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  • Il welfare nelle imprese è una priorità

    Il welfare nelle imprese è una priorità

    Dal Rapporto Eudaimon Censis “Lavoro, aziende e benessere dei lavoratori: un’epoca nuova”

    Dallo Studio emerge quanto il supporto per la salute mentale e le opzioni di lavoro flessibile siano centrali nelle aspettative della forza lavoro, e non più valori secondari

    Il welfare nelle imprese è una priorità, cambia la scelta dei lavoratori, rivoluziona la politica delle imprese a beneficio dell’occupazione. Stiamo vivendo in un periodo storico sempre più esigente e competitivo e i dati delineano una chiara situazione sociale ed economica: «Più dell’80% degli italiani intervistati ritiene che lo Stato e le istituzioni dovrebbero impegnarsi maggiormente per promuovere il benessere psico-fisico delle persone», secondo quanto si legge nel Rapporto Eudaimon Censis 2025. Da questa consapevolezza nasce il Richmond Welfare & wellbeing forum, il primo evento in Italia dedicato al benessere aziendale. Uno spazio di confronto tra imprese, esperti e professionisti del settore, dove condividere esperienze, buone pratiche e tracciare nuove direzioni che si svolge dal 25 al 27 giugno 2025 a Gubbio, in provincia di Perugia.

    Professionisti HR

    Stiamo parlando di uno specifico evento pensato per professionisti HR e figure impegnate in ambito welfare, salute e inclusione, protagonisti nell’elaborazione e nell’attuazione di politiche orientate al benessere aziendale. Un’occasione speciale che vedrà la partecipazione di una speaker d’eccezione: la celebre atleta Bebe Vio, che nelle sue recenti interviste ha più volte sottolineato il valore del benessere anche nel contesto lavorativo; un ambito che, nel suo caso, coincide con quello sportivo.

    Rapporto Eudaimon Censis “Lavoro, aziende e benessere dei lavoratori: un’epoca nuova”

    Nuove direzioni anche per il mercato italiano del lavoro emergono dall’ultimo Rapporto Eudaimon Censis intitolato “Lavoro, aziende e benessere dei lavoratori: un’epoca nuova”. Dallo Studio emerge quanto il supporto per la salute mentale e le opzioni di lavoro flessibile siano centrali nelle aspettative della forza lavoro, e non più valori secondari. Anche lo scenario italiano fa misurare le stesse priorità mentre i dati emersi dai lavoratori intervistati si allineano perfettamente al trend globale. «Otto dipendenti su dieci chiedono ai propri datori di lavoro maggiori soluzioni in ambito welfare. Più dell’80% degli italiani intervistati ritiene che lo Stato e le istituzioni dovrebbero impegnarsi maggiormente per promuovere il benessere psico-fisico delle persone. Parallelamente, cresce la richiesta di un supporto concreto anche da parte delle aziende, segno che il tema del welfare aziendale sta assumendo un ruolo sempre più centrale nel miglioramento della qualità della vita lavorativa. A confermarlo sono i numeri.

    Analisi del settore

    «Mentre l’88,9% dei lavoratori italiani conosce il concetto di welfare aziendale, l’85,7% esprime il desiderio di vederlo introdotto nella propria realtà professionale o potenziato nei contesti in cui è già presente. Non è un caso allora che tra i benefit più richiesti spicchi l’attenzione alla salute fisica e mentale: se la prima è fondamentale per il 79,5% dei dipendenti, quella mentale preoccupa invece il 70%, mentre il 41,8% degli intervistati manifesta la necessità di un welfare coach, un consulente esperto, che possa fungere da guida per orientarsi nella scelta dei servizi aziendali all’insegna di suggerimenti e indicazioni su sanità, assistenza a non autosufficienti, previdenza sociale e assicurazioni».

    Francesco Fravolini

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  • L’Italia ha il più alto numero di imprenditrici in Ue

    L’Italia ha il più alto numero di imprenditrici in Ue

    Studio della Cgia di Mestre


    Nonostante continuiamo ad avere il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa, l’Italia presenta, in termini assoluti, il numero più elevato di lavoratrici indipendenti. Nel 2023, le donne italiane in possesso di partita IVA che lavorano come artigiane, commercianti, esercenti o libere professioniste ammontano a 1.610.000, a fronte di 1.433.100 presenti in Francia e 1.294.100 occupate come autonome in Germania. Un record europeo che evidenzia ulteriormente la notevole propensione degli italiani, sia maschi che femmine, all’imprenditorialità.

    A segnalarlo è l’Ufficio studi della CGIA.

    L’assoluto primato delle imprenditrici assume una rilevanza ancor più significativa se consideriamo che la popolazione femminile italiana in età lavorativa, compresa tra i 20 e i 64 anni, è costituita da 17.274.250 persone; al contrario, la Francia registra un surplus di 1,9 milioni di donne rispetto a tale cifra e la Germania supera addirittura il nostro dato di ben 7,3 milioni.

    QUASI 8 DONNE SU 10 GUIDANO UN’IMPRESA DI SERVIZI O COMMERCIALE

    Circa il 56 per cento delle donne imprenditrici attive nel nostro Paese è impiegato nel settore dei servizi alla persona (quali parrucchiere, estetiste, tatuatrici, massaggiatrici, pulitintolavanderie, ecc.) e nei servizi alle imprese (in qualità di titolari o socie di agenzie di viaggio, agenzie immobiliari, imprese di pulizie, noleggio di veicoli, agenzie pubblicitarie, fotografe, video maker, studi di commercialisti e consulenti del lavoro). Inoltre, poco meno del 20 per cento opera nel commercio, mentre poco oltre il 10 per cento è attivo nell’Horeca  e circa un ulteriore 6 per cento nell’industria, medesima percentuale si riscontra anche nell’agricoltura.

    A DIFFERENZA DEI MASCHI, LE DONNE ASSUMONO DONNE

    Il basso tasso di occupazione femminile in Italia è principalmente attribuibile all’elevato carico di lavoro domestico che grava sulle spalle delle donne. Purtroppo, il nostro Paese ha storicamente investito in misura limitata nello sviluppo dei servizi sociali e della prima infanzia, penalizzando le donne in modo duplice. In assenza di adeguati investimenti in questi ambiti non sono stati creati nuovi posti di lavoro che avrebbero potuto essere occupati prevalentemente da donne.

    Numerosi studi a livello internazionale dimostrano come l’imprenditoria femminile possa rappresentare una chiave per incrementare l’occupazione femminile. Infatti le donne che fanno impresa tendono ad assumere altre donne in misura significativamente maggiore rispetto ai loro colleghi maschi.

    L’AUTOIMPIEGO COME STRUMENTO PER TORNARE NEL MERCATO DEL LAVORO E CONSEGUIRE I PROPRI SOGNI

    La letteratura specializzata  evidenzia almeno due fattori che motivano le donne a intraprendere un percorso imprenditoriale. Il primo è strutturale ed è correlato alla condizione socio-economica: situazioni di disoccupazione, tradizioni familiari o la presenza di incentivi economici inducono a considerare l’imprenditorialità come necessità. Il secondo fattore è motivazionale e concerne ragioni intrinseche che spingono le donne ad abbracciare tale opportunità. Questo aspetto sembra rispecchiare maggiormente la sensibilità femminile. Grazie all’autoimprenditorialità, le donne possono gestire con maggiore flessibilità gli impegni lavorativi insieme a quelli familiari. Inoltre, coloro che si trovano in condizioni di inattività a causa della nascita di un figlio incontrano notevoli difficoltà nel reinserirsi nel mercato del lavoro. L’autoimpiego si è affermato come uno degli strumenti più efficaci per riconquistare protagonismo nella propria vita professionale e realizzare i propri obiettivi e aspirazioni nella speranza di ottenere risultati economici gratificanti e una maggiore indipendenza.

    A CAGLIARI, BENEVENTO E AVELLINO LE PROVINCE DOVE L’INCIDENZA DELLE IMPRESE FEMMINILI SUL TOTALE E’ MAGGIORE

    In Italia sono le province del Mezzogiorno a registrare l’incidenza percentuale più elevata di imprese a conduzione femminile sul totale delle attività presenti in ciascuna delle 105 realtà territoriali monitorate dall’Ufficio studi della CGIA.

    A guidare la graduatoria nazionale è Cagliari con il 40,5 per cento delle attività guidate da donne sul totale provinciale (in valore assoluto sono 13.340). Seguono Benevento con 30,5 per cento (9.227), Avellino con il 30,2 per cento (11.149), Nuoro con il 29,3 per cento (6.743) e Chieti con il 28,9 per cento (11.009). La prima provincia del Nord è La Spezia che si colloca al 18° posto a livello nazionale con una incidenza del 26,4 per cento (4.582). Se, invece, riformuliamo la classifica nazionale in base al numero assoluto di imprese femminili, in vetta scorgiamo la Città Metropolitana di Roma con 76.519 attività “in rosa” (pari al 22,7 per cento del totale delle imprese presenti a livello provinciale). Seguono Milano con 57.341 (17,9 per cento), Napoli con 55.904 (21,7 per cento), Torino con 44.051 (22,4 per cento) e Bari con 27.975 (28,9 per cento).

    La Redazione

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  • I regali di Natale delle aziende rendono più felice l’86% dei dipendenti. Viaggi e corsi di cucina tra i preferiti

    I regali di Natale delle aziende rendono più felice l’86% dei dipendenti. Viaggi e corsi di cucina tra i preferiti

    Ne parla Matteo Romano, CEO di Tantosvago, che ha creato l’app Gowelfare


    Welfare aziendale: la parola magica e la pratica a cui ci si è affezionati di più nel 2023.

    I lavoratori hanno modificato il loro modo di vivere il proprio lavoro e i datori di lavoro hanno cercato di modificare e incrementare la propria offerta welfare per andare incontro alle esigenze dei dipendenti. Se l’aumento di stipendio resta uno tra i doni più ambiti e apprezzati, non è più l’unico in grado di trattenere i talenti in azienda.

    Attraverso un sondaggio realizzato da Forbes Advisor è emerso che il 40% dei datori di lavoro è convinto che i propri dipendenti lascerebbero l’attuale posto di lavoro per trovarne uno in cui i vantaggi welfare influiscano maggiormente a proprio favore. Tutto questo  riguarda anche i regali di Natale che i dipendenti possono acquistare per sé e per i propri familiari attraverso il welfare aziendale, rivelatisi ottimi strumenti che i titolari d’azienda hanno a disposizione per dimostrare ai lavoratori di essere risorse apprezzate. La pensa così l’86% dei dipendenti intervistati in una recente ricerca pubblicata dalla testata specializzata Benefits and Pensions Monitor.

    Negli ultimi anni le aziende pensano a regali sostenibili e socialmente consapevoli, come piantare un albero per compensare le emissioni di carbonio. I dipendenti scelgono per sé e per la propria famiglia tutti quei doni che aiutano a contrastare il costo della vita, magari regalandosi qualcosa che abbia a che fare col proprio tempo libero e che, spesso, un dipendente non si permette a causa del costo della vita. Tra i più scelti ci sono ticket, viaggi, benessere, corsi di cucina e giorni di vacanza pagati dall’azienda.

    Ed è proprio in questo segmento che s’inserisce il welfare aziendale il quale permette ai dipendenti di potersi regalare qualcosa a cui altrimenti avrebbero dovuto rinunciare.

    Ne sono testimonianza i dati raccolti dall’Osservatorio Tantosvago https://business.tantosvago.it/ che hanno tracciato le preferenze dei dipendenti nell’ambito leisure, ossia nella scelta legata a come utilizzare i crediti welfare per il proprio tempo libero. In Italia, a differenza di ciò che è accaduto nel resto del mondo, questa tipologia di benefit ha faticato ad affermarsi, ma negli ultimi anni l’incremento è diventato fortemente significativo.

    A confermarlo le dichiarazioni di Matteo Romano, CEO di Tantosvago, che ha spiegato: “Tantosvago ha creato GOWelfare, un’applicazione semplice e immediata che offre la possibilità di alimentare anche l’economia di prossimità e offre una risposta anche alla domanda dei dipendenti, preoccupati di dover spendere tutti i crediti welfare entro la fine del mese di novembre per non perderli in vista del Natale e della fine dell’anno. Si rischia, quindi, che un dipendente scelga all’ultimo minuto, senza assecondare le reali esigenze e i propri desideri.

    Matteo Romano, Ceo Tantosvago

    Attraverso l’app GOWelfare, utilizzabile tutto l’anno, attraverso un semplice tap sul display dello smartphone è possibile spendere i crediti negli esercizi commerciali sotto casa.

    L’applicazione permette di incrementare l’economia locale e circolare, aiutando i piccoli commercianti a rinvigorire i propri incassi e incentivando i dipendenti ad acquistare nel negozio sotto casa. Non solo regali di Natale, ma anche la spesa di tutti i giorni. In questo modo e attraverso GOWelfare, il welfare aziendale diventa uno strumento utilizzabile nella vita di ogni giorno, aiutando dipendenti ma anche la nostra economia locale”.

    Dall’Osservatorio Tantosvago è emerso inoltre che l’area ricreativa nel welfare aziendale è in continua crescita. Dall’inizio dell’attività aziendale nel 2014. Il numero di partner coinvolti nell’erogazione di servizi era di circa 1.000 e complessivamente le esperienze tra cui poter scegliere erano 10.000.

    Oggi, grazie al lavoro di un team coeso e alla verticalizzazione di alcuni specifici segmenti, i partner sono circa 6.000 e le attività offerte superano le 50.000.

    Matteo Romano ha aggiunto: “In base alle proiezioni dei dati raccolti, possiamo affermare con certezza che anche nel 2024 la percentuale dei crediti welfare spesi nel leisure aumenterà considerevolmente proprio perché continuerà ad aumentare la ricerca tra vita privata e lavoro”.

    Promuovendo questo tipo di benefit, anche le piccole imprese saranno in grado di offrire i vantaggi più attrattivi per i dipendenti, come corsi di cucina, ticket per concerti e spettacoli teatrali, giornate di benessere e relax in spa e ristoranti, viaggi e weekend nelle città d’arte, e di garantirsi, così, una maggiore fedeltà del lavoratore.

    Ecco la classifica dei 5 premi leisure più scelti dai dipendenti italiani per se stessi e per la propria famiglia in vista del Natale, secondo l’Osservatorio Tantosvago: Viaggi (60%), Gift Card e Buoni (18,5%), GOWelfare con i negozi di prossimità (3,65%), Parchi (2,95%) Agenzie Viaggio (1,41%)

    TANTOSVAGO è tra le aziende leader in Italia per servizi e prodotti offerti attraverso le maggiori piattaforme che operano nel campo del Welfare aziendale.

    Nata nel 2014 da un’idea di Matteo Romano e Luca Rossi come progetto web dedicato alle attività esperienziali, due anni dopo si è evoluta ampliando il proprio catalogo inserendo servizi di welfare per la conciliazione vita–lavoro degli oltre 5 milioni di dipendenti italiani. Ad oggi è presente su oltre 60 piattaforme di welfare risultando tra i punti di riferimento per tutto ciò che concerne il benessere sociale e ricreativo del lavoratore, e della sua famiglia. Per Sifted, magazine di settore del FT, è anche tra le 28 società più innovative del panorama italiano. Nel 2021 lancia GOWelfare primo progetto di welfare aziendale di prossimità. A luglio 2022 ha ceduto il 75% delle sue quote a UnipolSai Assicurazioni Spa.

    La Redazione

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  • «Il nostro obiettivo? Il benessere nei borghi e in azienda»

    «Il nostro obiettivo? Il benessere nei borghi e in azienda»

    Parla Mariarita Costanza, cofondatrice di una start up, oggi società benefit

    Una contrazione muscolare, una smorfia di dolore, uno sbuffo di stanchezza o delusione. O uno scatto d’ira, una reattività oltre misura o, al contrario, sonnolenza e apatia. Insomma, burnout.

    Se oggi in azienda il tuo umore non solo non può passare inosservato – grazie ad algoritmi che monitorano la tua salute fisica, ma anche mentale – tra poco sarà anche curato dal direttore delle risorse umane che verrà da te -dipendente svogliato,  depresso o in ansia cronica- e ti ordinerà  di staccarti dalla scrivania, fare corsi di meditazione o yoga, cucina e nutraceutica, ma soprattutto di portare il lavoro in un piccolo borgo, al mare o nell’entroterra, purché sconosciuto ai turisti, cablato sì, ma tranquillo. 

    Non ci credete?

    Parlate con Mariarita Costanza e avrete la conferma di quello che vi sto dicendo. Risponderete che si tratta del già inflazionato smart working. Ma non è solo quello.

    E lei, l’imprenditrice ingegnera, che con suo marito Nicola Lavenuta ha fondato in Puglia la Macnil, la prima grande azienda di Internet of Things, fleet management e digital mobile marketing applicate all’automotive, – contribuendo alla nascita di un polo tecnologico di eccellenza – già ci sta lavorando.  

    Ampliando un progetto avviato tre anni fa con l’ingegnera e amica, Manuela D’Ecclesis (a destra, nella foto in alto) –l’imprenditrice di Gravina in Puglia punta a raggiungere due obiettivi: continuare a ridare vita a piccoli comuni, ma anche portare benessere soprattutto nelle grandi aziende, dove c’è un forte turnover, i dipendenti spesso non si sentono partecipi del progetto aziendale e cercano lavoro in altre realtà.

    Ma cerchiamo di capirne di più.

    «Intanto – ci spiega Mariarita – quella che era una start up è diventata una società benefit. Parliamo di Everywhere. E gli obiettivi che perseguiamo sono diventati due e complementari. Da un lato, creiamo opportunità di lavoro da remoto e smart nei piccoli Comuni italiani, per rianimarli. Dall’altro, ci stiamo organizzando per offrire servizi utili al benessere aziendale.Quindi, se organizziamo la possibilità di svolgere remote working nei borghi italiani per contribuire a valorizzare la ricchezza di queste realtà essenziali del nostro Paese – i piccoli centri costituiscono il 70% dei Comuni italiani- nel contempo, proviamo ad andare oltre, avendo come destinatario non solo il viaggiatore professionista, il nomade digitale, ma soprattutto il dipendente stanco. Grazie ad un tecnonidi della Regione Puglia stiamo lavorando alla realizzazione di una piattaforma digitale che offriremo alle aziende da settembre prossimo in cambio di un abbonamento annuale. I costi saranno variabili, si partirà da un minimo di 3mila ad u massimo di 10 mila euro l’anno. Il manager che vi accederà potrà strutturare tempi e spazi lavorativi del proprio team attraverso una serie di servizi dedicati come: coworking virtuale, ossia uno spazio virtuale che permette di connettere tutto il gruppo che opera in remote working mediante avatar, condividendo informazioni. Inoltre potremo offrire servizi di consulenza psicologica personale e di gruppo, nonché consulenza nutrizionistica perché siamo convinti che anche il mangiar sano influisca sul benessere delle persone. In genere, i ritmi frenetici mal si conciliano con l’attenzione a ciò che si mangia. Qualche azienda italiana ha già manifestato interesse. Dunque, cambia il destinatario del nostro progetto. Il servizio è diventato B2B».

    Per ora le due fondatrici stanno vendendo singoli servizi.

    «Sulla formazione – continua Mariarita – abbiamo fatto una masterclass su storytelling e public speaking con l’attore e regista, Sergio Rubini.  Due volte. Uno a Gravina, sede anche della Macnil, l’altro in un piccolo borgo al Nord. Quindi si tratta di servizi itineranti che, ripeto, puntano a far del bene a piccole realtà e alle aziende. Pensavo che questi servizi fossero richiesti solo da aziende digitali. Invece, ci siamo accorti che sono necessari anche lì dove si fa produzione e per chi si occupa di progettazione e marketing. Mi auguro che questa piattaforma diventi un modulo upgradabile sulle attuali piattaforme aziendali che si occupano solo dell’aspetto amministrativo dei dipendenti e non tanto della sua salute, oggi, peraltro, facilmente rilevabile dall’intelligenza artificiale, da anni nostro prezioso alleato».

    Cinzia Ficco