27/11/2025
Focus

I dazi doganali frenano l’export italiano

Voluti dalla nuova amministrazione statunitense. Cosa sono e quali potrebbero essere gli effetti


È l’Istat a evidenziare lo stato di salute dell’economia nell’ultima rilevazione del 10 marzo 2025. «A fine 2024 gli scambi internazionali di merci sono risaliti, ma le attese per il commercio globale restano negative e ulteriormente aggravate dalla possibile escalation delle tensioni commerciali e geopolitiche. La crescita economica dell’area euro – scrive l’Istat – è stata rivista al rialzo nell’ultimo trimestre dell’anno, con prospettive in moderato miglioramento. Tuttavia, il dinamismo economico in Europa è risultato sensibilmente inferiore a quello di altre aree, quali Stati Uniti e paesi asiatici». È su questo scenario economico internazionale che si inseriscono i dazi doganali voluti dalla nuova amministrazione statunitense guidata da Donald Trump. I dazi doganali sono imposte indirette che vengono applicate sulla quantità o sul valore dei beni che attraversano un confine.

Ma qual è la finalità principale? Demotivare gli acquisti oltreconfine, nel tentativo di favorire le imprese domestiche, penalizzare quelle di un altro Paese oppure arginare distorsioni commerciali. Ed è proprio l’obiettivo di Donald Trump: valorizzare le imprese degli USA. Purtroppo il nuovo inquilino della Casa Bianca non comprende bene l’attuale periodo storico: la globalizzazione economica è divenuta necessaria per scambiare merci e intrattenere relazioni con altri Stati. Pertanto è una misura fiscale decontestualizzata perché non risponde adeguatamente alle attuali esigenze economiche.

Esportazioni nel quarto trimestre 2024

«Rispetto al trimestre precedente, le esportazioni risultano in aumento per il Centro (+1,7%) e il Nord-est (+0,5%) e in flessione per il Nord-ovest (-0,8%) e il Sud e Isole (-0,2%). Nel 2024, rispetto all’anno precedente, la lieve diminuzione dell’export nazionale in valore (-0,4%) è sintesi di dinamiche territoriali differenziate: la contrazione delle esportazioni è più ampia per le Isole (-5,4%) e il Sud (-5,3%), più contenuta per il Nord-ovest (-2,0%) e il Nord-est (-1,5%), mentre si rileva una forte crescita per il Centro (+4,0%). Nel complesso del 2024, le flessioni più ampie delle esportazioni riguardano Basilicata (-42,4%), Marche (-29,7%) e Liguria (-24,1%); le regioni più dinamiche all’export, invece, sono Toscana (+13,6%), Valle d’Aosta (+11,1%), Calabria (+9,4%), Lazio (+8,5%) e Molise (+5,8%). Nell’intero anno, i contributi negativi più ampi all’export nazionale derivano dal calo delle vendite delle Marche verso la Cina (-91,9%), della Liguria verso gli Stati Uniti (-77,7%), della Toscana verso la Svizzera (-48,9%), del Piemonte verso Germania (-11,2%) e paesi OPEC (-34,4%) e della Campania verso gli Stati Uniti (-28,2%). Gli apporti positivi maggiori provengono dall’aumento delle esportazioni della Toscana verso Turchia (+242,9%) e Stati Uniti (+12,3%), della Campania verso la Svizzera (+26,1%), della Lombardia verso la Spagna (+11,1%) e del Lazio verso Belgio (+20,8%) e Stati Uniti (+35,7%). Nel 2024, le province che più contribuiscono a frenare l’export nazionale sono Ascoli Piceno, Torino, Genova, Potenza, Siracusa e Ancona; all’opposto, quelle che maggiormente sostengono le vendite nazionali sui mercati esteri sono Arezzo, Firenze, Latina, Lodi e Monza e della Brianza».

Analisi economica secondo l’ISTAT

«Nel 2024 il Pil dell’Italia è cresciuto in volume dello 0,7%, mostrando una progressiva decelerazione nel corso dell’anno. L’indice della produzione industriale destagionalizzato ha segnato a gennaio un forte rimbalzo, con un aumento congiunturale del 3,2%, che ha più che compensato il marcato calo di dicembre (-2,7%). La fiducia delle imprese è peggiorata in tutti i comparti a eccezione della manifattura. Quella dei consumatori, invece, ha mostrato un miglioramento, trainato soprattutto dalle valutazioni sulla situazione economica personale. A gennaio si è registrata una crescita dell’occupazione, che ha coinvolto gli uomini, le donne e gli individui di tutte le età, ad eccezione dei 35-49enni. Per posizione professionale l’occupazione è salita sia tra i dipendenti sia tra gli autonomi. Per l’intero 2024, a fronte di un incremento più contenuto dei prezzi, si è rilevato un forte aumento delle retribuzioni contrattuali in termini nominali (+3,1%). La crescita è stata più ampia nel settore privato (+4,0%). A inizio anno, l’inflazione in Italia, seppure in leggero rialzo, è rimasta inferiore a quella media dell’area euro. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo ha segnato, sia a gennaio sia a febbraio, un incremento tendenziale del 1,7%».

Donald Trump, presidente degli Stati Uniti

Il ruolo dei dazi doganali

I dazi doganali svolgono diversi ruoli nell’economia e nel commercio internazionale quando agiscono in questi sei contesti socioeconomici. Protezione delle industrie nazionali. I dazi doganali possono proteggere le industrie locali dalla concorrenza estera, rendendo i prodotti importati più costosi e quindi meno competitivi rispetto ai prodotti nazionali. Raccolta di entrate fiscali. I dazi rappresentano una fonte di entrate per il governo. Le tariffe applicate alle importazioni possono contribuire significativamente al bilancio statale. Regolazione del commercio. I dazi possono essere utilizzati per regolare il flusso di beni tra paesi, influenzando così il bilancio commerciale. Possono essere imposti per ridurre un deficit commerciale o per incoraggiare l’esportazione di determinati prodotti. Politica economica. I governi possono utilizzare i dazi come strumento di politica economica per proteggere settori strategici o per rispondere a pratiche commerciali sleali, come il dumping. Salvaguardia della salute e della sicurezza. I dazi possono essere imposti su determinati prodotti per proteggere la salute pubblica e la sicurezza, ad esempio, limitando l’importazione di beni potenzialmente pericolosi. Promozione dello sviluppo economico. In alcuni casi, i dazi possono essere utilizzati per promuovere lo sviluppo di industrie nascenti o per incentivare la diversificazione economica. Sono questi i ruoli che possono variare a seconda delle politiche specifiche di ciascun paese e delle circostanze economiche globali.

Francesco Fravolini

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