Città sostenibili, smart working e asili aziendali
In Italia ormai non si parla più di crescita o ricrescita demografica. Siamo di fronte alla decrescita demografica.
Ogni anno a febbraio l’Istat ci informa che in Italia facciamo sempre meno figli, ma ci sono sempre più morti. Nel 2019 per ogni 100 morti ci sono stati 67 nascite, dieci anni fa erano 96, la differenza ci porta a meno 116 mila italiani in un anno. In Puglia il saldo negativo da gennaio a settembre 2019 è di 9.672, fra 30.412 decessi e 20.740 nascite.
Il bollettino Istat ci dice che il calo della popolazione si concentra nel Sud, – 6,3 per mille, mentre il Nord continua a crescere +1,4 per mille. Lo sviluppo demografico più importante si è registrato nelle province di Bolzano e Trento, con tassi di aumento fra il +5 e 3,6 per mille abitanti. Rilevante è l’incremento in Lombardia, +3,4 per mille e in Emilia-Romagna del +2,8 per mille. Quindi nei territori in cui ci sono più lavoro, più servizi pubblici, efficienti, come quelli sanitari, i trasporti, gli asili nido e le scuole, si nasce di più, perché ci sono migliori condizioni di qualità della vita. In questi territori si realizzano politiche a sostegno delle famiglie e dell’infanzia. Le donne che lavorano hanno sostegno per i loro figli, attraverso family act, asili nido gratuiti, asili aziendali e bonus bebè.
Sono necessarie politiche di supporto alle famiglie, come lo smart working e la nascita di maggiori asili aziendali, che devono diventare un tutt’uno con l’impresa. Serve una normativa unica che valga sia al nord che al sud, dove tutti possono accedere alle stesse agevolazioni. Attraverso una semplificazione di accesso alla documentazione e alla presentazione delle istanze di ogni famiglia, servono quindi, poche regole chiare e semplici.
A proposito di modelli, un esempio per tutti, quello francese, dove esiste un web unico nazionale, in cui tutti possono informarsi facilmente e sapere in pochi minuti a quali benefici ogni genitore può accedere, dalle detrazioni fiscali agli aiuti economici, ai pagamenti per gli affitti. Infatti la Francia spende per il welfare delle famiglie il 32%, in Italia solo il 21%, del prodotto interno lordo.
Un fenomeno che si sta sviluppando negli ultimi anni è la concentrazione nelle grandi città della popolazione. Città soprattutto del centro-nord dove le possibilità di trovare lavoro è superiore rispetto al sud, oltre ad un sistema di servizi migliore. E’ chiaro che il grado di vivibilità maggiore lo troviamo nelle cittadine fra i cento e duecento mila abitanti, oltre invece fra i trecento fino al milione di abitanti si creano numerose periferie, molto spesso abbandonate. Per cui spesso, si va a valutare il grado di vivibilità delle nostre cittadine, dove i residenti ottengono servizi più efficienti, efficaci e duraturi. Quindi anche in questo caso si parla di sostenibilità ambientale, economica e sociale delle nostre città, in cui viviamo.
Gli ultimi dati demografici riferiti all’Italia sono ancora più allarmanti e preoccupanti. Nel 2020 in Italia sono nati 404.104 bambini, – 3,8% rispetto al 2019, mentre sono morte 746.146 persone, 112 mila in più rispetto al 2019.
Questo significa che c’è un saldo negativo di – 342 mila persone in meno, come se fosse sparita in Italia una città grande quasi come Firenze. Nel 2021 in Italia sono nati 399 mila bambini, scendendo così, per la prima volta nella storia sotto le 400 mila unità, mentre sono morte 704 mila persone, cioè 305 mila persone in meno, rispetto all’anno precedente. Quest’ultimo dato significa che dall’Italia è scomparsa una città grande come Catania. Nel 2022 sono nati 392.598 bambini con un decremento rispetto al 2021 del 1,9%, mentre i decessi sono stati 713.499, in Italia abbiamo perso 313.901 persone. Ciò significa che dall’Italia è scomparsa una città grande quasi come Bari.
Tutti questi dati negativi sono stati causati sia dalla pandemia, ma anche dalle mancate cure per i malati cronici e soggetti fragili.
Praticamente nel giro di tre anni abbiamo perso 961 mila persone, italiani, cioè, quasi un milione di abitanti.
Al 31 dicembre 2022 in Italia erano residenti 58.850.717 abitanti, cioè i presenti, senza tener conto dei residenti all’estero o di chi ha la doppiacittadinanza. Per cui in molti non parlano più di decrescita demografica, ma di inverno demografico. Un inverno demografico in cui si prevede che nel 2070 la popolazione italiana scenderà sotto i 50 milioni di abitanti.
Cinquanta milioni di persone per un Paese come l’Italia rappresenta in demografia, la soglia economica, sociale e psicologica minima, negativa, sotto la quale non si può scendere. In quanto sotto i cinquanta milioni di persone non si potranno garantire la produttività manifatturiera e i servizi minimi essenziali. Cioè non saranno più disponibili operai per far funzionare le macchine e le catene di montaggio nelle imprese di produzione o gli impiegati per le società di servizi, anche in quelle dell’ITC.
Infatti, la popolazione italiana nel 2021 era di 59,2 milioni e si prevede che nel 2030 saremo 57,9, poi nel 2050 passeremo a 54,2 fino ad arrivare nel 2070 sotto i 50 milioni di abitanti, ai 47,7 di persone. Queste sono le previsioni
stimate dall’ISTAT, dove è stato il suo Presidente il Profesoore Gian Carlo Blangiardo a lanciare l’allarme, commentando i dati del 2022, riferendo e sottolineando tutti questi dati negativi ed evidenziando uno scenario drammatico.
Alla luce delle ipotesi di miglioramento condotte ed impostate dagli ultimi governi italiani ed europei, i flussi migratori non potranno compensare e controbilanciare il segno negativo di questa dinamica appena descritta. Per cui servono politiche attive del lavoro, di welfare dinamico, per aiutate le famiglie a costituirsi e costruirsi, a fare figli, offrendo servizi utili, essenziali ed efficienti, come asili nido comunali o aziendali a tempo pieno, trasporti che funzionano, viabilità efficiente e vivibilità nei centri urbani.
Questa è la sfida principale che attende l’Italia nei prossimi anni, dei prossimi governanti, dei nostri giovani, delle future generazioni, creando le migliori condizioni di sviluppo economico, sociale ed ambientale per la società italiana.
Antonio Stragapede, esperto di finanza