Roberto Di Palma, Ceo di DPWAY,. azienda di consulenza IT
Cybersecurity: cinque consigli e un dispositivo nuovo per proteggere i dati di un’azienda
“Lasciare colleghi consapevoli, cioè fare in modo che sappiano gestire password, dati da remoto e siano in grado di riconoscere un potenziale pericolo esterno all’organizzazione. Incentivare la condivisione interna, nel senso che le indicazioni vanno condivise e aggiornate, comunicando eventuali variazioni. Effettuare valutazioni della sicurezza fatte con periodicità, perché sono essenziali per scoprire punti deboli e nuove vulnerabilità. Affidarsi a professionisti capaci e aggiornati. Non dimenticare di predisporre un vademecum in caso di violazione”
A parlare è Roberto Di Palma, CEO di DPWAY https://www.dpway.it/, un’azienda di consulenza IT, che ha creato Cryptank: un cloud privato ad accesso limitato, che permette di condividere documenti e conversazioni in totale sicurezza, proteggendo i dati grazie alla crittografia privata ad accesso limitato immediatamente operativo e in grado di far condividere documenti, inviare messaggi, mail e avviare conversazioni in totale sicurezza e riservatezza. Merito di un brevetto.
“L’algoritmo proprietario – ci spiega l’ad – garantisce la sicurezza dell’utilizzatore, grazie ad un codice interno che si modifica ogni quindici secondi, permettendo segretezza e riservatezza dei dati che vengono scambiati. In così poco tempo è difficilissimo perpetrare un attacco, cambiare la chiave informatica spesso. Questo riduce al minimo eventuali danni, permettendo una protezione perenne. Le funzionalità di Cryptank sono studiate per rendere al massimo, grazie ad un’interfaccia molto semplice. Con un unico dispositivo infatti è possibile effettuare chiamate, comunicare tramite messaggi di testo, sia tra singoli sia all’interno di un gruppo di lavoro. Oppure condividere file tra le persone autorizzate, nonché upload e download di documenti sul cloud. Tutto rimane nel perimetro di sicurezza fornito dal sistema”.
Riservatezza, sicurezza, ma anche praticità. “I dati immagazzinati utilizzando Criptank- continua – sono facilmente gestibili in qualsiasi momento, tramite applicazioni mobili iOS, Android e desktop. Il controllo degli accessi è gestito dall’amministratore che lo garantisce solo ai censiti. Le chiamate richiedono l’autenticazione a due fattori, da parte di entrambi i terminali coinvolti nella conversazione. La continuità del servizio è assicurata anche in caso di malfunzionamenti. La soluzione fornita è scalabile. Tre quelle che le aziende possono adottare secondo le proprie necessità ci sono: Home Tank, adatto alle esigenze di piccole aziende, che permette un massimo di 15 connessioni. Small Business, adatto alle medie aziende con un massimo di 55 connessioni. Ed infine, Enterprise, la soluzione completa per le grandi aziende senza limiti di spazio grazie alla sua scalabilità. Inoltre, per garantire l’operatività dei sistemi, il funzionamento ottimale della rete e la protezione dei dati, DPWAY ha implementato i servizi di Security e Network Operation Center. Un team di professionisti, attivo 24h su 24, analizza l’intero flusso dei dati ed esercita un controllo su tutti i dispositivi aziendali, compresi quelli cloud e di terze parti, individuando e contrastando gli attacchi alla cybersecurity prima che abbiano un impatto sull’azienda”.
DPWAY ha implementato sia i propri servizi sia le sedi di proprietà. Tre quelle all’attivo: Roma, Milano e un’ultima a Bari. Si punta all’internazionalizzazione con la prossima apertura di nuove due sedi estere: Bucarest e Barcellona.
“La Romania – afferma il Ceo – al momento, è uno degli Stati più all’avanguardia in tema di cybersecurity. E come prossimo centro di ricerca, appunto, la Spagna”.
Qual è il livello di protezione dei dati in Italia?
“L’Italia – replica – è finita dritta nel mirino. In un solo anno, raddoppiati gli attacchi da parte di hacker informatici. Secondo il più recente rapporto Clusit, l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, nel 2022, l’Italia è finita nel mirino degli hacker il 169% in più rispetto all’anno precedente. In dettaglio, sono andati a segno il 7,6% degli attacchi globali verso il nostro Paese. A completare il quadro italiano, il fatto che gli attacchi sono cresciuti anche in gravità, raggiungendo una ripercussione rilevante nell’80% delle occasioni. Il cybercrime si conferma la ragione principale nel 93% dei casi. Un trend che non accenna a diminuire, al quale non è corrisposto un incremento adeguato delle contromisure adottate. Il settore più colpito in Italia è quello governativo, con il 20% degli attacchi, seguito a brevissima distanza dall’industria (19%). La crescente diffusione dell’IoT e la tendenza verso l’interconnessione dei sistemi industriali, spesso non sufficientemente protetti, tra le probabili cause. Ogni giorno si registra una grande quantità di conversazioni, scambi di messaggi, videoconferenze ed e-mail all’interno delle aziende. Questo immenso traffico dati avviene attraverso le più variegate tipologie di dispositivo, che rischiano di esporre gli utenti ad attacchi informatici. Senza strumenti di sicurezza adatti potrebbe essere facile finire sotto ricatto di criminali informatici, capaci di immettersi nei flussi dati e rubare informazioni sensibili”.
Il cybercrime non conosce stagioni ed il rischio di essere colpiti è sempre dietro l’angolo.
Il software malevolo – conclude – rappresenta il 37% degli attacchi. A maggior ragione in estate meglio non abbassare la guardia”.
C.F.