deve essere fatto per colmare il gap con i competitor europei spesso più grandi e più strutturati. L’Italia si colloca al 18° posto su 27 paesi europei nell’indice DESI 2023 (indice utilizzato per monitorare i progressi dei Paesi europei in termini di digitalizzazione) e sebbene il 65% delle aziende italiane rediga un report di sostenibilità, la media europea si attesta al 75%. Per colmare questi gap, imprenditori, manager e aziende dovranno continuare a focalizzarsi sempre di più sulle risorse umane che dovranno essere costantemente formate in modo adeguato e mirato per poter diventare un valore sempre più differenziante.
In che senso?
Questa tematica sarà particolarmente evidente con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Basti pensare che il 60% delle aziende eccellenti non ha ancora definito un piano di formazione in tale ambito. Dall’analisi di queste aziende eccellenti emerge quanto il modello familiare sia una delle chiavi del successo, ma guai a non metterlo in discussione, queste aziende così come le altre dovranno evolversi, aprendosi ai cambiamenti di carattere societario, di govenance e di business model, valorizzando le opportunità tecnologiche e i trend in atto nella società.
Forse le maggiori difese sono l’apprendimento continuo, la formazione e la cultura d’impresa. Ne abbiamo di solide?
In Italia la cultura d’impresa è molto forte, spesso data per scontata. Basti pensare che Italia, Giappone e Francia sono i Paesi dove c’è il maggiore numero di aziende ultracentenarie.
Quanto l’aspetto finanziario conta in questa fase di passaggio e come si stanno orientando le aziende esaminate?
Per le aziende, l’aspetto finanziario è sempre fondamentale ancora di più quando si è alle porte di rivoluzioni come questa che richiedono investimenti in conto capitale (investimenti in tecnologia) e maggiori costi di gestione (formazione, nuove competenze, ed altro) e dai ritorni incerti e probabilmente non immediati. La riduzione attesa dei tassi dovrebbe favorire scelte in tal senso. Si spera che in questo possano intervenire lo Stato e le Istituzioni con misure ad hoc così come avvenuto con successo per l’Industria 4.0.
La strategia per orientarsi oggi?
Le strategie per il successo non sono cambiate nel tempo. Queste aziende eccellenti si contraddistinguono per il perseguimento continuo di obiettivi di crescita. Lo fanno attraverso: continui e costanti investimenti (più del 95% delle eccellenti investirà più che in passato sia in efficientamento produttivo che nello sviluppo commerciale), predisposizione all’innovazione: il 50% destina oltre il 5% del fatturato in R&D, ricerca di mercati fuori confine: oltre il 30% realizza più del 55%fatturato all’estero.
Cinzia Ficco